sabato 24 settembre 2011

SANTO PADRE SI RICORDI CHE LUTERO E’ ALL’INFERNO

Mi riprometto ogni volta di non stupirmi più delle dichiarazioni ecumeniche del Santo Padre invece ci casco sempre, ma ciò che ancor più sconvolge è la semplicità disarmante con cui le persone accettano tutto in maniera così passiva, in maniera irragionevole e con un fideismo che nulla ha a che fare con la vera fede Cattolica.
Leggo:
Ciò che non gli dava pace era la questione su Dio, che fu la passione profonda e la molla della sua vita e dell’intero suo cammino. “Come posso avere un Dio misericordioso?”: questa domanda gli penetrava nel cuore e stava dietro ogni sua ricerca teologica e ogni lotta interiore. Per Lutero la teologia non era una questione accademica, ma la lotta interiore con se stesso, e questo, poi, era una lotta riguardo a Dio e con Dio.
Prima non gli dava pace sapere come avere misericordia da Dio, risposta semplicissima:Quicumque vult salvus esse, ante omnia opus est, ut teneat Catholicam fidem .(Atanasio)
Ora ciò che non gli da pace sono le fiamme dell’inferno.
A proposito si legga  la visione della Beata Suor Serafina Micheli su lutero.
Qual è la posizione di Dio nei miei confronti, come mi trovo io davanti a Dio? – questa scottante domanda di Lutero deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda, non accademica, ma concreta. Penso che questo sia il primo appello che dovremmo sentire nell’incontro con Martin Lutero.
No proprio no, prendere esempio da un assassino, eretico e suicida  per sapere come mi devo porre davanti a Dio proprio no!
O almeno se s’intende il contrario!
Ora forse si potrebbe dire: va bene, ma cosa ha a che fare tutto questo con la nostra situazione ecumenica? Tutto ciò è forse soltanto un tentativo di eludere con tante parole i problemi urgenti, nei quali aspettiamo progressi pratici, risultati concreti? A questo riguardo rispondo: la cosa più necessaria per l’ecumenismo è innanzitutto che, sotto la pressione della secolarizzazione, non perdiamo quasi inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani e che ci sono restate come dono e compito.
Il problema sarebbe la secolarizzazione?
L’eresia, lo scisma, l’idolatria non sarebbero un problema?
L’importante ancora una volta sono i punti in comune!
Ma non è l’annacquamento della fede che aiuta, bensì solo il viverla interamente nel nostro oggi. Questo è un compito ecumenico centrale nel quale dobbiamo aiutarci a vicenda: a credere in modo più profondo e più vivo. Non saranno le tattiche a salvarci, a salvare il cristianesimo, ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo, mediante la quale Cristo, e con Lui il Dio vivente, entri in questo nostro mondo.
Cosa?
Ma credere a chi a che cosa?
Fuori della Chiesa non c’è salvezza, gli eretici e gli scismatici non si salveranno, tanto quanto gli atei o i secolarizzati, se questo è quello che intende il Santo Padre!
Questo ecumenismo porta dritti dritti all’indifferentismo e nello stesso luogo in cui si trova lutero: nel fuoco inestinguibile.
Come ho già spiegato, in alcuni post, con l’autorità di San Tommaso gli atei non sono differenti a tutti gli altri infedeli, cambia la specie ma fanno parte tutti dello stesso genere:increduli.
Quale inganno pensare che credere a qualsiasi cosa possa essere un punto di partenza migliore da quello degli atei.
“Non c’è morte peggiore per l’anima che la libertà d’errore” (Agostino epistola 166) e questa è una consacrazione alla libertà d’errore!
Questo fenomeno mondiale – che mi viene continuamente descritto dai vescovi di tutto il mondo – ci pone tutti davanti alla domanda: che cosa ha da dire a noi di positivo e di negativo questa nuova forma di cristianesimo? In ogni caso, ci mette nuovamente di fronte alla domanda su che cosa sia ciò che resta sempre valido e che cosa possa o debba essere cambiato, di fronte alla questione circa la nostra scelta fondamentale nella fede
Non sarà mica un’apertura a quelle nuove forme di predicazione che i suoi connazionali auspicano per supplire alla carenza di vocazione?
Oppure, comunque sempre legato a questo, un’apertura ai surrogati dell’ordine che si identificano in quegli eretici e protestanti movimenti così detti ecclesiali?
Come i martiri dell’epoca nazista ci hanno condotti gli uni verso gli altri e hanno suscitato la prima grande apertura ecumenica, così anche oggi la fede, vissuta a partire dell’intimo di se stessi, in un mondo secolarizzato, è la forza ecumenica più forte che ci ricongiunge, guidandoci verso l’unità nell’unico Signore. E per questo lo preghiamo di imparare di nuovo a vivere la fede per poter diventare così una cosa sola.
I martiri dell’epoca nazista?
Non mi dica più nulla Santo Padre, basta così, ho capito tutto.
Ah una cosa non ho capito: Egli sa, appunto, che tutti siamo soltanto carne.
Soltanto carne, ho capito bene?
Egli sa:Chi?
Dio?
Ma l’anima Santità?
Dev’esserci un errore di traduzione, no no in inglese la traduzione recita così: He knows that we are all mere flesh (sito vatican.va)
A meno che Egli si riferisca a lutero, omaggio si ma divinizzazione mi sembra un po’ troppo!

                                                                                              Stefano Gavazzi


Fonte:© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana
Ps:ho postato in fretta scusate eventuale errori.

5 commenti:

  1. Questi blog sono inutili, provocatori e senza fondamento teologico valido.
    Papa Benedetto è un teologo preciso e valido, nonché il Papa, per cui scrivere queste cose allontana dall'unica fede cattolica, che è quella in comunione con Roma.
    Cordiali saluti.

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  2. ha ragione ma intanto il suo amico lutero sta ugualmente all'inferno!
    Saluti

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    1. Io sono una cattolica tradizionale, ma personalmente non ritengo attendibile la visione attribuita a suor Serafina.

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  3. Suor Serafina Micheli e la visione di Lutero all'Inferno

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    1. Nessuno è obbligato a credere alla visione di suor Serafina. Il Cardinal Walter Kasper (almeno gerarchicamente più autorevole di Suor Serafina) evidenzia la fede, la teologia di Martin Lutero.

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