sabato 30 aprile 2011

STRANO CONCETTO DI DIGNITATIS HUMANAE

Pubblico una lettera di un'associazioni di mamme vittime del regime di Pinochet con cui Giovanni Paolo II aveva un ottimo rapporto, solo ieri purtroppo vengo a conoscenza di questo "famoso" documento molto molto duro nei confronti del Pontefice.
Una strana considerazione dei diritti umani, anche questi in linea con la dichiarzaione Dignitatis Humanae, visto che il papa chiese la non estradizione alla camera dei Lords per il dittatore assasino Pinochet poi però il 18 maggio 2001 promulgò un documento a firma dei cardinali Ratzinger e Bertone in cui veniva chiesto a tutte le diocesi di comunicare solo alla congregazione per la dottrina della fede i casi di pedofilia mantenendo di fatto l'omertà verso le autorità civile di tutti gli stati. (si veda qui http://www.youtube.com/watch?v=fHDFlF7P6q8)
Evidentemente ci sono diritti e..rovesci.  


I precedenti del caloroso rapporto tra Giovanni Paolo II ed il dittatore cileno risalgono ancora agli anni ’80. All’arcivescovo Sodano, nel 1987 ancora nunzio apostolico in Cile, «il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l’autografo pontificio qui accluso, come espressione di particolare benevolenza. Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile». E conclude Wojtyla, riaffermando al signor Generale, «l’espressione della mia più alta e distinta considerazione». Così nel 1993, «al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d’oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine», scrive senza imbarazzo il Sommo Pontefice, «con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II.» Quando su mandato internazionale spagnolo Pinochet viene arrestato, nel ’99, in Inghilterra, con l’imputazione di tortura e omicidio, il Santo Padre inoltra formalmente alla Camera dei Lord la richiesta perché l’estradizione non venga concessa, seguita a breve dalla richiesta di perdono per i crimini compiuti dal dittatore cileno. (Filip Stefanovic)A rispondergli con una lettera le Madri di Plaza de Mayo:


Sig. Giovanni Paolo II
Ci è costato diversi giorni assimilare la richiesta di perdono che Lei, Sig. Giovanni Paolo II, ha inoltrato in favore del responsabile di genocidio Pinochet.
Ci rivolgiamo a Lei come cittadino comune, perchè ci sembra aberrante che dalla sua poltrona di Papa in Vaticano, senza conoscere, senza avere sofferto sulla sua pelle la tortura con scariche elettriche, le mutilazioni e le violenze sessuali, abbia il coraggio di chiedere, in nome di Gesù Cristo, clemenza per l’assassino Pinochet.
Gesù è stato crocifisso e la sua carne è stata lacerata dai Giuda come Lei che oggi difende gli assassini.
Sig. Giovanni Paolo II, nessuna madre del Terzo Mondo che ha dato alla luce, allattato e curato con amore un figlio che è stato mutilato dalle dittature di Pinochet, Videla, Banzer, Stroessner, accetterà con rassegnazione la sua richiesta di clemenza.
Noi Madri ci siamo incontrate con Lei in tre occasioni, ma Lei non ha impedito i massacri, non ha alzato la voce in difesa delle nostre migliaia di figli durante quegli anni di terrore.
Adesso non abbiamo più dubbi su da quale parte sta Lei, ma sappia che malgrado il suo potere immenso, non potrà arrivare nè a Dio nè a Gesù.
Molti dei nostri figli si sono ispirati a Gesù nel loro impegno per il popolo.
Noi Membri dell’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, attraverso una preghiera immensa che arriverà al mondo, chiediamo a Dio che non perdoni Lei, Sig. Giovanni Paolo II, perchè Lei denigra la Chiesa del popolo che soffre. Lo facciamo in nome dei milioni di esseri umani che morirono e continuano a morire ad opera degli assassini che Lei difende e sostiene.
DICIAMO: SIGNORE NON PERDONARE GIOVANNI PAOLO II
Associazione Madri di Plaza de Mayo
Hebe Bonafini
Presidentessa
                                                                                                     Stefano Gavazzi

venerdì 29 aprile 2011

LA FABBRICA DEI SANTI

Il primo Maggio (festa comunista per eccellenza) verrà “beatificato” Giovanni Paolo II colui che meglio interpretò lo spirito del Concilio Vaticano II portando al suo apice quella “nuova primavera” che auspicava il suo predecessore Giovanni XXIII.
Ciò detto è sotto gli occhi di tutti, quelli vedenti naturalmente, lo sfacelo in cui versa la parte visibile dell’indefettibile Sposa di Cristo dopo il Concilio Vaticano II.
Ma è davvero interessante che subito dopo il famoso consesso vi fu un calo drammatico delle vocazioni, un numero molto alto di defezioni ed un altrettanto calo delle frequenze dei fedeli alla celebrazione eucaristica ridotta ad una misera cena protestante.
Subito dopo il Vaticano II1, almeno 50.000 sacerdoti lasciarono il loro incarico, ed oggi stesso siamo nella situazione in cui vi sono circa 50.000 sacerdoti Cattolici in meno rispetto a 31 anni fa. Nel 1997 sono stati celebrati meno battesimi negli Stati Uniti di quelli celebrati nel 1970.2

Alcuni numeri nel grafico sottostante.


Numero di preti (diocesani e religiosi) nel mondo ogni 100mila battezzati, 1978-2006
















In compenso dobbiamo annotare che durante il pontificato di Giovanni Paolo II abbiamo avuto 1338 beatificazioni e ben 482 canonizzazioni più di tutti i suoi predecessori messi insieme.
Una vera e propria fabbrica di santi considerando che tra le “innovazioni” di Giovanni Paolo II vi fu anche la semplificazione delle cause di beatificazione.3 (guarda un po’)
INCREDIBILE!
Ci chiediamo:
E’ aumentata in maniera esponenziale la qualità dei cattolici vista la crisi vocazionale e della Chiesa o si è abbassata la soglia di santificazione?
Beh ci sono buone speranze per tutti! 

                                                                                                                      Stefano Gavazzi
1) La Battaglia finale del diavolo – capitolo 7
2) Vedi, analisi statistica del sacerdozio su L'Osservatore Romano, 13-20 agosto 1997, e “The Index of Leading Catholic Indicators”, The Latin Mass, inverno 2000, che fornisce un gran numero di dati provenienti dall' Annuario Statistico della Chiesa del Vaticano e da altre fonti simili.
3) Esposizione delle riserve sulla prossima beatificazione di Giovanni Paolo II – The remnant Michael J. Matt

martedì 26 aprile 2011

CARISMATICI e PENTECOSTALISMO

Premessa alla premessa.
Sono spinto a postare quest’articolo proprio dall’esperienza carismatica avuta con un gruppo “aspirante” ad entrare nell’ rns.
Grazie a Dio ne sono uscito e tra i tanti motivi che mi spinse a farlo, seppur in ritardo,in particolare fu una lezione del seminario di “effusione dello spirito” (di cui parlerò in altro post) nel quale uno dei responsabili provinciali ci parlò dei “carismi dei fratelli protestanti”, al che all’udir odor di zolfo chiesi: “come fanno ad avere i carismi i fratelli protestanti?” ed il giorno prima dell’esame per l’”effusione dello spirito” dissi proprio al responsabile che i protestanti non potevano avere lo Spirito Santo. (sic!)
Le risposte furono vaghe e superficiali e naturalmente non mi convinsero.
Da quel giorno, ero appena all’inizio delle frequentazioni, dopo un breve periodo di “grande ispirazione” gli scontri si fecero sempre più frequenti ed evidenti fino al giorno in cui comunicai, dopo aver esposto le mie idee sul movimento, l’intenzione di non farne più parte.
Posso dire con certezza che voglio molto bene ai componenti del gruppo e della parrocchia dove vivo ma il mio giudizio sul movimento rimane negativo anche per i motivi esposti in questo articolo.
I commenti in blu sono miei.
Premessa fondamentale di quanto
segue è che sospendo ogni giudizio sulle persone che, in buona fede, cercano l’incontro con Dio, attraverso
il percorso di un cammino presente nella Chiesa. Ciò che qui ci si propone attiene soltanto ad un ordinario uso della ragione alla luce dei dati inconfutabili della Rivelazione Divina. Perché dubitare dunque della
assoluta bontà del cosiddetto movimento «carismatico»? Un passo alla volta.
1^ E 2^ ONDATA
Facciamo parlare il coordinatore italiano del noto movimento R.n.S. (“Rinnovamento nello Spirito Santo”), Salvatore Martinez: «Non possiamo non ricordare come già Papa Leone XIII, il 1° gennaio del 1901, avesse dedicato il ventesimo secolo allo Spirito Santo intonando il Veni Creator Spiritus in nome della Chiesa intera, dopo la pubblicazione dell'enciclica dedicata allo Spirito Santo. Leone XIII esortava i cristiani a ritornare al cenacolo di Pentecoste e invocare lo Spirito Santo per la riunione della cristianità. Certamente la voce di Leone XIII ha "bucato" il cielo, se osserviamo il rigoglio di movimenti carismatici e di Chiese pentecostali che, proprio a partire dal 1901 in una prima ondata, e successivamente, in una seconda ondata proprio in coincidenza del Concilio Ecumenico Vaticano II,
si sono diffusi in ogni parte del mondo come autentica risposta dell’unico Spirito alle preghiere dei Papi per il rinnovamento spirituale di questo nostro secolo» (davvero notevole come i modernisti riescano, infarcendo le loro ciance con alcune frasi cattoliche, ad ingannare le pecorelle di Cristo.
Alla bisogna cita tutto ciò che parla di Spirito Santo ma vorrei sapere se abbia mai citato la Mortalium Animos di Pio XI con la quale si condannano i movimenti detti pancristiani e in questo caso si strumentalizza la Divinum illud per giustificare questa “esplosione di spirito”, vorrei dire quando mai nella nostra Chiesa Cattolica non si è ricorsi allo Spirito Santo?
Prima di questa “ondata” dov’era lo Spirito Santo?
Non assiste forse sempre il suo Corpo Mistico?
Diciamo che sono gli uomini che lo ricusano, soprattutto questi nuovi simon mago.
Il Martinez omette per esempio l’importanza della Cresima nell’enciclica Di papa leone, inoltre si legga questa frase:
Per ultimo basti sapere che se il Cristo è il Capo della Chiesa, lo Spirito Santo ne è come
l'anima, ciò che è l'anima nel nostro corpo è lo Spirito Santo nella Chiesa, corpo di
Cristo.
Stando così le cose, non si può immaginare né aspettare un'altra più larga ed abbondante
effusione dello Spirito Santo, giacché ora la Chiesa se ne ha la più abbondante, e durerà
sino a quel giorno in cui la stessa Chiesa dallo stadio della milizia verrà assunta al
trionfale consorzio nella gioia dei Santi.)
(cfr. http://www.rns-italia.it/PROFILO/ilrnsinitalia.htm). Cosa c’è che non va?

MADRE PROTESTANTE
Si ritiene che il «risveglio» dello Spirito Santo sia cominciato a partire dai cosiddetti «pentecostali» protestanti. Ci troviamo nel Kansas, 1901, poi ad Azusa Street, a Los Angeles, nel 1906, quindi successivamente nel Galles. Il primo nucleo pentecostale italiano ha origine da due migranti, Giacomo Lombardi e Luigi Francescon, un ex valdese, a seguito di contatti con il mondo «carismatico» degli USA. Nel giro di pochi anni si formò una vera e propria rete internazionale di comunità pentecostali; la radice di provenienza era protestante battista. Il «pentecostalismo» diventa fenomeno cattolico negli Stati Uniti. Viene alla luce dalla frequentazione di riunioni carismatiche protestanti da parte di studenti e insegnanti di due università cattoliche: la Duquesne a Pittsburgh in Pennsylvania e la Notre Dame
a South Bend nell’Indiana.

SECONDA ONDATA
Siamo all’inizio del 1967; il vento di certo modo di leggere il Concilio «soffia e gonfia le vele».
Rapidamente, anche tra i religiosi, le adesioni al movimento si moltiplicano: Gesuiti, Francescani, Domenicani, Benedettini, interi
Il Cardinal Bergoglio si fa imporre le mani da carismatici protestanti
conventi di suore si fanno carismatici.
Sugli avvenimenti del 1901 ed immediatamente a seguire anche molti, tra le fila dei protestanti, vi hanno riconosciuto un fenomeno di dubbia origine divina; per essere più schietti, tanti, si sostiene, siano stati i casi di possessioni ed ossessioni diaboliche. (l’effusione dello spirito, di cui parlerò, è una vera e propria iniziazione diabolica.
Si veda per approfondimenti SISI NONO  31 Gennaio 2001)
Se vogliamo sospendere il giudizio, si tratta di perlomeno assai dubbie «manifestazioni del divino». Ma questo potrebbe essere perfino del tutto irrilevante se non fossero gli stessi «animatori» del gruppo R.n.S. ad effettuare il collegamento con origini così remote e sospette.

CRITERI DI GIUDIZIO
Lo fanno espressamente: anche lo stesso Martinez, il quale legge (incredibilmente) la rinascita carismatica in ambiente protestante come «risposta» all’enciclica sullo Spirito Santo («Divinum illud munus» del 1897) di un grande Pontefice, Leone XIII.
Stessa cosa fa il noto predicatore della Santa Sede, padre Raniero Cantalamessa, il quale ha anche l’ardire di affermare che fino a quel momento (cfr. 1901, data dell’episodio apice del «risveglio»), si era in presenza addirittura
di una sorta di divorzio tra la Chiesa e lo Spirito Santo (sic!). Sono posizioni sostenute e difese apertamente dagli
autori, citate in numerosi loro testi editi. Quindi se un primo dubbio poteva sorgere dalla matrice protestante
e super-ecumenica legata all’origine del movimento, una più forte perplessità ci invade allorché si pensi ai presupposti teologici falsi che le «guide» esprimono come parte dei loro convincimenti.
È infatti inaccettabile pensare all’ispirazione divina dello Spirito di verità che tuttavia non conduca alla pienezza della verità (cfr. Lumen gentium, n. 8 b); i pentecostali del «risveglio» non si convertirono in massa al cattolicesimo (né accade tuttora); dal che, delle due l’una: o la Chiesa cattolica non possiede la verità ed allora non è strumento necessario di salvezza oppure lo Spirito Santo (quello vero) quando soffia non può contraddire se stesso, ma
deve condurre alla «verità tutta intera», che risiede nella Chiesa Cattolica. Siccome il pentecostalismo protestante è altamente ostile alla Chiesa cattolica, si deve escludere in esso, qualunque azione dello Spirito Santo (quello vero).
È altresì impensabile ipotizzare una separazione tra spirito divino e Chiesa cattolica, pena relegare la medesima Chiesa di Cristo a istituzione puramente umana, dando così del bugiardo a Gesù stesso e negando la sua infallibilità divina. L’idea sottesa potrebbe essere quella di un sottile gioacchinismo, auspicante una nuova era dello Spirito
Santo nella Chiesa, che nega la presenza continua di Cristo nella sua Chiesa, una strana “nuova chiesa” differente ed opposta a quella di sempre. Posizione assolutamente da rifiutare da parte di un cattolico.

L'ERRORE DEL PENTECOSTALISMO
[N.d.R.=1) questa aberrante idea che la Chiesa sarebbe finita in un certo momento della storia, per poi ricomparire solo col Vaticano II, che sarebbe l’anno zero della Chiesa, è un’opinione eretica molto diffusa, in più ambienti, e riproposta in molti modi, come ad es. Ernesto Calducci, Kiko Arguello e Carmen Hernandez,Hans Kung, la scuola di Bologna, e prima ancora, fuori della chiesa, è un’opinione diffusa tra i Testimoni di Geova e i Mormoni.
2) Carismatici e neocatecumenali sono anche accomunati dall’errore pentecostale. Una chiesa parallela è costituita anche dal nascere di abusivi e inesistenti pastori paralleli. È un dato di fatto che sia per i carismatici che per
i neocatecumenali, il punto di riferimento autorevole non è il sacerdote ma il presunto profeta di turno o chi mostra carismi spettacolari.
Clamoroso è il ruolo abusivo dei cosiddetti “catechisti” neocatecumenali, ritenuti addirittura sempre ispirati (sic!), per cui disobbedire a loro sarebbe disobbedire a Dio (sic!) = N.d.R.].(queste affermazioni sono documentabili attraverso gli “orientamenti all’equipes dei catechisti” scritte dagli eretici fondatori del cammino NC.Questi documenti, segreti, sono difficili da trovare tuttavia qualcuno graziato dal Signore è riuscito a reperirle.
In questo blog a lato è inserito un link di un sito tutto dedicato alla setta NC)

ALTRI DUBBI
Approfondendo ancora, non possiamo esimerci dal sottolineare l’emergere di altri dubbi. L’esaltazione del sentimentalismo religioso (danze, applausi, catene umane, e via discorrendo), come anche l’eccessiva
enfasi sul laicato e sul «protagonismo orante» (passateci l’espressione) svela certamente la sua velata matrice «riformata», che priva del necessario accesso al divino, perché rischia di banalizzare e soprattutto di annullare
quel fondamentale salto nel trascendente, che appartiene solo all’opera dello Spirito in noi; il Quale, come insegna l’episodio del profeta Elia, senza troppo clamore o rumore, agisce sempre nella dolcezza di una brezza delicata.
Con questo non si vuole condannare il sentimento o il trasporto; assolutamente!
Ma ogni cosa è necessariamente appartenente ad una gerarchia oggettiva di valori, che non può essere capovolta. Il sentimento deve essere filtrato e domato dalla ragione ed i due subordinati ed illuminati dall’unica verità rivelata; tale deve essere anche l’ordine delle cose nelle pratiche di preghiera e liturgiche. Il rispetto delle norme liturgiche
è primo segno e garanzia di autentica ispirazione: disobbedire alla Chiesa per «obbedire» allo «spirito» è davvero impensabile inganno del maligno. Non si sostiene che questo succeda spesso presso il RnS, ma che vi sia certamente l’esposizione ad un forte rischio a che ciò si verifichi.

ULTIMO APPUNTO
Un ultimo appunto critico ci viene dallo sbandierato ottimismo tanto pubblicizzato e dai religiosi e dai fedeli;
ottimismo fondato, si ritiene, proprio sull’avvento di una nuova Pentecoste.
Alla luce della parola di Colui che indicò la bontà dell’albero dai frutti (cfr. Mt7,17- 20), possiamo affermare che la caduta libera della perdita di fede e dei valori della morale in cui è precipitata la società in cui viviamo, permette di supporre che poca sia anche la nostra santità, la santità, in generale, dei cristiani; se i cristiani sono santi, anche
la società ne subisce l’influenza. I primi cristiani erano pochi, li ammazzavano eppure crescevano sempre in modo inarrestabile.
Oggi sembra accadere il contrario: nessuno ci perseguita, diminuiamo sempre più e c’è crisi di vocazioni. Bisogna
allora dar spazio ad un sano realismo che non può prescindere da una autentica presa di coscienza della abnorme
diffusione di radicate strutture di peccato e di una vera e propria opera palese di una contro-Chiesa.
Che dunque? Condannare in blocco il movimento del R.n.S.? Non sentiamo di poter arrivare a tanto;
ma invitiamo a riflettere e a pensare su taluni aspetti problematici, potenzialmente in grado di allontanare
dalla vera fede, o per lo meno, di indebolire proprio l’auspicata azione dello Spirito Santo in noi, per sostituirla
con anonime pulsioni personali che a tutto portano, tranne che ad una veritiera ed autentica conversione.

Fonte: Fede e Cultura di Stefano Maria Chiari

                                                                                                                                             Stefano Gavazzi

mercoledì 20 aprile 2011

IL CARABINIERE DELLA FEDE: OMAGGIO AL CARDINALE ALFREDO OTTAVIANI

Alfredo Ottaviani nacque a Roma nel quartiere di Trastevere il 29 Ottobre del 1890, a 18 anni anni entrò ne Pontificio Seminario Romano dell’Apollinare.
Nel 1916 venne ordinato sacerdote e fu nominato professore di filosofia scolastica presso il Pontificio Collegio Urbaniano “de Propaganda fide” e professore di diritto pubblico ecclesasiatico che sarà la sua specializzazione.
Nel 1935 passò alla suprema congregazione del Sant’Uffizio come assessore, nel 1947 ne divenne pro-prefetto.
Morì il 3 Agosto 1978 dopo aver visto ben 9 pontificati a partire da quello di Leone XIII.
Molte delle notizie qui riportate prevengono dal suo diario visionato da Emilio Ciavaterra
Sin da giovane seminarista Ottaviani aveva ben individuati i principali nemici della Chiesa. Infatti Scrive nel 1915: «la massoneria e l’ebraismo imperano per mezzo del Ministro Sidney Sonnino».
Nel 1935 Pio XI nomina Ottaviani assessore al S. Uffizio ed essendo il Papa già ammalato di tumore se ne serve per la stesura dell’enciclica sul comunismo ateo, materialista e “intrinsecamente perverso” Divini Redemptoris missio del 19 marzo 1937 (Ib., p. 27). In quegli stessi giorni Ottaviani deve subire la prima operazione al cristallino, che lascerà in lui una certa debolezza di vista e poi lo porterà alla cecità. Il 16 giugno del 1941 apprende la notizia «di un prossimo attacco tedesco all’Urss» e annota nel suo diario: «Finis Bolscevismi» (Ib., p. 41).
Il 4 marzo del 1948 Pio XII convoca Ottaviani in gran segreto per formare la ‘Commissione preparatoria’ di un futuro Concilio ecumenico per la «ridefinizione dei vari punti della dottrina cattolica minacciati da errori non soltanto teologici, ma anche morali e filosofici, e perfino da abbagli sociologici. Egli [Pio XII] è preoccupato per i gravi problemi che il comunismo pone alla Chiesa sia dell’Est sia dell’Ovest […] e per gli irenismi e i compromessi di alcune frange del mondo cattolico occidentale, che ha imboccato la via in discesa dell’opulenza» (Ib., p. 6). All’interno della Chiesa c’è infatti una reviviscenza del modernismo: la “nouvelle théologie” e papa Pacelli ordina a mons. Ottaviani di iniziare i lavori preliminari nel massimo riserbo. Ma «via via che si procede nell’elaborazione della fase preparatoria del futuro Concilio, le cose si complicano, le vedute divergono, i rapporti si incrinano in seno alla Commissione medesima» (Ib., p. 7) e Pio XII blocca tutto (Ivi).
Il 1° luglio del 1949 viene promulgato il Decreto di scomunica per coloro che professano la dottrina atea e materialistica del marxismo comunista, Decreto riconfermato il 4 aprile del 1959 e ritenuto da Ottaviani ancora in vigore in una intervista rilasciata nel 1975 (Ib., p. 59). Nel 1950 Ottaviani collabora alla stesura della Humani generis che condanna la “nouvelle théologie” di Teilhard de Chardin, di cui il Nostro scrive: «non è un teologo, ma un poeta che fa teologia e talvolta è un panteista che identifica Gesù con il cosmo, […] volendo naturalizzare il soprannaturale» (Ib., pp. 54 e 55).
Nel 1960 mons. Antonino Romeo pubblica su Divinitas (III, 1960, pp. 378-456) un articolo intitolato L’ enciclica “Divino Afflante Spiritu” e le “Opiniones novae” che mette sotto accusa il gesuita Alonso Schökel il quale vorrebbe far passare l’ enciclica di Pio XII per modernizzante. Alla critica implacabile di mons. Romeo si aggiunge quella di mons. Francesco Spadafora. Insieme essi dimostrano l’eterodossia dei gesuiti Lyonnet e Zerwick del ‘Pontificio Istituto Biblico’. La causa finisce davanti al S. Uffizio e il card. Ottaviani espelle del ‘Pontificio Istituto Biblico’ i due gesuiti incriminati (v. sì sì no no, 15 settembre 2009, pp. 1-3).(Sisi Nono  n°3 del 15/02/11)

IL “DECALOGO”
Già nel 1966 denunciò le importanti deviazioni che seguirono dall’ ermeneutica del Conilio Vaticano II, riportiamo integralmente il testo ripreso dal sito ufficiale del Vaticano


SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali
circa alcune sentenze ed errori insorgenti
sull’interpretazione dei decreti
del Concilio Vaticano II
 

Giacché il Concilio Ecumenico Vaticano II, da poco felicemente concluso, ha promulgato sapientissimi Documenti, sia in materia dottrinale sia in materia disciplinare, allo scopo di promuovere efficacemente la vita della chiesa, a tutto il popolo di Dio incombe il grave dovere di impegnarsi con ogni sforzò alla attuazione di quanto, sotto l'influsso dello Spirito Santo, è stato solennemente proposto o decretato da quella universale assemblea di vescovi presieduta dal sommo pontefice.
Spetta alla Gerarchia il diritto e il dovere di vigilare, guidare e promuovere il movimento di rinnovamento iniziato dal Concilio, in maniera che i Documenti e i Decreti conciliari siano rettamente interpretati e vengano attuati con la più assoluta fedeltà al loro valore ed al loro spirito. Questa dottrina, infatti, deve essere difesa dai Vescovi, giacché essi, con a Capo Pietro, hanno il mandato di insegnare con autorità. Lodevolmente molti Pastori hanno già cominciato a spiegare come si conviene la dottrina del Concilio.
Tuttavia bisogna confessare con dolore che da varie parti son pervenute notizie infauste circa abusi che vanno prendendo piede nell'interpretare la dottrina conciliare, come pure di alcune opinioni peregrine ed audaci qua e là insorgenti, con non piccolo turbamento di molti fedeli. Sono degni di lode gli studi e gli sforzi per investigare più profondamente la verità, distinguendo onestamente tra ciò che è materia di fede e ciò che è opinabile; ma dai documenti esaminati da questa Sacra Congregazione risulta trattarsi di non poche affermazioni, le quali oltrepassando facilmente i limiti dell’ipotesi o della semplice opinione, sembrano toccare in certa misura lo stesso dogma ed i fondamenti della fede.
Conviene, a titolo di esempio, accennare ad alcune di tali opinioni ed errori, così come risultano dai rapporti di persone competenti e da scritti pubblicati.
1) In primo luogo circa la stessa Sacra Rivelazione: ci sono alcuni, infatti, che ricorrono alla Sacra Scrittura lasciando deliberatamene da parte la Tradizione, ma poi restringono l’ambito e la forza della ispirazione biblica e dell’inerranza, né hanno una giusta nozione del valore dei testi storici.
2) Per quanto riguarda la dottrina della fede, viene affermato che le formule dogmatiche sono soggette all’evoluzione storica al punto che anche lo stesso loro significato oggettivo è suscettibile di mutazione.
3) Il Magistero ordinario della Chiesa, particolarmente quello del Romano Pontefice, è talvolta così negletto e sminuito, fino a venir relegato quasi nella sfera delle libere opinioni.
4) Alcuni quasi non riconoscono una verità oggettiva assoluta, stabile ed immutabile, e tutto sottopongono ad un certo relativismo, col pretesto che ogni verità segue necessariamente il ritmo evolutivo della coscienza e della storia.
5) La stessa Persona adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo è chiamata in causa, quando, nell’elaborazione della dottrina cristologia, si adoperano, circa la natura e la persona, concetti difficilmente conciliabili con le definizioni dogmatiche. Serpeggia un certo umanesimo cristologico che riduce Cristo alla condizione di un semplice uomo, il quale un po’ per volta acquistò la consapevolezza della sua filiazione divina. Il suo concepimento verginale, i miracoli, la stessa Risurrezione vengono ammessi solo a parale, ma vengono ridotti al puro ordine naturale.
6) Similmente nella teologia sacramentaria alcuni elementi o vengono ignorati o non sono tenuti nel debito conto, specialmente per quanto riguarda l’Eucaristia. Circa la presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino non mancano alcuni che ne parlano inclinando ad un esagerato simbolismo, quasi che, in forza della transustanziazione, il pane e il vino non si mutassero in Corpo e Sangue di N.S. Gesù Cristo, ma fossero semplicemente trasferiti ad una determinata significazione. Ci sono alcuni che, a proposito della Messa, insistono troppo sul concetto di agape a scapito del concetto di Sacrificio.
7) Alcuni vorrebbero spiegare il Sacramento della Penitenza come un mezzo di riconciliazione con la Chiesa, non esprimendo sufficientemente il concetto di riconciliazione con Dio offeso. Affermano pure che nella celebrazione di questo Sacramento non è necessaria l'accusa personale dei peccati, sforzandosi di esprimere unicamente la funzione sociale della riconciliazione con la Chiesa.
8) Né mancano alcuni che o non tengono in debito conto la dottrina del Concilio Tridentino circa il peccato originale, o la spiegano in modo che la colpa originale di Adamo e la trasmissione del suo peccato ne restano perlomeno offuscate.
9) Né minori sono gli errori che si vanno propagando nel campo della teologia morale. Non pochi, infatti, osano rigettare il criterio oggettivo di moralità; altri non ammettono la legge naturale, affermando invece la legittimità della cosiddetta etica della situazione. Opinioni deleterie vanno propagandosi circa la moralità e la responsabilità in materia sessuale e matrimoniale.
10) A quanto s'è detto bisogna aggiungere alcune parole circa l'ecumenismo. La Sede Apostolica loda, indubbiamente, coloro che nello spirito del Decreto conciliare sull'ecumenismo promuovono iniziative destinate a favorire la carità verso i fratelli separati e ad attirarli all'unità della Chiesa; ma si duole del fatto che non mancano alcuni i quali, interpretando a modo proprio il Decreto conciliare, propugnano un'azione ecumenica tale da offendere la verità circa l'unità della fede e della Chiesa, favorendo un pernicioso irenismo e un indifferentismo del tutto alieno dalla mente del Concilio.
Questi pericolosi errori, diffusi quale in un luogo quale in un altro, sono stati sommariamente raccolti in sintesi in questa Lettera agli Ordinari di luogo, affinché ciascuno, secondo la sua funzione ed il suo ufficio, si sforzi di sradicarli o di prevenirli.
Questo Sacro Dicastero prega vivamente i medesimi Ordinari, riuniti in Conferenze Episcopali, di farne oggetto di trattazione e di riferirne opportunamente alla Santa Sede inviando i propri pareri prima del Natale dell'anno in corso.
Gli Ordinari e quanti altri ai quali per giusta causa essi riterranno opportuno mostrare questa Lettera, la custodiscano sotto stretto segreto, giacché una evidente ragione di prudenza ne sconsiglia la pubblicazione.
Roma, 24 luglio 1966.
A. Card. Ottaviani

                                                                                                                     Stefano Gavazzi

venerdì 15 aprile 2011

LA SANTA MESSA

Propongo in quest’articolo un bellissimo insegnamento del mostro sacro del tomismo Padre Reginald Garrigou Lagrange riguardante una parte del Corso di teologia spirituale per sacerdoti in cui vengono spiegati i modi con cui, purtroppo a volte, viene celebrata la Messa nella Santa Chiesa Cattolica.

DIVERSI MODI DI CELEBRARE LA MESSA1

Bisogna avere sempre presente alla memoria che Cristo è il sacerdote principale nel Sacrificio della Messa, ed il celebrante deve tendere ad una unione attuale e sempre più intima con Lui. Vi sono però dei modi assai diversi di celebrare, ossia: vi è la Messa sacrilega, la Messa affrettata, la Messa esteriormente corretta, ma senza spirito di fede, la Messa celebrata degnamente e piamente, e la Messa dei santi. Tutto questo mi è stato detto in un breve colloquio, dal fondatore della congregazione della « Fraternità sacerdotale » e vale la pena dì meditarlo.
MESSA SACRILEGA
Nella Messa sacrilega il cuore del celebrante è lontano da Dio, lontano da Cristo, sacerdote principale, e questa celebrazione indegna costituisce un peccato gravissimo.
Tale Messa conserva tuttavia il suo valore infinito da parte della vittima immolata e del principale offerente; perciò in essa è infinito il valore dell’adorazione, della riparazione, della impetrazione, del ringraziamento, in virtù dell’atto teandrico del principale offerente, che, sempre vivente, intercede per noi.
Ma se i fedeli sono a conoscenza dello stato dell’anima di un tale sacerdote, ne deriva uno scandalo enorme, le cui conseguenze non possono essere misurate.
«Corruptio optimi pessima»; così viene falsificata la vita sacerdotale; da questo derivano
 una falsa carità, una falsa prudenza, l’ipocrisia, i falsi consigli, i pessimi esempi. S. Caterina da Siena, in un suo Dialogo parla spesso di tale scandalo, e dice che la Chiesa le è apparsa come una vergine dalle labbra corrose dalla lebbra.
Questi sacrilegi esigono riparazione da parte del sacerdote colpevole, e talvolta tale riparazione viene offerta a Dio da sante anime contemplative che soffrono moltissimo per ottenere la conversione dei sacerdoti miseramente caduti.
MESSA AFFRETTATA
La Messa affrettata, ossia celebrata con la massima rapidità in quindici minuti, e talvolta con una coscienza dubbia, è, a modo suo, già uno scandalo. S. Alfonso de’ Liguori, da vescovo, proibì questo modo di celebrare la Messa nella sua diocesi e scrisse su questo argomento.
Tali sacerdoti hanno perduto il giusto senso della gravità e della serietà della loro vita; ciò è avvenuto perchè per essi non è la Messa che ha la massima importanza, bensì la vita esteriore, l’attività esterna, lo pseudo apostolato: infatti la loro vita interiore si riduce quasi a nulla, e al loro apostolato manca l’anima.
Quale differenza tra queste messe e quelle di cui parlava S. Giovanni Fisher, martire inglese, quando diceva ai luterani del suo tempo: «La Messa è il sole spirituale, che sorge ogni giorno per diffondere luce e calore in tutte le anime ».
Tali messe affrettate sono invece uno scandalo, perchè vi si recitano meccanicamente, senza alcuno spirito di fede, il Kyríe, il Gloria, il Credo, il Sanctus. Non si pronunciano nemmeno materialmente le parole, per la fretta eccessiva. E le preghiere del Messale vengono pronunciate come parole di nessuna importanza, mentre il loro significato è così profondo, che soltanto in cielo lo comprenderemo appieno.
È un miserabile verbalismo, del tutto opposto alla contemplazione. Se vi sono parole che debbono essere dette con consapevolezza e penetrazione contemplativa, sono proprio queste del Messale: il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus, e invece vengono recitate macchinalmente, per finire più presto. Similmente si genuflette rapidamente, senza nessun senso di adorazione. Tali messe così affrettate possono fare un gran male a quelli che si avvicinano alla Chiesa cattolica e cercano un vero sacerdote a cui possano aprire la loro coscienza per trovare la verità. Il signor von Hügel, che scrisse la vita di S. Caterina da Genova dice: «Certi ecclesiastici non hanno senso religioso più delle mie scarpe».
MESSA CORRETTA ESTERIORMENTE
Dopo tali messe affrettate si sopprime generalmente il ringraziamento o lo si riduce quasi a nulla.
Poi vi sono le messe esteriormente corrette, ma celebrate senza spirito di fede. Il sacerdote presta sufficiente attenzione al rito esterno, alle rubriche, anzi talvolta è un rubricista, ma celebra come un funzionario ecclesiastico e non mostra di avere alcun senso religioso. Conosce, sì, le rubriche e le osserva, ma è evidente che non pensa affatto al valore infinito della Messa, né al principale offerente del quale è ministro, Tale celebrante è «un altro Cristo» solo in modo esterno; in forza del carattere che dà validità alla Messa, ma non si manifesta in lui una anima sacerdotale: è evidente che fin dal momento della ordinazione non si è avuto in lui un aumento della grazia santificante e di quella sacerdotale. Questa grazia era un tesoro da far fruttificare, e non si vedono i suoi frutti, invece piuttosto appare la sua sterilità.
E talvolta chi celebra così la Messa crede di far bene quel che fa, perchè osserva attentamente le rubriche, ma non aspira a nulla di più alto. Dice il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus, le parole della Consacrazione e della Comunione senza spirito di fede.
Questi sacerdoti, se muoiono in stato di grazia, dopo la morte devono assai soffrire in purgatorio per l’incuria loro, e desiderare delle messe celebrate per essi molto bene a scopo di riparazione.
LA SANTA MESSA
La Messa celebrata degnamente e piamente è, invece, quella detta con spirito di fede, confidenza in Dio, amore per Lui e per le anime. Si sente in essa il soffio e l’impulso delle virtù teologali che ispirano la virtù di religione. Allora il Kyrie eleison è una vera preghiera d’implorazione; il Gloria in excelsis Deo è adorazione dell’Altissimo; il Vangelo del giorno è letto con fede profonda; le parole della consacrazione sono proferite in unione attuale con Cristo, principale offerente e con una certa cognizione dell’irradiamento spirituale di tale oblazione ed immolazione sacramentale in tutto il mondo e fino nel purgatorio. E l’Agnus Dei è detto chiedendo davvero la remissione dei peccati; il Communio infine è quello che deve essere, ogni giorno sostanzialmente più fervoroso e più fecondo di quello del giorno precedente, per il quotidiano aumento della carità, prodotto dall’Eucaristia. La distribuzione della comunione ai fedeli non è meccanica, ma è una elargizione ad essi di vita sovrabbondante, perchè posseggano sempre più copiosamente la vita soprannaturale. Il sacrificio della Messa viene terminato dalla contemplazione semplice e viva del Prologo del Vangelo secondo Giovanni. Poi si fa il ringraziamento particolare, che in alcuni giorni di festa, può prolungarsi come orazione mentale, se vi è tempo. È infatti proprio il momento più propizio per una intima orazione mentale, perchè abbiamo Cristo sacramentalmente presente in noi e l’anima nostra è sotto il suo influsso attuale, purchè rimanga nel raccoglimento.
Cosa si deve dire della Messa dei santi? Il sacrificio eucaristico celebrato da S. Giovanni Evangelista in presenza della Beata Vergine Maria era una vera continuazione sacramentale del sacrificio della Croce, la cui memoria era vivissima nella mente della Madre di Dio e del suo figlio spirituale. La Messa di S. Agostino dopo le ore di contemplazione espressa nel De civitate Dei o nel De Trinitate, doveva essere una unione intima con Cristo sacerdote.

Lo stesso dicasi della Messa di S. Domenico, di San Tommaso, di S. Bonaventura, che hanno scritto preghiere di ringraziamento ancora in uso; e di quella di S. Filippo Neri, che era spesso rapito in estasi dopo la consacrazione per l’intensità della sua contemplazione e dell’amore per Gesù sacerdote e vittima.Molti fedeli che videro celebrare S. Francesco di Sales, ebbero sempre per lui una grandissima venerazione.
Il santo curato d’Ars diceva: «Se comprendessimo che cosa è la Messa, moriremmo!». «Il sacerdote dovrebbe essere santo per celebrarla degnamente. Quando saremo in cielo, vedremo che cosa è la Messa e come l’abbiamo celebrata spesso senza la riverenza, l’adorazione ed il raccoglimento dovuti»,
Come è detto nella Imitazione [16]i santi uniscono sempre l’oblazione personale dei loro dolori a quella di Cristo, sacerdote e vittima. Il Padre Carlo de Foucauld, celebrando la Messa fra i maomettani in Africa, si offriva per essi, intendendo preparare cosi la loro futura evangelizzazione.
La Messa dei santi è come una prolusione, o un preludio, quasi un inizio del culto eterno che già viene espresso alla fine del prefazio dalle parole: «Sanctus, Sanctus, Sanctus».
                                                                                                                     
                                                                                                                      Stefano Gavazzi

Fonte:Haerentanimo.net
NOTE
1: SACERDOTE CON CRISTO SACERDOTE E VITTIMA - Corso di teologia spirituale per sacerdoti del P. R. GARRIGOU-LAGRANGE, O. P.