martedì 4 dicembre 2012

CHIARIMENTI (BREVI) PER UN AMICO


Anzitutto volevo sottolineare che il mio era un semplice articolo e non una trattazione ma a seguito di alcune incomprensioni si rendono necessari dei chiarimenti e delle correzioni.
Quindi:
In primis avrei dovuto meglio chiarire lo scopo prossimo dell’articolo e forse esplicitare quello remoto che, l’amico, attento, ha colto nei commenti del P. Serafino Lanzetta.

Fine prossimo: opporre delle argomentazioni circostanziate alla frase del teologo, senza pretesa di ragione, che,  sic et simpliciter, afferma che col battesimo di desiderio non si è cattolici sconfessando il dogma extra ecclesia nulla salus.

Fine remoto: quello di sottolineare l’ambiguità delle affermazioni precedenti a quella riportata riguardanti l’inesistenza di un vuoto ecclesiologico1 fuori della Chiesa Cattolica: L'eventuale strumentalità salvifica delle Chiese o Comunità separate attinge comunque a piene mani dall'unicità della Chiesa di Cristo, che è la Chiesa cattolica, altrimenti non avrebbe ragion d'essere.

Dopo di ciò si potrà forse comprendere l’intento dell’articolo.
Riepiloghiamo le certezze:

1)      I sacramenti o il desiderio di essi sono necessari alla salvezza (Concilio di Trento Sess. VII can. 1

2)      Effetti del battesimo sacramentale: Giustificazione (D792), Remissione delle pene (D 792 e D696), carattere (Concilio di Trento Sess. VII can. 9)

3)      Battesimo di desiderio (sent. Fidei proxima): Giustificazione (D 796, Concilio di Trento Sess. VII can. 1)

4)      La grazia è necessaria alla salvezza (Concilio di Trento Sess. VI can. 2)

5)      Senza la fede la giustificazione dell’adulto non è possibile (D. 801, cfr.799 e D. 1793)

6)      Nello stato della natura decaduta è per l’uomo moralmente impossibile, senza rivelazione soprannaturale, conoscere con facilità, con ferma certezza e senza alcun errore tutte le verità naturali morali e religiose. (Concilio vaticano I, D. 1786)

7)      L’appartenenza alla Chiesa è necessaria a tutti per ottenere la salvezza (concilio di Firenze)

Dopo aver ricapitolato alcune certezze chiarisco:

Nell’articolo mai ho messo in discussione che il battesimo non  conferisca il carattere (vedasi nota 3 all’articolo) e che questo non conformi a Cristo (Come potrei?); infatti ho posto la domanda: che tipo di battesimo è quello di desiderio?

L’intenzione era mostrare come in altro modo si è aggregati alla Chiesa cercando di mantenere valido il dogma del nulla salus.

Chi riceve il battesimo sacramentale ottiene il carattere ed è incorporato a Cristo pienamente oltre che visibilmente come dice P. Lanzetta, non era questo il mio intento ma quello di affermare l’assolutezza e la via di principio del dogma nulla salus e non mettere in discussione il fatto che il carattere incorpori a Cristo, tantomeno che il battesimo sacramentale non sia di gran lunga necessario rispetto a quello di desiderio che è sostitutivo e che avviene, ripeto ancora una volta, in casi limite eccezionali, di necessità.

Ora alcuni teologi dicono che, di fatto, col battesimo di desiderio non si fa parte del corpo di Cristo, cioè della Chiesa, il mio articolo, appunto mirava, a provare che ci sono opinioni teologiche contrarie a ciò e del tutto reali.

Altra necessità è stabilire delle linee di principio su cui nessuno possa dissentire, ad esempio:

E’ necessario ammettere che l’ignoranza invincibile è in rapporto a noi, non certo in rapporto a Dio che tutto può e tutto vede, quindi si deve ammettere che Egli può in qualche modo, come detto nell’articolo, dissipare questa ignoranza.

Va sottolineato che il Concilio di Trento contro i protestanti sottolinea che non basta la fede fiduciale ma è necessaria quella teologica o dogmatica (D. 801).
Se ammettiamo questo, allora il punto 5 è salvo, mentre invece se l’ignorante invincibilmente si presenta come tale di fronte a Dio il punto 5 è falso!
Da ciò consegue che la legge naturale per quanto espresso al punto 6 non può bastare, perché in base al punto 4 è necessario, per ogni uomo, entrare nell’ordine soprannaturale per essere salvati, anche per via dello stesso punto 5, come si è spiegato nell’articolo nel secondo argomento.

Come?

Oltre alla mozione di Nostro signore, alle grazie attuali ed alla fede, per mezzo del battesimo di desiderio (in questo caso particolare).

Lo sventurato vissuto nell’ignoranza invincibile è giustificato per via del punto 3, infatti esso conferisce la grazia santificante ma non il carattere.

Però non avendo ricevuto il carattere battesimale non può dirsi di fatto nella chiesa per via del punto 2, infatti il carattere essendo configurazione a Cristo sommo sacerdote e partecipazione al suo sacerdozio, incorpora il battezzato al Copro Mistico di Cristo, la Chiesa.(Ludovico Ott. Comp. T.D.)

Però qualcosa non torna perché per il punto 7 l’appartenenza alla Chiesa è necessaria di precetto e di mezzo, quest’ultima ipotetica e non assoluta.

Infatti, come detto, alcuni dicono che de facto cioè in “actu” non sono nella Chiesa.

Se questi, quindi, ottiene la giustificazione e la salvezza fuori della Chiesa cattolica poiché giustamente non ha impresso il carattere, il punto 7 è falso.

Dobbiamo dunque ammettere che in qualche modo deve appartenere alla Chiesa ed essere aggregato ad essa, come sostenuto dal concilio di Firenze e questo è un principio, se non è valido una volta non lo sarà che per accidens.

Questo è appunto lo scopo degli argomenti portati in opposizione alla frase di P. Lanzetta, sottolineando, sulla base dei teologi citati, che essi appartengono almeno all’anima della Chiesa.

Se così fosse il punto 7 sarebbe salvo e rimarrebbe un principio e rimarrebbe certamente valido il punto 2 che è richiesto ordinariamente per la salvezza, non come per il punto 3, in via eccezionale.

E’ sentenza certa, infatti, che è impossibile moralmente nello stato di natura decaduta poter seguire la legge naturale senza commettere alcun peccato mortale.
Ho citato Mons. De Segur: Può uno salvarsi fuori della Chiesa?
Si apparentemente, no in realtà…….
……Ciò nondimeno è egualmente vero il dire che non può salvarsi fuori della Chiesa. Infatti le anime di buona fede or dette, appartengono alla Chiesa vale a dire a Cristo Signore nostro che vive ed opera nella Chiesa. Costoro sono cattolici che si ignorano e che non sono responsabili dell'involontaria sventura che li separa esteriormente dalla gran famiglia di GESU’ CRISTO.
Dessi non si salvano se non perchè sono cattolici e quindi è sempre vero che fuori della Chiesa non vi è salvezza.   

Posso citare E. Hugon, di cui approvo personalmente la ragionevole posizione in materia nel suo libro Fuori della Chiesa non c’è salvezza:Tutti i giusti e solo i giusti, nell’antica come nella nuova …….che si siano santificati……..o in seno all’errore invincibilmente ignorato, si trovano precisamente , nell’anima della Chiesa.

Pio IX: A Noi ed a Voi è noto che coloro che versano in una invincibile ignoranza circa la nostra santissima religione, ma che osservano con cura la legge naturale ed i suoi precetti, da Dio scolpiti nei cuori di tutti; che sono disposti ad obbedire a Dio e che conducono una vita onesta e retta, possono, con l’aiuto della luce e della grazia divina, conseguire la vita eterna. Dio infatti vede perfettamente, scruta, conosce gli spiriti, le anime, i pensieri, le abitudini di tutti e nella sua suprema bontà, nella sua infinita clemenza non permette che qualcuno soffra i castighi eterni senza essere colpevole di qualche volontario peccato. Parimenti è notissimo il dogma cattolico secondo il quale fuori dalla Chiesa Cattolica nessuno può salvarsi e chi è ribelle all’autorità e alle decisioni della Chiesa, chi è ostinatamente separato dalla unità della Chiesa stessa e dal Romano Pontefice, Successore di Pietro, cui è stata affidata dal Salvatore la custodia della vigna , non può ottenere la salvezza eterna.(Quanto conficiamur)

Viene in aiuto a metà, solo per esempio, l’articolo di Corrado Gnerre su “Basta Bugie” n° 273 del 30 Novembre 2012, dove guarda caso si parla del Nulla Salus.

In questo caso Gnerre sostiene anche lui che in qualche modo essi appartengono alla Chiesa ma che non sono cattolici, cosa, che a mio modesto parere, è palesemente contraddittoria come dimostrato nel 7° argomento del mio articolo e avallato da Mons. De Segur.

L’opinione quindi che essi non siano cattolici mi sembra crei molti più danni alla Fede di quanto ne faccia la posizione contraria.

Infatti se diciamo che chi riceve il battesimo di desiderio non appartiene almeno all’anima della Chiesa, crolla tutta la nostra fede e molti altri passi del Vangelo sarebbero falsi.

Altri argomenti si potrebbero addurre sulla questione “dei non cattolici” e per quanto concerne il fine remoto rimando a prossimo articolo (forse).


NOTE:

1) Nella Chiesa cattolica c’è la garanzia, la pienezza, fuori di essa certamente non c’è un vuoto ecclesiale ma solo la possibilità di salvezza. (Articolo di P. Lanzetta http://catholicafides.blogspot.it/2012/10/un-ecumenismo-contro-lunita-e-lunicita.html#comment-form )

lunedì 26 novembre 2012

IN PARADISO ANCHE I NON CATOLICI ED I NON CRISTIANI


Questa è la conclusione a cui si giunge leggendo la risposta di Padre Serafino Lanzetta ad un mio commento lasciato ad un suo articolo ( http://catholicafides.blogspot.it/2012/10/un-ecumenismo-contro-lunita-e-lunicita.html ).

Il padre Serafino, eminente teologo, così rispose:

Chi si salva per mezzo del battesimo di desiderio non è "cattolico" e neppure cristiano, perché non riceve il sacramento e quindi il carattere sacramentale, ma ne ottiene solo gli effetti salvifici: è un uomo salvato dalla grazia di Cristo (per mezzo della Chiesa), ma non partecipa degli effetti conformativi a Cristo. Di qui l'importanza del sacramento del battesimo e dei sacramenti nella loro totalità.

Per carità, io non ho pretese, non sono minimamente a questo livello però mi sono sorti alcuni dubbi che vorrei esporre e da povero fedele mi sono interrogato su quanto affermato dal p. Lanzetta.
La Chiesa insegna:

1)      Fuori della Chiesa cattolica non c’è salvezza

2)      La Chiesa è il corpo Mistico di Cristo

Riguardo al primo punto parliamo di un dogma di Fede necessario alla salvezza e non credo sia necessario riportare tutti punti del magistero infallibile che lo affermano, ne ricorderemo solo alcuni. Riguardo al secondo invece è necessario soffermarsi maggiormente perché quest’affermazione non viene tenuta nel giusto conto anche riguardo al primo punto.
Nella prima lettera ai Corinzi e agli Efesini San paolo parla del corpo e delle sue membra e nella lettera ai Colossesi 1,24 dice chiaramente: “a favore del suo corpo che è la Chiesa”.

Dunque la Chiesa è un corpo.

Ma lo è realmente o simbolicamente, concretamente o in modo astratto, pneumatico?
Forse tanti hanno anche dimenticato la bellissima enciclica di papa Pio XII intitolata proprio Mystici Corporis dove si conferma che la Chiesa è il corpo mistico di Cristo ed essendo un corpo si comporta come tale, la differenza, qui finisce l’analogia, è che le membra sono uomini dotati di libero arbitrio.

Ma a legger le parole del P. Serafino sembra proprio che in paradiso ci siano anche musulmani, buddisti ed innumerevoli altri generi d’infedeli e non cristiani sic et simpliciter.
Vediamo però cosa insegna la Chiesa cattolica e quale è l’opinione comune dei teologi.

1)      Il battesimo per disposizione divina è necessario alla salvezza. De Fide

2)      Concilio di Trento s. 7 de Sacr. In gen. Can 4, Denz 847

3)      Il Concilio di Firenze (1442): Crede fermamente, confessa e predica che nessuno di quelli che sono fuori della chiesa cattolica, non solo pagani, ma anche Giudei o eretici e scismatici, possano acquistar la vita eterna, ma che andranno nel fuoco eterno, preparato per il demonio e per i suoi angeli (94), se prima della fine della vita non saranno stati aggregati ad essa;

Qui viene spiegato chiaramente che il pagano o chiunque sia deve essere aggregato alla Chiesa quindi deve appartenere al corpo mistico di Cristo e ciò smentisce categoricamente l’affermazione di p. Lanzetta poiché se è vero ciò che dice il francescano significa che ci sarebbero dei casi in cui questa affermazione dogmatica possa anche essere disattesa.

Nel canone del Concilio di Trento invece troviamo scritto che è necessario anche il desiderio dei sacramenti.

Inoltre è accertato che il battesimo incorpora a Cristo, se non alla parte visibile certamente all’anima.
Il catechismo di San Pio X al punto 290 recita: Il battesimo è il sacramento che ci fa cristiani, cioè seguaci di Gesù, figli di Dio e membri della Chiesa.

A questo punto dobbiamo chiederci: Il battesimo di desiderio è un battesimo o non è un battesimo?

 

Ecco dunque i miei dubbi su questa affermazione ed alcuni argomenti che si possono opporre:

1) Per primo che desiderare qualche cosa è una certa mozione verso ciò che è appetito, ma la facoltà dell’anima della volontà presuppone una certa conoscenza di ciò che si appetisce infatti l’atto dell’intelletto è anche cronologicamente prima di quello della volontà, quindi è impossibile che si desideri ciò che non si conosce, infatti l'oggetto dell'intelletto è la ragione stessa di bene appetibile, mentre l'oggetto della volontà è il bene appetibile, la cui ragione si trova già nell'intelletto. (ST p. I q. 81 a 3 r)

Come dice Agostino: “si ama ciò che si conosce”.

E’ necessario però chiarire che la fede è “cogitare con assenso” ed in questo senso siamo al passo successivo dove la volontà determina l’intelletto (cfr S.T.).
Ma desiderare il battesimo significa, per così dire, desiderare Dio (G. Rambaldi , Battesimo in Enc. Catt. Vol. II, coll 1012) e voler essere rigenerati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, quindi aver conosciuto la Santissima Trinità, e questa è propriamente la Fede cattolica.
E’ necessario infatti che prima si creda e poi ci si battezzi secondo le parole “chi crederà e sarà battezzato sarà salvo”. (Mt. 16,16)
“Il battesimo risponde al desiderio di Dio, incorporando i fedeli a Cristo e rendendoli viventi della vita soprannaturale che in Gesù si trova nella sua pienezza” (Enc. Catt. Vol. II, coll 1012-1015)
Non ogni fede è utile, non ogni dio si può desiderare poiché è scritto “senza la Fede è impossibile piacere a Dio” a meno che il p. Lanzetta non voglia ammettere che in qualsiasi fede si può essere salvati.

 
2) Un secondo argomento può essere questo:

Essendo la fede un dono di Dio, essa ci viene data per mezzo di un’illuminazione poiché è risaputo che attraverso l’intelletto agente dagli effetti noi veniamo a conoscenza dell’esistenza di Dio che è un atto della potenza naturale1 mentre per la fede Dio agisce sull’intelletto possibile poiché altre cose eccedono la facoltà della ragione e la mente umana tutte queste cose non può conoscere senza essere illuminata in modo divino da un nuovo lume che si aggiunga a quello naturale (S. Tommaso, in Boetio De Trinitate Q1 a1 r).

Nel caso in questione, i pagani, non potendo essere stati illuminati dalla Chiesa o non avendo creduto alla sua predicazione riceveranno direttamente da Dio o da un angelo questa illuminazione. Questa infatti è l’opinione del dottore angelico (Quest. De Verit. Q14 a11 ad1).

Ma poiché, come sopra detto, si appetisce solo ciò che si conosce è necessario che essi siano istruiti su ciò che desiderano.

Ripugna, però, totalmente che Dio possa illuminare chiunque proponendo una Fede che non sia quella cattolica, pertanto l’infedele che riceverà l’illuminazione sarà istruito almeno sui due dogmi riguardanti la Trinità e l’incarnazione, come sostengono svariati teologi del passato.
 

3) Un terzo argomento può essere questo: La forma è principio d’operazione e la forma di questo corpo mistico è lo Spirito Santo che di esso ne è l’anima (Sant’Agostino, Mystici Corporis), ora, come causa formale, essa imprime nell’animo una certa qualità che è propriamente la vita della grazia (ST p. I-II Q110 a2 ad1) per mezzo della Carità che diviene per l’animo dell’uomo quasi come una nuova forma che a sua volta imprime l’operazione propria del corpo mistico di Cristo che è l’azione del suo divin Capo in ogni cattolico.
Anche in questo caso ripugna che chi riceva la grazia col battesimo di desiderio abbia un’operazione diversa da quella dell’anima che informa quel corpo quando ne fa parte.2

 

4) Il quarto  argomento che si può portare in opposizione all’affermazione del p. Lanzetta è che l’effetto mantiene sempre una certa somiglianza con la sua causa, ora la causa del battesimo è Cristo ed il suo effetto, almeno uno, è proprio l’incorporazione a Lui (S.T. p.III q. 69).

Come si può sostenere: ne ottiene solo gli effetti salvifici ?

Divenire cristiani, invece, è un effetto dell’incorporazione a Cristo, quanto meno all’anima del suo corpo mistico che è la Chiesa.
Val bene ricordare che col battesimo l'uomo viene incorporato a Cristo e diventa suo membro.
È quindi conveniente che nelle membra incorporate si compia ciò che si è compiuto nel capo
(S.T. p. III q 69 a3 r)
Infatti il carattere del Battesimo, citato da p. Lanzetta, è il secondo effetto del battesimo e non il solo anzi l’effetto principale da cui traggono radice tutti gli altri è proprio l’incorporazione a Cristo. (Bartmann- manuale di teologia dogmatica Vol. III p. 86)3

 

5) Possiamo per quinto addurre quest’altro argomento e cioè che la conoscenza delle cose divine sono da considerare in due modi:

1)      Rispetto a noi
      2)      Rispetto a se stesse e alla loro natura

Nel primo caso noi le conosciamo limitatamente secondo gli effetti, nel secondo caso esse sono di per sé massimamente conoscibili nel loro modo appropriato da Dio e dai Beati (Commento a Boezio De Trin. Q2 a2 r) pertanto Dio solo con certezza conosce chi è incorporato all’anima del Corpo Mistico di Cristo.

A noi potrà anche sembrare, anzi non lo vedremo mai in questo stato di viatori, che l’infedele sia tale, ma Dio vede e sa che è cristiano ed ha la fede cattolica così che resti valido il dogma “nulla salus extra ecclesiam”.

Inoltre di questa “società”, che è la Chiesa, qunidi del Corpo Mistico sappiamo che ne fanno parte anche i beati ed i santi, come fanno ad esserne parte se non sono cattolici e cristiani?

Forse che la Chiesa Trionfante in cielo perderebbe la sua natura?

Abramo che credette a cosa credette?

E di questa opinione è Mons. De Sègur che si domanda: “Può uno salvarsi fuori della Chiesa”?

Risponde: “Sì, in apparenza, no in realtà”4.

 

6) Per sesto: poiché gli articoli di Fede e quindi i dogmi, sono “quasi dei principi”5 , come  dice il Dottore Angelico, se possono essere negati una sola volta non saranno mai validi oppure lo saranno per accidens e non per sé.

Prendiamo l’esempio del teorema di Pitagora se per una volta non fosse valido non lo sarebbe mai se non per accidens e così è lo stesso per il dogma “nulla salus”.

E’ vero che Dio agisce al di fuori dei sacramenti ma di quelli amministrati dalla Chiesa visibilmente e non certo contro i sacramenti stessi, ciò equivarrebbe a dire che Dio possa agire contro se stesso ciò è impossibile essendo stati istituiti da Lui.

Dio non inganna e non può ingannarsi.

Nulla vieta, inoltre, che il sommo sacerdote Gesù Cristo, fonte di ogni sacramento (battesimo di desiderio), li amministri direttamente essendo sempre il capo della Chiesa anche se noi non lo vediamo.

Cristo non è legato dai suoi sacramenti: Egli può produrre l’effetto con un semplice atto di volontà. (Bartmann-Manuale T.D. Vol. III p. 328)

 

7) Infine come ultimo argomento possiamo dire che la Fede non appartiene all’essenza dell’ uomo ma è un accidente che si aggiunge e specificatamente una qualità che, sebbene  può essere cambiata, sembra più un possesso che una disposizione come afferma il Filosofo (Categorie 8).

Ora l’essenza è ciò che è espressa dalla sua definizione e sotto lo stesso rapporto è o non è ma anche gli accidenti, sebbene per essere hanno bisogno di un soggetto su cui inerire, posseggono un’essenza ed una sua definizione anche se in maniera incompleta e relativa.
Preso in concreto l’essere cattolico dunque è un accidens, una qualità o abito.
Ma cattolico è colui che professa la fede cattolica mentre musulmano (ad esempio) è colui che
professa la fede islamica e questa è la loro definizione.
Poiché le due definizioni sono opposte non possono sussistere sullo stesso soggetto, una cosa è o non è.
Ma la virtù della Fede è un abito e l’abito è una qualità stabile dell’animo così l'abito della fede inclina l'anima umana ad accettare le cose che collimano con la vera fede, e a respingere le altre.(ST p. II-II Q1 a4 ad1)

Ma in musulmano il cui abito è quello della fede musulmana (pur col battesimo di desiderio) se mantiene quell’ abito non può avere quello della Fede cattolica di conseguenza dobbiamo ammettere che in paradiso ci sono anche coloro che mantengono l’abito della falsa fede e quindi chiunque.

Quod repugnat!

 Con questo ci sembra quanto meno di poter dissentire con decisione dall’affermazione di P. Serafino Lanzetta.

 
Concludo: “Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (1 Gal. 3;28)


Vogliamo dire che non sia vero?

 

                                                                                                                      Stefano Gavazzi

 

NOTE:

1) In realtà la Causa prima muove anche l’intelletto agente.

2) Si potrebbe obiettare che tanti fanno parte del corpo ma non seguono il principio dell’operazione di quest’anima.

Ma l’obiezione in tal caso è facilmente superabile opponendo due argomenti:

Il primo argomento è un’analogia che si deduce dal corpo umano, infatti in natura ci sono alcune cellule malate che non contribuiscono a perseguire il fine di tutto il corpo pur facendone parte e tal volta l’operazione viene negata a tutto il corpo quando è la testa ad essere colpita da malattia. (vorrei portare un esempio doloroso per me ma lascio a chi legge pensarne  uno)

Il secondo è che abbiamo detto che le cellule di questo corpo hanno libero arbitrio e liberamente possono scegliere di seguire l’operazione di questa “nuova forma” o rifiutarne la qualità pur conservando l’unità col corpo solo esteriormente. 

3) Quasi nessuno degli autori che sostengono queste tesi, vedasi anche p. Bellon, non tengono conto del fatto che si parla di casi in cui l’uomo sta per passare dalla vita alla morte, un tentativo estremo, come invece perfettamente sottolinea il Concilio di Firenze, che dice “finchè sono in vita” perché nel caso in cui coloro che ricevono il battesimo di desiderio non perissero dovrebbero, poi per salvarsi,  mettere in pratica la dottrina cattolica e appartenere visibilmente al corpo di Cristo (sacramenti ecc.) acconsentendo alla Grazia, condurre una vita da cattolici con tutti i problemi connessi.

4) La Chiesa per Mons. De Sègur. Cap. V Roma 1883

5) Quel quasi non si riferisce alla certezza del principio ma al fatto che essendo oggetto di Fede non sono dimostrabili.

 

martedì 20 novembre 2012

ARRIVEDERCI DON VILLA, PALADINO DI NOSTRO SIGNORE GESU'

Mi associo al lutto di parenti, amici Eedi quanti amavano e stimavano questo straordinario cattolico che tanto ha fatto per la Chiesa ed anche per me.



                                              GRAZIE DON LUIGI!
                           ORA PRO NOBIS.

sabato 3 novembre 2012

NOVITA’: SE NON VAI ALLA NUOVA MESSA NON SEI CATTOLICO!


 
Ho posto mente al Credo ma non ho trovato traccia di questo dogma.

Mi sono riletto il summorum pontificim cura ma anche lì non ne ho trovato traccia.

Ho dato ancora una volta una veloce occhiata all’istituzione UE, ma niente.

Allora dove avrà letto questo dogma il sacerdote che me lo ha detto?

Mi sono recato alla Santa Messa, chiaramente quella tridentina, il giorno di ognissanti e a fine celebrazione sono andato dal sacerdote perché volevo chiedergli se l’indomani mi avrebbe dato la comunione per la pratica dei primi 9 venerdì spiegandogli che io non avrei assistito alla nuova messa visto che in quella parrocchia il rito tridentino lo si celebra solo nei giorni festivi e nelle feste di precetto, d'altronde è la forma extraordinaria.1

Appena udito ciò, il povero ignorante, solo così lo si può definire, mi ha esclamato: se non vai alla nuova messa allora non sei cattolico!

La cosa incredibile è che lui ha detto che è nel summorum pontificum cura!

Che faccia tosta.

Ma allora tutti quelli che andavano alla messa tridentina prima della” nuova primavera” della Chiesa e dell’introduzione della nuova bellissima messa paolina non erano CATTOLICI!

Povere anime!

Ricapitoliamo da oggi per essere cattolici bisogna andare a tutte due le messe, anzi in effetti no, solo a quella nuova.

Ma se, come si sbandiera tanto, le due messe hanno stessa dignità e stesso valore perché per essere cattolici devo obbligatoriamente andare alla nuova messa?2

Evidentemente quella extraordinaria non convalida la mia patente di cattolico!

Prendiamola con Spirito, anche se lì per lì non è che sia stato così calmo, perché se non fosse per ignoranza sarebbe davvero grave quello che quel sacerdote ha affermato.

Questo avviene ne “LA CHIESA BELLA DEL CONCILIO”.3

 

Ora pro nobis Santa Dei Genetrix.

 

 

 

NOTE:

1 Non era un sacerdote della FSSPX, ma non farò nomi perché è più importante il fatto della persona che l’ha messo in atto

2 Chiaramente non sono andato il giorno dopo ed ho provato a farmi dare la comunione da un sacerdote di una parrocchia del quartiere dove solitamente vado in vacanza, alla richiesta ho avuto delle resistenze, mi ha invitato più volte ad assistere alla messa ma io dopo aver ribadito che Nostro Signore ha detto di comunicarsi e non di assistere alla messa ha ceduto e lo ringrazio.

3 Manifesto trovato fuori una chiesa per la celebrazione delle feste in onore del concilio, l'ho poi trovato facilmente su internet. Penso che ci debba essere in giro un virus sintetico che indebolisce le facoltà mentali della gente altrimenti queste cose non si spiegherebbero. Dove sarebbe la chiesa bella del concilio? Boh
Virus letale!

sabato 27 ottobre 2012

NOTA STONATA

Comunicato del Distretto d’Italia della Fraternità San Pio X


 

In occasione della dolorosa esclusione di Mons. Williamson dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X, il Distretto italiano ribadisce che questa è stata giustificata da motivi puramente disciplinari, che duravano da più anni.

Voler collegare questo triste avvenimento ad una volontà di cedimento dottrinale nei confronti della “chiesa conciliare” è puramente arbitrario, calunnioso ed ingiustificabile alla luce della dichiarazione dell’ultimo Capitolo Generale e dei recenti avvenimenti, come anche il futuro dimostrerà in maniera inequivocabile.

Don Pierpaolo Maria Petrucci, superiore e tutti i sacerdoti del Distretto d’Italia della Fraternità San Pio X

Albano, 25 ottobre 2012

 

Mi permetto, Don Pierpaolo, di esprimere pubblicamente il mio dissenso per questo comunicato.

E’ da poco che Cristo Gesù mi ha dato la grazia di poter seguire il Santo sacrificio della Messa ed in circa due anni non mi sono mai intromesso nelle faccende della FSSPX e non ho mai chiesto a nessuno notizie privatamente comportandomi da fedele cattolico, stando come si suol dire “al proprio posto”, ciò non vuol dire, però, obbedire in maniera cieca, soprattutto in un momento di crisi spirituale come quello che vive la Chiesa in questi tempi.

Quindi riguardo al comunicato vorrei dire alcune cose.

Mi pare esatto sostenere che pensare ad un cedimento è “puramente arbitrario” ma mi sembra anche del tutto giusto ed in diritto di ogni persona farlo ed esternarlo nei dovuti modi e mi sembra altresì del tutto  fuori luogo parlare di calunnia, che è un peccato grave.

Mons. Fellay in persona, da documenti ed interviste ha esternato il suo pensiero e per quanto mi riguarda non vedo quale lesione della buona fama io possa aver arrecato a Mons. Fellay. (Calunnia)

Dico per quanto mi riguarda perché avendo scritto al priorato di Albano, poche e garbate righe di preoccupazione, senza alcuna risposta (non pretesa tra l’altro) mi sento inserito in quel “calunnioso”.

Inoltre non mi sembra “ingiustificabile” l’atteggiamento “arbitrariamente” denunciato, cioè con l’uso del proprio libero arbitrio, per chi teme un possibile cedimento, al contrario, a me pare giustificato proprio da Mons. Fellay e dai documenti stessi del capitolo generale.

Ho imparato proprio dai vostri studi il principio: “il concilio che spiega il concilio”.

Allora chiedo: come mai il capitolo generale spiega il capitolo, quando invece proprio Mons. Williamson dimostra la leggerezza dei 6 punti rispetto alle posizioni di Mons. Lefebvre? (Dichiarazione 21 novembre 1974)

Lei dimostra il non cedimento della FSSPX con la dichiarazione del capitolo, mi sembra la stessa cosa della situazione del concilio.

Beh dimostri il non cedimento partendo dalla posizione del vostro fondatore come il concilio V. II dovrebbe fare con la Tradizione.

Non è forse questo che si imputa ai modernisti vedere il concilio alla luce del concilio e non confrontandolo con la Tradizione?

“Noi non abbiamo ceduto perché lo dice il capitolo”.

Ora io non dico che tutti i sacerdoti della FSSPX abbiano ceduto o cederanno, anzi, ma Mons. Fellay lo ha fatto e a questo punto, se mai, dovremmo soltanto vedere se finalmente sia convinto dell’impossibilità di un accordo visto che lui stesso dichiara di essere stato ingannato.

Ma il dato di fatto è che la così detta “ala oltranzista” (non da voi) della FSSPX è stata tagliata, invece che, a seguito dell’esperienza, essere consolidata.

Mi sembra un’evidente contraddizione.

Certo lei ha ragione, vedremo nel tempo cosa ne sarà della FSSPX, ma il problema non è se lei cederà perché è la testa che comanda il corpo.

Come mai però in questo Corpo Mistico martoriato della Chiesa è lecito disobbedire al Papa per una legge superiore mentre nella FSSPX si deve obbedir sempre e comunque?

Eppure Mons. Fellay ha sbagliato!

Possiamo dire che non sia vero se è lui stesso che l’ammette?

Non sono io a dirlo!

Ancora, perché chi aveva avvertito o aveva intuito, con evidente maggior sapienza e lungimiranza, l’inaffidabilità della roma modernista deve essere tagliato invece di essere ringraziato visto che la sua disobbedienza poteva nascere proprio dalla mancanza di fiducia del capo nei propri confratelli?

Per amore di Gesù Cristo, suvvia, non trattatemi, non trattateci da sciocchi, voi sapete benissimo perché Mons. Williamson è stato tagliato e lo intuiscono anche molti fedeli.

Non volete dirlo?

Padronissimi, ma almeno non dite che è per questioni formali o di regole o per disobbedienza ecc. o ancora di più dare dei calunniatori a chi la pensa in maniera diversa dalla vostra e nel mio caso non si può dire neanche che io parteggi per l’uno o per l’altro. (chi mi conosce lo sa e sa che ho affidato l’anima di mio figlio nelle vostre mani)

Come scritto nella mia mail inviata ieri: “La roma modernista non avrà mai più me e la mia famiglia”

Ecco ciò che muove questo mio malessere e dissenso in tutta questa vicenda: Nessun accordo, per me, è possibile, con chiunque “non porti questa dottrina”.

Almeno in quel che sto scrivendo si darà atto che non ho detto che tutti hanno ceduto, mentre nel comunicato non si parla di “alcuni”.

Poi nel frattempo esce la notizia (sono andata a cercarla anche alla fonte e non ho avuto riscontri del sito DPA ma su due siti tedeschi, eccone uno: http://newsticker.sueddeutsche.de/list/id/1376378) che p. A. Steiner dichiara: “la decisione certamente faciliterà i colloqui”.

Non mi sembra, se ciò fosse esatto, in linea con quanto espresso dal distretto italiano.

Allora perché il semplice fedele deve essere considerato un calunniatore solo perchè semplicemente non pensa e non crede che le cose stiano nella maniera esposta nel precedente comunicato?

Stando così le cose chi mi dice veramente che non verrà mai fatto un accordo con la roma modernista?

Per quale motivo dovrei crederlo?

Posso giudicare solo quel che vedo e leggo!

Perché lo dice il capitolo?

Mi sembra un po’ poco.

Con tutta la stima e l’amore cristiano.

CVCRCI

                                                                                                          Stefano Gavazzi

giovedì 25 ottobre 2012

LETTERA APERTA:GRANDE MONS. WILLIAMSON

Pubblico da unavox.

Lettera aperta di S. E. Mons. Richard Williamson
vescovo della Fraternità San Pio X
a
S. E. Mons. Bernard Fellay
Superiore generale della Fraternità San Pio X
riguardo ad un’“esclusione”



La lettera è stata pubblicata sul settimanale francese Rivarol
il 26 ottobre 2012



l'impaginazione è nostra





Londra, 19 ottobre 2012

Eccellenza,
grazie per la vostra lettera del 4 ottobre, con la quale mi comunicate da parte vostra, del Consiglio Generale e del Capitolo Generale, la vostra “constatazione”, “dichiarazione” e “decisione” che io non sono più membro della Fraternità San Pio X.
Le ragioni da voi riferite che motivano la vostra decisione di escludere il vostro servitore sarebbero le seguenti:
ha continuato a pubblicare i “Commenti Eleison”;
ha attaccato le autorità della Fraternità;
ha fatto opera di apostolato indipendente;
ha seminato confusione tra i fedeli;
ha sostenuto confratelli ribelli;
ha disobbedito in modo formale, ostinato e “pertinace”;
si è separato dalla Fraternità;
non si subordina ad alcuna autorità.

Non possiamo riassumere tutte queste motivazioni e considerarle essenzialmente “disubbidienza”?
Certamente, nel corso di questi ultimi dodici anni, il vostro servitore ha espresso parole e gesti che sono risultati inappropriati ed eccessivi davanti a Dio, ma credo sarebbe stato sufficiente segnalarglielo perché se ne fosse scusato, secondo verità e giustizia.
Ma siamo altrettanto certamente d’accordo che il problema di fondo non si trova nei dettagli, ma si riassume in una sola parola: disobbedienza.

Allora, cominciamo analizzando quanti ordini più o meno sgradevoli del Superiore Generale il vostro servitore ha rispettato senza ribattere.
Nel 2003 ha abbandonato un importante e fruttuoso apostolato negli Stati Uniti per trasferirsi in Argentina.
Nel 2009 ha rinunciato al proprio incarico di direttore del seminario e ha lasciato l’Argentina per ammuffire in una mansarda di Londra, privato della parola e del ministero episcopale che gli era stato proibito.

Virtualmente non gli rimaneva che il ministero del “Commento eleison”, il cui rifiuto di sospensione rappresenta la parte essenziale di questa “disobbedienza” che gli viene rimproverata.
E a partire dal 2009 i Superiori della Fraternità si sono permessi di discreditarlo ed ingiuriarlo a loro piacimento, ed in tutto il mondo hanno incoraggiato ogni membro della Fraternità che ne avesse voglia a fare lo stesso.

Il vostro servitore non ha quasi reagito, preferendo il silenzio a qualsiasi confronto scandaloso. Si potrebbe persino dire che si è sforzato di non disubbidire.
Ma andiamo oltre, poiché il vero problema non è questo.

Allora, dove si trova il vero problema?

Per rispondere, permettete all’accusato di fare una rapida analisi della storia della Fraternità dalla quale si pretende che egli si stia separando.
In realtà, il problema centrale ha radici nel passato.

A partire dalla Rivoluzione francese della fine del XVIII secolo, in molti Stati un tempo cristiani si è imposto un nuovo ordine mondiale, concepito dai nemici della Chiesa per cacciare Dio dalla sua creazione. Si è cominciato sostituendo l’antico regime, dove il trono sosteneva l’altare, con la separazione tra Chiesa e Stato. Ne è derivata una struttura della società radicalmente nuova, difficile per la Chiesa, poiché lo Stato, ormai implicitamente ateo, ha cominciato ad opporsi con tutte le sue forze alla religione di Dio.
In realtà, la massoneria vuole sostituire il vero culto di Dio con il suo culto della libertà la cui neutralità in campo religioso non è che uno strumento (per raggiungere l’obiettivo).
Comincia così nei tempi moderni una guerra impietosa tra la religione di Dio, difesa dalla Chiesa Cattolica, e la nuova religione dell’uomo, liberata da Dio e liberale. Queste due religioni sono inconciliabili tanto quanto Dio e il demonio. Bisogna scegliere tra cattolicesimo e liberalismo.

Ma l’uomo non vuole scegliere, vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Vuole entrambe le cose.
Quindi, sulla scia della Rivoluzione, Félicité de Lamennais inventa il cattolicesimo liberale e, da lì in poi, la conciliazione degli inconciliabili diventa il pane quotidiano all’interno della Chiesa.
Per 120 anni, la misericordia di Dio ha dato alla Sua Chiesa una serie di Papi, da Gregorio XVI a Pio XII, per la maggior parte perspicaci e risoluti, ma un numero sempre crescente di fedeli ha cominciato a propendere per l’indipendenza da Dio e per i piaceri materiali verso i quali il cattolicesimo liberale spingeva.
Una progressiva corruzione ha finito per coinvolgere vescovi e sacerdoti, allora Dio ha deciso di permettere loro di scegliere il genere di papi che garbava loro, ossia quelli che fanno solo finta di essere cattolici, ma che in realtà sono dei liberali, che parlano a destra ma agiscono a sinistra, che spiccano per la contraddizione, l’ambiguità, per la dialettica hegeliana, in parole povere per la menzogna.
Si tratta della neo-Chiesa del Vaticano II.

E non poteva che essere così.
Solo nei sogni si possono conciliare delle realtà incompatibili tra loro.
Ma Dio – parola di Sant’Agostino – non abbandona le anime che non vogliono abbandonarlo, quindi viene in soccorso di quelle poche anime che restano cattoliche e non vogliono seguire la molle apostasia del Vaticano II.
Suscita un vescovo che resisterà al tradimento del clero conciliare. Rispettando la realtà, evitando di conciliare l’inconciliabile, rifiutando di sognare, questo arcivescovo parla con tali chiarezza, coerenza e verità che il gregge riconosce in lui la voce del Divino Maestro.
La Fraternità sacerdotale che egli fonda per formare dei veri sacerdoti cattolici si avvia a piccoli passi, ma, rifiutando in modo risoluto gli errori conciliari ed il loro fondamento cattolico liberale, attira a sé ciò che resta dei cattolici autentici dal mondo intero, fino a formare la spina dorsale di tutto un movimento nella Chiesa che è detto Tradizionalismo.

Ora, questo movimento è odioso per gli uomini della neo-Chiesa che vogliono sostituire il cattolicesimo col cattolicesimo liberale. Con l’aiuto dei media e dei governi, fanno di tutto per screditare, ingiuriare e sopprimere il coraggioso arcivescovo. Nel 1976, Paolo VI lo “sospende a divinis”, nel 1988 Giovanni Paolo II lo “scomunica”. Questo arcivescovo importuna terribilmente i papi conciliari perché la sua parola di verità mina il loro reticolo di menzogne e mette a rischio il loro tradimento. E sotto i colpi della loro persecuzione, persino della loro “scomunica”, tiene duro e con lui il considerevole numero di sacerdoti della sua Fraternità.

Questa fedeltà alla verità fa si che Dio conceda alla Fraternità dodici anni di pace interna e di prosperità esterna.
Nel 1991, il grande arcivescovo muore, ma per nove anni ancora la sua opera si perpetua nella fedeltà ai principi antiliberali sui quali l’ha costruita.
Allora, cosa faranno i Romani conciliari per fare fronte a questa resistenza? Sostituiranno il bastone con la carota.

Nell’anno 2000, un grande pellegrinaggio della Fraternità per l’Anno Giubilare mostra per le strade e nelle Basiliche di Roma la pietà e la potenza della Fraternità. I Romani ne sono impressionati, loro malgrado.
Un cardinale invita i quattro vescovi ad un sontuoso pranzo presso di lui, invito accettato da tre di loro.
Subito dopo questo pranzo molto amichevole, i contatti tra Roma e la Fraternità, da dodici anni pressoché congelati, riprendono e con quelli l’opera di seduzione dei bottoni rossi e dei pavimenti in marmo.
I contatti riprendono tanto freneticamente che già alla fine dell’anno molti sacerdoti e fedeli della Tradizione temono una conciliazione tra la Tradizione cattolica ed il Concilio liberale.
Questa non avviene, ma il linguaggio del Quartier Generale della Fraternità a Menzingen comincia a cambiare e nei dodici anni a seguire si mostrerà meno ostile verso Roma e più benevola verso le autorità della Chiesa conciliare, verso i media ed il loro mondo.
E, man mano che la conciliazione degli inconciliabili viene preparata dalla testa della Fraternità, nel suo corpo di sacerdoti e di laici l’atteggiamento diventa pian piano più indulgente verso i papi e la Chiesa conciliari, verso tutto ciò che è mondano e liberale.
Dopo tutto, il mondo moderno che ci circonda è veramente così gramo come ci hanno voluto far credere?

Questa avanzata del liberalismo all’interno della Fraternità, percepita da una minoranza di sacerdoti e di fedeli, ma apparentemente invisibile agli occhi della grande maggioranza, si è svelata a molti nella primavera di quest’anno quando, in seguito al fallimento dei Colloqui Dottrinali della primavera 2011, la politica cattolica del “nessun accordo pratico senza accordo dottrinale” è diventata da un giorno all’altro “nessun accordo dottrinale, quindi accordo pratico”. E verso la metà di aprile il Superiore generale offre a Roma come base per un accordo pratico, un testo ambiguo, apertamente favorevole a questa “ermeneutica della continuità” che è la beneamata ricetta di Benedetto XVI per conciliare, precisamente, il Concilio e la Tradizione!.

“Occorre un pensiero nuovo” dirà il Superiore Generale nel mese di maggio ai sacerdoti del distretto austriaco della Fraternità. Ovvero, il capo della Fraternità fondata nel 1970 per resistere alle novità del Concilio, propone di conciliarla con il Concilio. Oggi essa è conciliante. Domani dovrà diventare pienamente conciliare!

Si stenta a credere che l’opera fondata da Mons. Lefebvre sia stata condotta a dimenticare, addirittura disprezzare i principi sui quali egli l’ha fondata, ma questo è il potere della seduzione delle fantasie del nostro mondo senza Dio, modernista e liberale.
Ciò nonostante, la realtà non si lascia influenzare dalle fantasie, ed è reale il fatto che non si possono demolire i principi di un fondatore senza demolirne anche la fondazione. Un fondatore ha delle grazie particolari che nessuno dei suoi successori ha. Come tuonava Padre Pio quando i Superiori della sua Congregazione provavano a “rinnovarla” secondo il nuovo pensiero del Concilio appena terminato: “Che cosa fate del Fondatore?”

Il Superiore Generale, il Consiglio Generale ed il Capitolo Generale della FSSPX hanno un bel conservare Mons. Lefebvre come mascotte, in realtà hanno un nuovo proposito, lontano dalle gravissime motivazioni per cui egli ha fondato la Fraternità. La stanno mandando in rovina almeno attraverso un tradimento oggettivo, assolutamente analogo a quello del Vaticano II.

Ma siamo giusti, e non esageriamo.
Fin dall’inizio di questa lenta caduta della Fraternità, ci sono sempre stati sacerdoti e fedeli che hanno capito e che hanno fatto il possibile per resistere. Nella primavera di quest’anno questa resistenza ha assunto consistenza e dimensioni tali da rappresentare un ostacolo al Capitolo Generale del mese di luglio, già sul cammino nefasto dell’accordo.
Ma riuscirà a tenere questo ostacolo? Temo di no.

Davanti ad una quarantina di sacerdoti della Fraternità riuniti in ritiro sacerdotale ad Ecône nel mese di settembre, il Superiore Generale, riferendosi alla sua politica romana, ha confessato: “Mi sono sbagliato”, ma di chi è la colpa?
“I Romani mi hanno ingannato.” Inoltre, ne è derivata “una grande sfiducia nella Fraternità” che occorrerà “riparare attraverso fatti e non solo parole”, ma di chi è la colpa?

Fino ad ora, il suo operato, a partire dal mese di settembre, ivi compresa questa lettera del 4 ottobre, mostrano che egli se la prende con i sacerdoti e con i laici che non hanno saputo fidarsi di lui, il loro capo.
Dopo il Capitolo, come prima dello stesso, rimane l’impressione che egli non tolleri nessuna opposizione alla sua politica conciliatrice e conciliare.

Ed eccola la motivazione per cui il Superiore Generale ha dato più volte l’ordine formale di chiudere i “Commenti eleison”.
In effetti, questi “Commenti “ hanno criticato a più riprese la politica conciliatrice verso Roma delle Autorità della Fraternità, ed implicitamente le hanno attaccate. Ora, se in questa critica ed in questi attacchi si trovano delle violazioni alla regola del rispetto dovuto al loro ufficio e alle loro persone, ne chiedo volentieri perdono a chi di diritto, ma credo sia sufficiente rileggere i numeri in questione dei “Commenti” per constatare che la critica e gli attacchi sono rimasti di norma impersonali, poiché in ballo c’è ben altro che solo delle persone.

E, in quanto al grande problema che va ben oltre alle persone, consideriamo la gran confusione che regna attualmente nella Chiesa e nel mondo, e che mette in pericolo la salvezza eterna di un’infinità di anime.
Non è forse dovere di un vescovo scovare le vere radici di questa confusione, e denunciarle pubblicamente?
Quanti vescovi nel mondo intero vedono chiaro come vedeva Mons. Lefebvre, e danno un insegnamento che corrisponde a tale chiarezza?
Quanti tra loro ancora insegnano semplicemente la dottrina cattolica?
Pochissimi, vero?
E allora, è questo il momento di cercare di fare tacere un vescovo che lo fa, cosa testimoniata dalla quantità di anime che si aggrappano ai “Commenti” come ad una ancora di salvezza?
E come in particolare un altro vescovo può volerlo zittire, lui che ha dovuto ammettere davanti ai suoi sacerdoti che sulle stesse grandi questioni si è lasciato ingannare, e questo per molti anni?

In più, se il vescovo refrattario si è effettivamente dato – per la prima volta in quasi 4 anni – un apostolato indipendente, come lo si può rimproverare di avere accettato un invito, indipendente dalla Fraternità, a cresimare e a predicare una parola di verità?
Non consiste proprio in questo la funzione stessa di un vescovo?
La sua parola in Brasile sarà stata di “confusione” solo per quelli che seguono l’errore confessato ed evocato poco innanzi.

E se da qualche anno egli sembra separarsi dalla Fraternità, è vero, ma egli si separa dalla Fraternità conciliare e non da quella fondata da Mons. Lefebvre.

E se sembra mostrarsi insubordinato ad ogni esercizio di autorità da parte dei capi della Fraternità, è ancora vero, ma solo rispetto a quegli ordini che vanno contro agli obiettivi per i quali essa è stata fondata.

Di fatto, per quale altro ordine, se non quello di chiudere i “Commenti Eleison”, è possibile affermare che egli si sia reso colpevole di disobbedienza “formale, ostinata e pertinace”? Ne esiste un altro solamente?
La disubbidienza di Mons. Lefebvre, rivolta unicamente ad atti d’autorità dei capi della Chiesa di natura tale da distruggere la Chiesa, è stata più apparente che reale.
Analogamente, la “disubbidienza” di colui che non ha voluto chiudere i “Commenti” è più apparente che reale.

Poiché la storia si ripete e il diavolo torna sempre alla carica. Esattamente come ieri il Concilio ha voluto conciliare la Chiesa cattolica ed il mondo moderno,
così oggi possiamo dire che Benedetto XVI ed il Superiore Generale vogliono, entrambi, conciliare la Tradizione cattolica ed il Concilio;
così domani, se Dio non interviene nel frattempo, alcuni capi della Resistenza cattolica cercheranno di riconciliarla con la Tradizione ormai conciliare.

Brevemente, caro Signor Superiore Generale, voi ora potete procedere alla mia esclusione, poiché i miei argomenti certamente non vi avranno persuaso, ma questa esclusione sarà più apparente che reale.

Io sono membro della Fraternità di Mons. Lefebvre per il mio impegno perpetuo. Io sono uno dei suoi sacerdoti da 36 anni.
Io sono uno dei suoi vescovi, come voi, da quasi un quarto di secolo.
Questo non si cancella con un tratto di penna, per cui membro della Fraternità io lo resto.

Se voi foste rimasto fedele alla sua eredità e se fossi stato io infedele, volentieri riconoscerei il diritto ad escludermi. Ma stando così le cose, io spero di non mancare di rispetto il vostro ufficio se suggerisco che per la gloria di Dio, per la salvezza delle anime, per la pace all’interno della Fraternità e per la vostra stessa salvezza eterna, che voi fareste meglio a dimettervi da Superiore Generale piuttosto che escludermi.

Che il Buon Dio vi dia la grazia, la luce e le forze necessarie per compiere un tale atto insigne di umiltà e di devozione al bene comune di tutti.

Quindi, come ho spesso concluso le lettere che vi ho spedito nel corso degli anni,
Dominus tecum.

+ Richard Williamson

PRIMO PASSO VERSO ROMA: L’ESPULSIONE DI BDW

Poche righe per esprimere tutta la delusione e l'amarezza di questo gesto.
Cui prodest?

A Roma se la stanno ridendo e forse anche qualcuno all’interno della FSSPX.

L’espulsione di Mons. Williamson sembra proprio il segnale di un’epurazione per il raggiungimento dell’obiettivo di Mons. Fellay, un segno chiaro verso Roma.

“Ecco fatto così volevate così ho fatto!”

“Complimenti, ben fatto!”

Scommettiamo (si fa per dire) che fra qualche tempo Roma chiamerà?

Chi ci dice che non sia stato tutto messo a tavolino?

La testa di Williamson in cambio del riconoscimento canonico.

Vista l’oscurità della faccenda nulla vieta di pensare che sia stato tutto combinato.

Roma (modernista) chiede la testa di Mons. Williamson, Mons. Fellay la concede ed in cambio chiede a Roma (modernista) di far credere che sia lei a cedere alla Fraternità.

Roma (modernista) ottiene il suo scopo, fagocitare la FSSPX, Mons. Fellay ottiene il suo riconoscimento canonico tutto sommato fine inesorabile della FSSPX.

Mi sbaglio?

Speriamo!

Ma il primo passo verso Roma (modernista) è stato fatto!

Altre ipotesi non ne vedo, a meno che non ci dicano la verità!
Allo stato delle cose non si riesce a comprendere quale sia il "bene comune " che la Fraternità trarrebbe dall'espulsione di Mons. Williamson.
Saremmo lieti se ce lo facessero capire.
Per ora mi sembra che l'unico bene si possa intendere solo come l'accordo con Roma (modernista) di cui Mons. Williamson evidentemente risulta essere pietra d'inciampo.

 
                                                                                                          Stefano Gavazzi
 
APPOGGIO INCONDIZIONATO A MONS. WILLIAMSON.
MONS. PREGHERO' SEMPRE PER LEI!
MARIA SEDES SAPIENTIAE ORA PRO NOBIS!

venerdì 28 settembre 2012

Il disastro Müller

Ricevo da unavox e pubblico questo interessante e breve articolo che fa il paio con "le cantonate di cantonale".

di Christopher A. Ferrara
Articolo pubblicato su Catholic Family News


Non ci sono alternative: umanamente parlando, la nomina di Papa Benedetto del vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) è un disastro per la causa della restaurazione cattolica nel contesto della devastata vigna del post Vaticano II che ha “rinnovato” la Chiesa.

A mio avviso, il problema non è tanto che gli scritti di Müller contengano delle dichiarazioni che minano i dogmi della transustanziazione e della perpetua verginità di Maria. Lascerò ad altri il compito di accertare, sulla base dell’opportuno esame dei testi originali tedeschi visti nel loro contesto, se Müller abbia espresso eresie definitive, proposizioni temerarie o qualche tipo di errore teologico.
Per quanto mi riguarda, gli ultimi scritti di Müller non sono più o meno problematici delle numerose sorprendenti dichiarazioni che si possono trovare nei lavori dell’ex cardinale Ratzinger, che sono state esaminate nel mio libro The Great Façade e in molti altri lavori. Per esempio, vi è l’affermazione del cardinale Ratzinger in Introduzione al Crisianesimo, ove si dice (Queriniana, Brescia, 1986, p. 296): «Paolo [San Paolo] afferma dottrinalmente non la risurrezione dei corpi, bensì quella delle persone». No, non lo fa! Egli afferma che saranno esattamente i nostri corpi fisici – trasfigurati, certo – che sorgeranno dalla tomba nel giorno del Giudizio. Ed è quello che afferma la nostra fede sulla resurrezione del corpo, e non della “persona”.
[su questo argomento si vedano gli studi di Mons. Tissier de Mallerais: La fede in pericolo per la ragione e Il mistero della Redenzione secondo Benedetto XVI]

La preoccupazione più immediata riguardo a Müller è che, come capo della CDF, sarà responsabile del processo di “regolarizzazione” della Fraternità San Pio X, sulla base di un “Preambolo dottrinale” che è stato oggetto di interminabili negoziati ed emendamenti, più adatti ad un accordo ad alto livello di fusione ed acquisizione societaria che al semplice riconoscimento del dato reale che gli aderenti alla FSSPX sono cattolici e che quindi non ci dovrebbe essere alcun indugio.

Nel 2009, al giornale tedesco Zenit-online, Müller ha dichiarato: «La Fraternità San Pio X deve ritornare interamente sul terreno della Chiesa cattolica e riconoscere l’autorità del Papa, le decisioni del Concilio Vaticano II e l’attuale legge della Chiesa. Se lo fa, accetta anche che il seminario di Zaitzkofen ricada sotto la supervisione della diocesi di Ratisbona. Il seminario dovrebbe essere chiuso e gli studenti – se sono idonei - dovrebbero andare in un seminario del loro paese d’origine».

Questo è l’uomo che è stato scelto per sovrintendere al processo di “regolarizzazione” della Fraternità. In realtà sembra che cercherà di distruggerla!
E mentre Müller dichiara che i cattolici aderenti alla FSSPX devono “riconoscere l’autorità del Papa” – cosa che questi fanno già – contemporaneamente rende omaggio ai membri delle assortite denominazioni protestanti come facenti parte della Chiesa! Afferma infatti: «Il battesimo è il segno fondamentale che ci unisce sacramentalmente in Cristo e che ci presenta come una sola Chiesa di fronte al mond. Perciò noi cristiani cattolici ed evangelisti siamo già uniti anche in quella che chiamiamo Chiesa visibile».

Questo è puramente e semplicemente un falso insegnamento.
Secondo quanto dichiarava il Papa Pio XI solo 34 anni prima del Vaticano II, nella Mortalium animos che condannava il nascente “movimento ecumenico”, il Concilio avrebbe inspiegabilmente accolto un disastroso errore di giudizio prudenziale:
Essendo il corpo mistico di Cristo, cioè la Chiesa, uno, ben connesso e solidamente collegato, come il suo corpo fisico, sarebbe grande stoltezza dire che il corpo mistico possa essere il risultato di componenti disgiunti e separati. Chiunque perciò non è con esso unito, non è suo membro né comunica con il capo che è Cristo. Orbene, in quest’unica Chiesa di Cristo nessuno si trova, nessuno vi resta senza riconoscere e accettare, con l’ubbidienza, la suprema autorità di Pietro e dei suoi legittimi successori.

Come per confermare il suo falso insegnamento con i fatti, Müller ha recentemente somministrato una “benedizione” congiunta con un “vescovo” luterano, che in realtà non è altro che un laico in costume da vescovo ed è del tutto privo dell’Ordine sacro, esattamente come la “chiesa” luterana non rienta nella successione apostolica, interrotta con la rivolta di Lutero.
Ecco Müller al lavoro:


Questo “vescovo” luterano, tra l’altro, appartiene alla Chiesa Evangelica di Germania (EKD): una federazione di luterani, calvinisti ed altri consimili “corpi ecclesiali”, all’interno della quale vengono ordinate delle donne “vescove”. Una di queste ridicole “vescovesse”, Margot Kaessman, si è dimessa di recente, dopo essere stata arrestata per guida in stato di ubriachezza, ma ovviamente, secondo l’Ecumenical News international [ENI] continuerà ad essere una “pastora”.

Quindi, adesso ci ritroviamo a capo della Congregazione che rappresenta la più alta autorità dottrinale della Chiesa, un prelato che sostiene che i cattolici del tutto ortodossi della Fraternità San Pio X non sono veramente cattolici, mentre si compiace di farsi vedere a fianco di un falso vescovo luterano mentre impartisce insieme a lui la benedizione – un cosa che non sarebbe neanche passata per la mente ad uno dei veri vescovi della Fraternità, che lui tratta da paria.

Le buffonate di Müller sono esattamente ciò che Suor Lucia intende con “diabolico disorientamento” nella Chiesa. Questo genere di cose sono tipiche di quella ecumenico-mania che ha travolto la Chiesa a partire dal Concilio.
Non è la Fraternità che abbisogna di “relogarizzazione”, quanto piuttosto l’apparato vaticano e gran parte dell’alta gerarchia che hanno chiaramente smarrito la loro strada. Intendo dire che per prima cosa Müller dovrebbe regolarizzare se stesso!
Fu il cardinale Luigi Ciappi, teologo personale di quattro papi, tra i quali Giovanni Paolo II, che un giorno mise sull’avviso: «Nel Terzo Segreto [di Fatima] viene predetto, tra molte altre cose, che la grande apostasia nella Chiesa inizierà dall’alto». E questo è quello a cui abbiamo assistito esattamente a partire da quel fatidico 1960, quando il terzo segreto avrebbe dovuto essere rivelato per la nostra sicurezza e come guida durante la crisi ecclesiale senza precedenti che sarebbe sopraggiunta.

Nostra Signora di Fatima, intercedi per noi!

venerdì 21 settembre 2012

CATECHISMO ALLA BOLZANESE (PARTE II)


Propongo in questo breve articolo l’ultima parte delle aberranti affermazioni del libro: Ma dove si nasconde Dio? Libro Curato da Eugen Runggaldier edito nel 2011 da Athesia e approvato, a quanto pare, dalla diocesi di Bolzano.
In queste righe verranno trattati i temi riguardanti la presenza di Gesù, il male e, non poteva mancare l’ecumenismo.
Alcune risposte non verranno commentate, a che servirebbe?
24) Il diavolo abita all’inferno?
Risposta anche questa facile facile:SI!
Certo si potrebbe aggiungere qualche cosa su di esso, magari spiegare perché “abita”, anche per il termine usato che di per sé errato e comunque da correggere.
Invece:Esistono nel nostro mondo cose oscure e cattive. Di alcune e lo sappiamo, siamo noi i diretti responsabili. Ma facciamo anche esperienza che ciò che minaccia e distrugge la nostra vita è un potere fuori di noi al quale siamo esposti. (strabiliante, semplice e chiara risposta da somministrare ad un bambino, certo è più difficile dirgli che è all’inferno perché si è ribellato a Dio)
Nella Bibbia tale potere viene denominato “diavolo”. Cosa?????
Un potere??? Il diavolo è una persona (in base alla definizione boeziana) esiste ed è reale come me e quelli che hanno scritto questa eresia!
Il diavolo è il nemico giurato dell’uomo!
Ma non è finita qui: Quando diciamo (chi? Voi eretici) che il diavolo abita all’inferno, intendiamo dire: là dove l’uomo è separato da Dio, dove la sua vita è minacciata nel più profondo e diviene un “inferno”, là sta male. Che spettacolo il linguaggio aperto alla modernità, ma che possono imparare i bambini con questi discorsi, poi, la sua vita è minacciata? All’inferno ci si sta per l’eternità, la minaccia è finita rimane solo la pena dopo la condanna.
Oltre tutto l'inferno è un luogo fisico!
Possiamo però avere fiducia che nelle mani di Dio stiamo al sicuro. La fede nutre e incoraggia la nostra certezza che Dio vincerà il male e che ci aiuterà ad essere aperti al bene. Anche questa una risposta glissata non inerente la domanda.
33) In chiesa tutti parlano con Gesù. Ma lui dov’è?
Oggi non possiamo più vedere Gesù così come lo vedevano i suoi discepoli. Tuttavia noi crediamo: Dio non abbandonato Gesù dopo la sua morte (ma che c’entra questo), gli donò invece una nuova vita (? Ricordo che Gesù è Dio ed ha il potere di riprendersi la sua vita come scritto in Gv 10:18, sembra davvero si parli solo di un semplice uomo). Gesù è presente e ci accompagna, anche se non lo possiamo vedere.
Egli è tra noi quando ci riuniamo per celebrare la Santa Messa. Egli è con noi quando ci perdoniamo reciprocamente e ci scambiamo la pace. Egli è presente quando ascoltiamo la parola di Dio e ci domandiamo: cosa vuole dirci Dio con queste parole? Egli è presente, quando siamo riuniti nel suo nome.
INCREDIBILE L’UNICO MODO IN CUI REALMENTE, FISICAMENTE E’ PRESENTE NON VIENE NOMINATO.
Appendice al punto 33.
17) Come fa Gesù ad entrare nel pane?
…….Gesù sapeva che egli non sarebbe rimasto visibile per sempre in mezzo agli uomini.
Per questo preparò una cena d’addio e diede poi l’incarico di continuare, anche in futuro, a celebrare questa cena…….Per questo noi cristiani continuiamo a celebrare “l’eucarestia”, soprattutto la domenica, e crediamo che il Risorto, nei doni del pane e del vino, è presente tra di noi.
Che dire?
Ultimi tre dolorosi punti.
Nel mezzo la citazione eretica di Nostra Aetate.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
36) Dio è triste, se la domenica non vado a messa?
La messa domenicale rappresenta per la comunità cristiana la celebrazione più imposrtante. Insieme celebriamo la resurrezione di Gesù (ERESIA approvata dal Vescovo) e durante la celebrazione della messa ci infondiamo vicendevolmente coraggio (Niente più sacramento né grazia santificante, ma noi ci infondiamo coraggio, l’uomo che fortifica l’uomo. ERESIA approvata dal vescovo), poiché siamo convinti che Dio è parte della nostra vita. ( a me non sembra!)
Egli ci libera da ogni pericolo.
Ci riuniamo intorno all’altare, ascoltiamo la sua parola, e nella comunione sperimentiamo che Gesù Cristo è presente tra di noi (affermazione sospetta di ERESIA).
Se io non ci sono, non è che manchi qualcosa a Dio. (Concezione neocatecumenale del peccato)
E’ a me, che piuttosto viene meno qualcosa, per cui dovrei essere io a sentirmi triste ( più che triste addolorato visto che con il peccato mortale, perché si tratta della violazione del 3° comandamento, si perde la grazia santificante e l’amicizia con Dio e si ha la morte dell’anima colpa per la quale si va all’inferno, anzi scusate si“abita”.
Dulcis in fundo.
49) Anche gli animali vanno in cielo?
Quando un animale a cui vogliamo bene muore, siamo tristi. Ci chiediamo perché abbia dovuto morire, nessuno sa dare una risposta che ci consoli.
Come gli animali tutto ciò che vive deve morire. E’ per noi consolante (allora c’è una risposta consolante) credere che Dio desidera sempre la vita. Così egli porterà a compimento tutto ciò che vive – uomini, animali, piante e il mondo intero – cioè lo renderà meraviglioso sempre.
Che vuol dire che pure gli animali e le piante vanno in paradiso?
Che strano modo di parlare, comunque il bambino che legge crede che gli animali andranno in paradiso altrimenti non ci sarebbe bisogno di fare queste affermazione, alla domanda basterebbe anche qui rispondere con un semplice: NO!
Ora questo linguaggio ambiguo non ci consente di affermare con chiarezza che questi tizi abbiano scritto eresie (salvo il caso precedente), se interrogati direbbero:”le nostre parole sono state fraintese” o roba del genere, visto che tutto il loro parlare fluttua tra la Verità e l’eresia a loro piacimento ma non a quello di Nostro Signore Gesù che legge anche nei loro cuori.
SANTA DEI GENITRIX ORA PRO NOBIS!
Stefano Gavazzi