sabato 26 novembre 2011

IL PREAMBOLO PER I “LEFEVRIANI”? COME PER I LUTERANI!


Non conosco il francese quindi, grazie a Gianluca, Federica ed una loro amica, ho fatto tradurre un articolo apparso qualche tempo fa, non molto, su la Croix.
Sebbene in altri blog lo feci presente, quasi nessuno ha dato peso (salvo don Floriano) a questa notizia che invece può essere utile, ai cattolici veri e sinceri, per capire come stiano in realtà le cose nella questione preambolo e riconoscimento della FSSPX.
Le credenziali di P. Durand sono sotto riportate, vediamo di analizzare il contenuto dell’intervista.
Viene riportato il testo originale ed in rosso la traduzione.
Nel caso qualcuno leggesse questo articolo e riscontrasse errori di traduzione me lo dica, a me interessa solo la Verità.

P. Jean-Paul Durand : « Les lefebvristes doivent reconnaître la légitimité de l’enseignement du Concile »
P. Durand, Domenicano, tanto pe cambià!
P. Jean-Paul Durand: “I Lefebvriani devono riconoscere la legittimità dell’insegnamento del Concilio”

Le P. Jean-Paul Durand, dominicain, professeur de droit canonique et consulteur du Conseil pontifical pour l’interprétation des textes législatifs, explique en quoi consiste l’accord préalable sur un préambule doctrinal.
Padre Jean-Paul Durand, domenicano, professore di diritto canonico e consulente del Consiglio Pontificio per l’interpretazione dei testi legislativi, spiega in cosa consiste l’accordo preliminare su un preambolo dottrinale.

La Croix :    Quelle est la signification de ce « préambule doctrinal », qui est mis par le Saint-Siège comme condition de l’accord avec la Fraternité Saint-Pie-X ?
La Croix: Qual’è il significato di questo “preambolo dottrinale”, che è stato posto dalla Santa Sede come condizione per l’accordo con la Confraternita?

 P. Jean-Paul Durand  :  Il était impossible de parvenir à un accord autrement. Benoît XVI a senti qu’on lui reprochait de s’être montré trop accueillant, et il était important de bien poser les choses. Dans un certain nombre de discours, depuis, il a d’ailleurs pris soin de rappeler l’importance du concile Vatican II. De ce fait, ce préambule a deux objectifs. D’abord la Fraternité Saint-Pie-X elle-même, mais surtout les tiers, les catholiques. Il est important que ces derniers ne puissent accuser Rome de s’être laissé récupérer, d’avoir trop reculé. Ce préambule doctrinal, sorte d’exposé des motifs, comporte donc un aspect de communication forte, de façon à ce qu’il n’y ait pas ensuite de procès d’intention.
P.J-P D.: è impossibile arrivare ad un accordo diverso. Benedetto XVI è stato accusato di essere stato troppo permissivo, è importante chiarire le cose. In un certo senso, lui ha avuto a cuore di sottolineare l’importanza del Concilio Vaticano II. Perciò questo preambolo ha due obiettivi. in primo luogo la stessa confraternita di San Pio X e i cattolici tutti. è importante che non si accusi Roma di essere stato troppo permissiva. questo preambolo dottrinale, nasce per esporre dei motivi che comportano quindi un aspetto importante.della comunicazione.

Pourquoi d’un côté poser ce préambule, et de l’autre laisser ouverte « à une légitime discussion » des expressions ou formulations présentes dans les textes du concile Vatican II ?  
perchè si hanno da un lato questo preambolo e dell’altro lasciare aperte “legittime discussioni”, espressioni proprie della formulazione del Vaticano II?

C’est une méthode de dialogue, que l’on utilise aussi dans le dialogue œcuménique, avec les autres confessions chrétiennes. C’est ainsi qu’avec les luthériens, pour l’accord sur la doctrine de la justification, on a reconnu une base commune, mais aussi des différences d’appréciations, et c’est une manière de ne pas bloquer les choses. C’est la même chose ici : il est demandé aux intégristes un minimum incontournable, le préambule doctrinal, et on prend ensuite le temps de discuter sur certaines interprétations.
C’è un metodo di dialogo, che si utilizza anche tra discussioni ecumeniche, con altre confessioni cristiane. così come con i luterani, per l’accordo sulla dottrina della giustificazione, sul riconoscimento di una base comune, ma anche di differenze di valutazioni, e c’è una maniera per non bloccare le cose. è la stessa cosa qui: si chiede di inserire un minimo indispensabile, il preambolo dottrinale, e si prende inoltre il tempo di discutere di alcune interpretazioni.

Minimum incontournable ?
Minimo indispensabile?

Le respect « en bloc » du Concile, c’est-à-dire de son authenticité, de la légitimité de son enseignement. On ne peut transiger s’il n’y a pas ce minimum de départ. Les membres de la Fraternité Saint-Pie X sont obligés d’accepter cela. Le Siège apostolique ne peut les accueillir s’ils ne se sont pas engagés à reconnaître ainsi le Concile, à ne pas le disqualifier. En revanche, on est autorisé à continuer de travailler sur l’interprétation du Concile. Ainsi, la liberté religieuse fait partie de l’enseignement de Vatican II. En revanche, on peut parler de son interprétation. Les responsables de la Fraternité doivent ainsi accepter que Vatican II est un moment de l’histoire de l’Église, où le Seigneur a continué à parler aux hommes. Dieu s’adresse à chaque génération de l’histoire, mais c’est bien le même Dieu, et la même religion.
Il rispetto “in blocco” del Concilio, come a dire della sua autenticità, della legittimità dei suoi insegnamenti. non si può transigere se non c’è un minimo di ciò dall’altro lato. i membri lefebvriani sono obbligati ad accettare. la Sede apostolica non può accogliere chi non si riconosce nel Concilio, per dequalificarlo. tuttavia è consentito continuare a lavorare sull’interpretazione del Concilio. così come la libertà religiosa fa parte dell’insegnamento del concilio vaticano II. tuttavia si parla di loro interpretazioni. i responsabili lefebvriani devono così accettare che il Vaticano II è un momento storico per la chiesa, dove il signore conTinuò a parlare agli uomini. Dio si rivolge ad ogni generazione storica, ma è lo stesso Dio e la stessa religione.

La création d’une prélature personnelle est envisagée. Quel est le sens d’une telle structure ?  
La creazione di una prelatura personale è prevista. cosa comporta questa struttura?

Après celle de l’Opus Dei , ce serait donc la seconde. Une prélature personnelle n’est pas une Église particulière, contrairement, par exemple, à un diocèse. Une prélature personnelle donne au prélat, à sa tête, des compétences sur les individus qui appartiennent à la prélature, mais non sur le territoire où vivent ces derniers. Elle n’a pas un peuple de fidèles propres. C’est une institution d’appartenance. L’Église, dans son organisation, a pris une option générale en faveur de la territorialité (paroisse et diocèse). Mais elle a prévu, à côté, des cas particuliers de formes d’appartenance non territoriale. En revanche, la Mission de France est une prélature territoriale, donc elle est circonscrite à un territoire, et compte des prêtres incardinés dans ce territoire seulement. Pour revenir à la prélature personnelle, le prélat a une autorité qui peut se comparer à celle d’un supérieur d’ordre religieux sur les religieux ou religieuses de son ordre. Donc, une prélature personnelle ne peut se substituer à un diocèse. Elle doit, en théorie passer des conventions avec les évêques des diocèses où elle se trouve.
Dopo quella dell’OPUS DEI questa è la seconda. un prelatura personale non è una chiesa particolare, contrariamente ad una diocesi. una prelatura personale dona ai partecipanti, una stessa testa, competenze sugli individui che appartengono a quel prelato ma non sul territorio dove vivono. non è un popolo di fedeli. è una istituzione d’appartenenza. la chiesa nella sua organizzazione ha già una opzione generale in favore di territorialità (parrocchia e diocesi). ma ha fornito in alcuni casi forme di appartenenza territoriale. tuttavia la mission de france è una prelatura territoriale dunque è circoscritta ad un territorio e conta preti legati al solo territorio. per arrivare alla prelatura personale, il prelato ha una autorità che può compararsi a quella di un ordine superiore religioso sui religiosi o religiose del loro ordine. quindi una prelatura personale non può sostituirsi ad una diocesi. dovrebbe quindi in teoria stipulare accordi con i vescovi delle diocesi dove si trova.


Sono tre a mio avviso gli aspetti fondamentali di questa intervista:
1)       L’accettazione “in blocco” del Concilio
2)       E’ il minimo indispensabile
3)       E’ un metodo di dialogo

Riguardo al primo punto mi sembra chiaro che se si trattasse di ritenere autentico il concilio non credo ci siano dubbi, sulla legittimità dell’insegnamento, se si tratta dei contenuti non credo ci sia margine di discussione.
Erfurt, esempio di unità ecumenica
Riguardo al secondo punto, la cosa mi sembra inquietante, ciò significa che quello che si chiede non è tutto, anzi è il minimo (“en bloc” alla faccia del minimo!), “poi vediamo di metterci d’accordo anche su altro”, questo mi sembra evidente, l’intervista infatti finisce: dovrebbe quindi in teoria stipulare accordi con i vescovi delle diocesi dove si trova.(vedere il post dell’art. di J. Vennari)
Ma è l’ultimo punto su cui vorrei soffermarmi.
Premetto che io non so cosa deciderà la Fraternità, non so cosa contiene il preambolo, ma se è dottrinale, non parlerà certo di economia.
Un fatto è che il riconoscimento canonico o meglio la collocazione canonica della Fraternità potrebbe e dovrebbe  prescindere dall’accettazione del concilio.
Se veramente essa fosse subordinata all’accettazione dottrinale del concilio, da ciò che abbiamo appreso ufficialmente dalla FSSPX, sarebbe escluso.
Su molti blog, tra coloro che si auspicano “la riconciliazione”, non ci sono difensori della Fraternità e tanto meno della tradizione, infatti sono pronti ad accusare la FSSPX di essere ingrati nei confronti di Roma, nella fattispecie del Santo Padre, rei, a loro modo di dire, di aver rifiutato questa “mano tesa”.
Ciò non corrisponde alla Verità e le parole del P. P. Durand lo confermano:E’ solo un metodo di dialogo.
Si utilizza anche tra discussioni ecumeniche, con altre confessioni cristiane. così come con i luterani.
Svegliamoci gente!
Questo preambolo è un metodo ecumenico per dialogare con tutti, alla pari, come per i luterani anche per i lefevriani, per loro sono tutti uguali!
Nella chiesa mondialista post-conciliare, smussata dei “fondamentalismi” (vedi Golias-news del 22/11/11), può starci benissimo anche la FSSPX come chiunque altro, ad esempio, i luterani.
Ecco, a mio modesto parere, il motivo del preambolo, sebbene queste autorevoli parole danno fondamento a ciò che sostengo.
Quindi è bene che si sappia, dalle parole di P. Durand, non un pinco pallino qualunque, che il Santo Padre vuole la FSSPX né più né meno di quanto vuole i luterani e tutti quelli disposti a seguire l’unità intesa nel senso di quel falso ecumenismo conciliare condannato dai papi precedenti, allo stesso modo di una delle tante realtà ecclesiali che possono, allo stato attuale delle cose, rinunciando alla vera dottrina cattolica, appartenere alla loro idea di chiesa.
La differenza, però, è che alla FSSPX, per forza di cose, si chiede di rinunciare alla Verità mentre con gli altri si cede alla falsità.(per esempio il citato e scandaloso accordo sulla giustificazione)
Mi si dirà:come fai a sapere ciò che pensa il Papa? E’ un giudizio temerario?
Giusto: avete ragione, faccio ammenda.
Tuttavia, anche se oggi non è più possibile esprimere giudizi, in questa società e chiesa relativiste, senza essere tacciati di essere peccatori, confondendo il giudizio intellettivo da quello personale, non ho per nulla voglia di diventare come Cratilo.
Allora chiedo:perché il preambolo dottrinale?
Non potrebbe la FSSPX essere accettata così com’è alla stessa maniera delle setta neocatecumenale o di tutti quei movimenti che fanno della liturgia e della fede un uso personale?
Lo stesso Santo Padre ha denunciato gli abusi dell’ermeneutica della rottura, se le cose stanno così, anche loro hanno disconosciuto gli insegnamenti del concilio vaticano II, eppure nessuno ha chiesto loro di sottoscrivere preamboli di nessun genere, anzi, li si fa continuare a sguazzare nell’errore. (famoso discorso alla curia del 22/12/05)1
E’ bene, quindi, per quelli pronti a dare all’ untore alla FSSPX, nell’eventualità di un rifiuto del preambolo, non del riconoscimento, del quale solo Roma ha posto condizioni, che giudichino le cose secondo Verità e sulla scorta di quanto gli edotti  su questo argomento ci dichiarano (P. Durand ne conosce il contenuto), cioè che la FSSPX non è contro Roma o contro il riconoscimento ma è ferma in ciò che ha sempre sostenuto il suo fondatore cattolico Mons. Lefebvre in “quod tradidi et accepit”, la sana dottrina della Chiesa Cattolica di sempre, la quale è l’unica autorità perché proveniente dal suo Divin Fondatore.
Nessuno può cambiare la Verità, nemmeno il Papa!
Sarete d’accordo su questo?
Anche la FSSPX sostiene questa posizione.
Credo, opinione mia, che la FSSPX sottoscriverebbe subito un riconoscimento canonico se non gli si imponessero condizioni come quelle riportate da P. Durand.
Se l’accordo dovesse saltare non sarebbe certo per colpa della fraternità, da tutto questo mi pare evidente, dopo quello che ha esposto P. Durand, è solo un metodo di dialogo, con un compromesso, tutti possono far parte della chiesa conciliare!
Se i “lefevriani” sono obbligati ad accettare, come è possibile incolpare di questo chi vuole essere fedele al Magistero di sempre, rifiutando di fatto ciò che a tutti risulta palesemente contrario ad esso, (anche il Papa lo sa, vedi “Les principes de la theologie catholique” p426) tanto che lo stesso P. Durand dichiara: è consentito continuare a lavorare sull’interpretazione del Concilio.
Se qualcuno dirà che Cristo, dato nell’eucarestia, si mangia solo spiritualmente, e non anche sacramentalmente e realmente, sia anatema. (concilio di Trento Sess. XIII can.8)
Che c’è da interpretare in questo?
E’ forse consentito discutere su questo?
Chiunque addossi la colpa di tutto alla FSSPX è in malafede e non vuole il bene, a mio modesto parere, né della Fraternità, sebbene alcuni blog sembrino volergliene, nè soprattutto della Chiesa, ridotta allo stremo da una gerarchia modernista e anticattolica.
Diciamo anche, come lo stesso P. Durand afferma, che ci sono pressioni, non solo interne ma anche esterne la Chiesa (giudaiche, vedasi il rabbino Rosen in Asca 10/11/11), affinchè non si renda possibile una collocazione canonica alla FSSPX, cosa peraltro, si importante, ma non indispensabile, vista la sicura appartenenza della stessa al Corpo Mistico di Cristo, evitando chiaramente, cosa assolutamente certa, ogni intenzione scismatica, che i nemici di Cristo e della Chiesa attendono ansiosamente al fine di gettar fango sui veri cattolici.2
E’ evidente dunque che, in caso di non accettazione del preambolo, la colpa non è ascrivibile alla FSSPX, la quale per amore della Chiesa tenta di far ravvedere chi è palesemente nell’errore.
Preghiamo affinchè il Santo Padre, da pastore delle anime a lui affidate, voglia proporre una soluzione canonica a prescindere dall’accettazione del preambolo, confermando che ama la Chiesa, ed i veri cattolici, più dei dialoghi.
Straordinario esempio di ermeneutica della rottura
Nel giugno scorso in un bell’art., qui postato, intitolato “il tormentone di giugno” a firma di Belvecchio, ancora ignaro del preambolo, l’autore auspicava la regolarizzazione sottolineando, però, che non è sostenibile la tesi che il Papa è il solo magnanimo, ne riporto uno stralcio: “Ovviamente, la pubblicazione del Motu Proprio servì a fare ulteriori pressioni sulla Fraternità, perché, si diceva, di fronte alla avvedutezza e alla magnanimità del Papa era inconcepibile che questa si ostinasse ancora a non accettare una qualche forma di regolarizzazione canonica. Si incominciarono a contare a migliaia coloro che gridavano all’incomprensione: … ma come, adesso la Messa ce l’abbiamo!”
Ma per la Fraternità a detta di Belvecchio (Unavox) così stanno le cose: E la regolarizzazione canonica?
Per anni la Fraternità ha dichiarato pubblicamente che non era una questione canonico-logistica che l’assillava, quanto una questione dottrinale, di fronte alla quale passava in secondo piano perfino la vita stessa della Fraternità, il riconoscimento dei suoi vescovi, la tranquillità pastorale dei suoi sacerdoti, la pace religiosa dei suoi fedeli. La fedeltà alla Tradizione della Chiesa, la fedeltà alla Verità, vale bene ogni sacrificio, ogni rinuncia, ogni vessazione, ogni ostracismo… ogni condanna.
Non regolarizzazione canonica, quindi, ma il riconoscimento da parte di Roma che il problema non sta nella Fraternità, ma in seno alla stessa Chiesa odierna.
Ciò nonostante, però, si ribadisce: liberalizzato l’uso del Messale tradizionale, rimessa la scomunica, svoltisi i colloqui dottrinali… non rimane che concludere un accordo per la regolarizzazione canonica della Fraternità.
Questo dunque si deve amare, a questo dunque si deve tendere, resistere e correggere con Carità cristiana l’errore, passando anche attraverso persecuzioni e sofferenze.
Nell’eventualità di un diniego sarebbe ingiusto incolpare la FSSPX attribuendo un tale comportamento come se fosse un vezzo o un capriccio di un bambino viziato, semmai, ciò sarebbe  prova esemplare di come si debba andare incontro alla croce per amore di Cristo e della Verità.
Se accordo deve essere, che lo si faccia, ma non a discapito della Verità!
Il Papa può risolvere positivamente la questione, può farlo, io lo spero, ma la Verità lo esige!
Attenzione, però, non ci si inganni.
Tutti sanno benissimo che il Vaticano II non insegnò infallibilmente (lo sanno anche gli ermeneutici della continuità, ah carnali!), conclusi i colloqui, non resta che affermare che la FSSPX è cattolica ( a che siamo arrivati) e darle una collocazione canonica senza condizioni.
Concludo con una frase di Sant’Agostino: Spesso la divina Provvidenza permette anche che, a causa di alcune rivolte troppo turbolente dei carnali, gli uomini buoni siano espulsi dalla comunità cristiana. Ora essi, se sopporteranno pazientemente l'ingiusto affronto per la pace della Chiesa, senza cercare di dar vita a qualche nuovo scisma o eresia, con ciò insegneranno a tutti con quanta autentica disponibilità e con quanta sincera carità si deve servire Dio. È loro intenzione infatti ritornare, una volta cessata la tempesta; oppure - se ciò non è loro concesso sia per il perdurare della tempesta sia per il timore che, con il loro ritorno, ne sorga una simile o più furiosa - non abbandonano la volontà di aiutare coloro che, con i loro fermenti e disordini, ne provocarono l'allontanamento, difendendo fino alla morte, senza ricorrere a segrete conventicole e mediante la loro testimonianza, quella fede che sanno proclamata dalla Chiesa cattolica. Il Padre, che vede nel segreto, nel segreto li premia. Questo caso sembra raro; gli esempi però non mancano, anzi sono più numerosi di quanto si possa credere. Così la divina Provvidenza si serve di ogni genere di uomini e di esempi per guarire le anime e formare spiritualmente il popolo.”(De Vera Rel. 6.11)
Conforme a questa Fede voglio sempre vivere, Signore accrescete la mia Fede.



                                                                                                          Stefano Gavazzi



NOTE:
1)       A dire il vero non riesco a comprendere come si possa stigmatizzare l’ermeneutica della rottura e poi:
a)       Non fare nulla per correggerla
b)      Approvare e dare mandato di evangelizzare alla setta più pericolosa (NC) che dell’ermeneutica della rottura ne rappresenta l’emblema. Non sembra si siano presi provvedimenti in tali casi.
2) Il P. Durand dice: Benedetto XVI è stato accusato di essere stato troppo permissivo. Anche questa frase ci aiuta a capire che bisogna stare attenti e ragionare, l’ottimo Belvecchio, nell’articolo citato, fa notare: Intanto, due anni dopo essere diventato Papa, Benedetto XVI sciolse il primo nodo importante: la Messa tradizionale non è mai stata abolita, quindi ogni sacerdote può celebrarla liberamente. Fu il Motu Proprio Summorum Pontificum, e fu la soluzione di un incredibile equivoco protrattosi per quasi 40 anni, come se non fosse risaputo che la Chiesa non poteva cancellare duemila anni di liturgia con un colpo di mano, sia pure avallato da un Concilio e da un Papa.
Era inevitabile che qualcuno gridasse allo scandalo, poiché sembrò che il Papa avesse ceduto alla prima delle richieste della Fraternità. In realtà il Papa sapeva benissimo che Paolo VI aveva permesso un abuso e lo aveva sottoscritto, ma ancor meglio sapeva che, senza quella soluzione, il problema della Messa tradizionale sarebbe divenuto il grande problema della Chiesa. Altro che atto scismatico di Lefebvre, come aveva scritto Giovanni Paolo II, ormai si correva il rischio di vedere crescere due chiese in una… meglio allora due liturgie nella stessa Chiesa.
Da ciò si deduce che la tendenza è quella di far cadere sulla FSSPX l’eventuale rifiuto del preambolo, che, ripeto potrebbe essere eliminato, in quanto fonte, presumo, di ovvio diniego per chi afferma “quod tradidi et accepi”

venerdì 25 novembre 2011

La Massoneria appoggia Monti. Esclusivo: parla il Gran Maestro: E te credo...

Riporto da affari italiani.it
 
Venerdì, 25 novembre 2011 - 12:01:04
Di Tommaso Cinquemani
raffi massoneria
"Il curriculum di Mario Monti è di alto profilo. Spero vivamente che possa traghettarci fuori da questa crisi". Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, la principale loggia massonica, con una intervista ad Affaritaliani.it appoggia il nuovo governo. E sull'esecutivo Berlusconi ha un giudizio poco lusinghiero: "Quando sento dire da Tremonti che con la cultura non si campa... c'è qualche cosa di sbagliato". Un buon punto di partenza è il ritorno alla meritocrazia: "Se vado a vedere le teste pensanti che erano presenti in tutti i partiti del primo Parlamento e poi vado a vedere quelle di oggi... l'Aula non può essere il rifugio di quelli che non possono fare altro".

Come valuta la lettera aperta a firma del Venerabile Maestro  Gioele Magaldi, leader del Grande oriente democratico (corrente eterodossa del Grande oriente d'Italia) che fa le congratulazioni al "fratello Mario Monti"?
"Sono convinto che certi personaggi si sveglino la mattina in cerca di notorietà. Non bisogna dare corda a questo individuo, che tra l'altro è stato espulso dal Grande Oriente. Cui prodest? Solo a Magaldi che è in cerca di visibilità. Come diceva Troisi: non ci resta che piangere".

CHE COS'E' "IL GRANDE ORIENTE D'ITALIA"
"La Massoneria del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani è un Ordine iniziatico i cui membri operano per l'elevazione morale e spirituale dell'uomo e dell'umana famiglia.
La natura della Massoneria e delle sue istituzioni è umanitaria, filosofica e morale. Essa lascia a ciascuno dei suoi membri la scelta e la responsabilità delle proprie opinioni religiose, ma nessuno può essere ammesso in Massoneria se prima non abbia dichiarato esplicitamente di credere nell'Essere Supremo.
La Massoneria non è una religione né intende sostituirne alcuna: non pratica riti religiosi, non valuta le credenze religiose, non si occupa di nessun tema teologico, non consente ai propri membri di discutere in Loggia in materia di religione. La Massoneria lavora con propri metodi, mediante l'uso di Rituali e di simboli coi quali esprime ed interpreta i princìpi, gli ideali, le aspirazioni, le idee, i propositi della propria essenza iniziatica.
Essa stimola la tolleranza, pratica la giustizia, aiuta i bisognosi, promuove l'amore per il prossimo e cerca tutto ciò che unisce fra loro gli uomini ed i popoli per meglio contribuire alla realizzazione della fratellanza universale. La Massoneria afferma l'alto valore della singola persona umana e riconosce ad ogni uomo il diritto di contribuire autonomamente alla ricerca della Verità.
Essa inizia soltanto uomini di buoni costumi, senza distinzione di razza o di ceto sociale. I Lavori di Loggia sono di natura strettamente riservata, ma non segreta. Il Massone è tenuto ad osservare scrupolosamente la Carta Costituzionale dello Stato nel quale risiede o che lo ospita e le leggi che ad essa si ispirino. La Massoneria non permette ad alcuno dei suoi membri di partecipare o anche semplicemente di sostenere od incoraggiare qualsiasi azione che possa turbare la pace e l'ordine liberamente e democraticamente costituito della società.
I Massoni hanno stima, rispetto e considerazione per le donne. Tuttavia, essendo la Massoneria l'erede della Tradizione Muratoria operativa, non le ammette nell'Ordine. Ogni membro, al fine di rendere sacri i propri impegni, deve aver prestato Solenne Promessa sul Libro della Legge da esso ritenuta Sacra.
Che cosa ne pensa di Mario Monti?
"Il curriculum è di alto profilo. Spero vivamente che possa traghettarci fuori da questa crisi. Certo poi un governo va valutato sulla base delle opere che riesce a realizzare".

E' la persona di cui oggi l'Italia ha bisogno?
"Questo lo sapremo solo dopo che avremo visto i fatti. La massoneria non si occupa di politica del quotidiano. Si occupa dei grandi valori, dei grandi temi".

Ci spieghi meglio...
"Ancora ai tempi della Grecia antica un tale Aristotele disse che l'uomo è un 'animale politico', ma non certo perché è iscritto a qualche partito o perché ha una tessera. Semplicemente perché vive nella polis, nella società e quindi si fa carico dei problemi che riguardano la dignità e la libertà della persona. I grandi problemi della società erano i suoi problemi e sono quelli della massoneria".

In quest'ottica come valuta il governo Berlusconi?
"Beh, quando sento dire, da Tremonti, un ex ministro dello scorso governo, che con la cultura non si campa. Questo è una offesa, una violenza. Se non hai un ancoraggio ideologico, se non hai un sogno come puoi vivere. Da vecchio mazziniano dico che il problema è sempre l'educazione. Quando a Mazzini gli chiesero che cosa fosse la Repubblica lui disse che 'è una idea, non è una forza di governo o di partito che vince o che perde, è un progetto di educazione morale'".

Affaritaliani.it ha lanciato il "Forum della meritocrazia", un evento che ha lo scopo di riportare il merito come valore nella società. L'Italia ha bisogno di meritocrazia?
"Assolutamente sì. E' un concetto che condivido. Anche se la meritocrazia significa anche la capacità di sapersi elevare, non solo di fare carriera in una azienda o in una professione. E' qualcosa di più ampio".

Secondo lei in politica ci sono troppo persone che non hanno i requisiti per sedere in Parlamento?
"Se considero la composizione del primo Parlamento e vado a vedere le teste pensanti che erano presenti in tutti i partiti e poi vedo quelle di oggi... Il Parlamento non può essere il rifugio di quelli che non possono fare altro. Lei sa chi era Alfredo Baccarini?".

No, devo ammetterlo, non lo conosco.
"Alfredo Baccarini è stato il più grande ministro dei Lavori pubblici che l'Italia abbia mai avuto. Era un uomo che quando il governo non manteneva il programma si dimetteva. E quando morì un giornale francese scrisse:  'E' morto povero, il più grande encomio che si possa fare ad un uomo politico'".



  • mercoledì 23 novembre 2011

    RIFORMA LITURGICA DELLA MUSICA E DEI CANTI, CHI GLIELO DICE ALLO SPIRITO DEL CONCILIO.

    Concerto metal nella Cattedrale di Tarragona
    Sua Santità Benedetto XVI° ha ordinato al Cardinal Canizares di formare una commissione per l’applicazione del motu propriu “Querit semper” al fine di dare “nuovo impulso” (io già tremo) alla liturgia visti gli abusi degli ultimi decenni (solo?).
    La nuova commissione, il cui regolamento viene redatto in questi giorni, darà indicazioni precise alle diocesi, occupandosi soltanto dell’arte per la liturgia, non dell’arte sacra in generale; come pure della musica e del canto per la liturgia. E agirà i poteri giuridici della Congregazione del culto. (Tornielli)
    Sono veramente curioso di leggere quali siano le indicazioni contenute, quali le musiche ed i canti da eseguire.
    Ma il problema sarà questo: chi glielo va a dire a Martinez, Arguello and Co?
    Dove verranno riposte tutte le chitarre del prete che ha suonato a Tarragona?
    Come farà il punkpriest senza highway to hell degli ac/dc nel canto d’ingresso ?
    Il punkpriest (al centro), che Dio lo perdoni!
    Ma soprattutto, cosa penserà lo spirito del concilio, che in questi “decenni” aveva soffiato così impetuoso su carismatici e pentecostali di ogni genere, di questa “riformina”?1
    Santo Padre i buoi sono scappati da un pezzo e con loro pure i mandriani!
    Spero solo che non sia il solito smoke on the water and fire in the sky ma se tanto mi da tanto the ansewer is blowing in the wind!

                                                                                                             

                                                                                                                      Stefano Gavazzi

    NOTE:
    1) Qualcuno, inoltre, riterrà ancora il Santo Padre un restauratore, benché io non sia d’accordo, è evidente che il Papa sta cercando di arginare l’interpretazione estrema del concilio, tutto ciò all’insegna, però, della sua continuità ermeneutica, a tale scopo si riporta ciò che da secoli è stato condannato da un concilio ecumenico dogmatico.
    
    Recente messa africana, cibo etnico messa etnica!
    
    Concilio di Basilea Sess. XXI.”Detestando anche quel vergognoso abuso, divenuto frequente in alcune chiese, - per cui alcuni benedicono con mitra, pastorale e vesti pontificati come vescovi e altri si vestono da re e duchi (e questa festa in alcune regioni si chiama dei matti, o degli innocenti, o dei fanciulli), altri fanno giochi da maschere e da teatro, altri balli e baldorie tra uomini e donne e spingono la gente al divertimento e al riso, altri preparano banchetti e conviti, - questo santo sinodo stabilisce e comanda sia agli ordinari che ai decani e rettori di chiese, sotto pena della sospensione da tutti i proventi ecclesiastici per tre mesi, che non permettano più che nella chiesa, che deve essere casa di preghiera (22), e anche nel cimitero abbiano luogo questi e simili ludibri, e che si tengano mercati o commerci di fiere. E non manchino di punire i trasgressori con la censura ecclesiastica e con altri rimedi del diritto.
    Questo santo sinodo stabilisce pure che siano nulle tutte le consuetudini, le leggi e i privilegi che su questi argomenti non si accordino con questi decreti. “

    Chiaramente ciò vale a maggior ragione per la celebrazione del Santo Sacrificio, vorrei vedere!



    

    martedì 22 novembre 2011

    IL ROSARIO PIU' POTENTE DELLA BOMBA ATOMICA

    Antonello, fratello nella Fede e di esercizi spirituali di S. Ignazio, mi ha mandato questa bella storia, che conferma la straordinaria potenza del Rosario e dalla Santissima Vergine Maria.
    Con questo articolo rinnovo, con grande onore, la devozione alla santissima Madre di Dio e Madre Nostra Maria, vincitrice assoluta contro satana ed i suoi satelliti.
    Salve Regina....

    Una storia di cui si sapeva solo una eco lontana, finalmente ora se ne sa di più....

    Il Santo Rosario e la bomba atomica di Hiroshima
     


    Su Hiroshima è caduta una bomba atomica.

    Lo scopo era di annientare Hiroshima per distruggere il potere militare giapponese.

    Ma la Madonna, la Regina del Rosario, ha protetto miracolosamente una piccola comunità di quattro padri gesuiti, che vivevano nella casa parrocchiale, a soltanto otto isolati dal centro dell’esplosione. Padre Hubert Schiffer aveva 30 anni e lavorava nella parrocchia dell’Assunzione di Maria, a Hiroshima. Ha dato la sua testimonianza davanti a decine di migliaia di persone: “Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente da una esplosione terribile. Sono stato scaraventato nell’aria. Poi si è fatto tutto buio, silenzio, niente. Mi sono trovato su una trave di legno spaccata, con la faccia verso il basso. Il sangue scorreva sulla guancia. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Ho creduto di essere morto. Poi ho sentito la mia propria voce. Questo è stato il più terribile di tutti quegli eventi. Mi ha fatto capire che ero ancora vivo e ho cominciato a rendermi conto che c’era stata una terribile catastrofe! Per un giorno intero i miei tre confratelli ed io siamo stati in questo inferno di fuoco, di fumo e radiazioni, finché siamo stati trovati ed aiutati da soccorritori. Tutti eravamo feriti, ma con la grazia di Dio siamo sopravvissuti”.

    Nessuno sa spiegare con logica umana, perché questi quattro padri gesuiti furono i soli sopravvissuti entro un raggio di 1.500 metri. Per tutti gli esperti rimane un enigma, perché nessuno dei quattro padri è rimasto contaminato dalla radiazione atomica, e perché la loro casa, la casa parrocchiale, era ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno erano state distrutte e bruciate. Anche i 200 medici americani e giapponesi che, secondo le loro stesse testimonianze, hanno esaminato padre Schiffer, non hanno trovato nessuna spiegazione a perché mai, dopo 33 anni dallo scoppio, il padre non soffriva nessuna conseguenza dell’esplosione atomica e continuava a vivere in buona salute. Perplessi, hanno avuto tutti sempre la stessa risposta alle tante loro domande: “Come missionari abbiamo voluto vivere nel nostro paese il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Rosario.” Ecco il messaggio pieno di speranza di Hiroshima: La preghiera del Rosario è più forte della bomba atomica! Oggi, nel centro della città ricostruita di Hiroshima, si trova una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, che si prega in questa chiesa giorno e notte.


    Un altro racconto di padre Schiffer aggiunge che avevano appena finito di dire Messa, e si erano recati a fare colazione, quando la bomba cadde:
    "Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l'aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l'aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d'autunno."

     Quando riaprì gli occhi, egli, guardandosi intorno, vide che non vi erano più edifici in piedi, fatta eccezione per la casa parrocchiale. Tutti gli altri in un raggio di circa 1,5 chilometri, si racconta, morirono immediatamente, e quelli più distanti morirono in pochi giorni per le radiazioni gamma. Tuttavia, il solo danno fisico che padre Schiffer accusò, fu quello di sentire alcuni pezzi di vetro dietro il collo. Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito americano gli spiegarono che il suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici, il corpo di padre Schiffer sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi della bomba. In realtà, egli visse per altri 33 anni in buona salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. In quella data, tutti gli otto membri della comunità dei Gesuiti di Hiroshima erano ancora in vita. Questi sono i nomi degli altri sacerdoti gesuiti che sopravvissero all'esplosione: Fr. Hugo Lassalle, Fr. Kleinsorge, Fr. Cieslik.

    Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, dove un convento francescano - "Mugenzai no Sono" ("Giardino dell'Immacolata") - fondato da San Massimiliano Kolbe rimase illeso come a Hiroshima. Dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la sopravvivenza degli otto gesuiti all'esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana.

    Sapevate che nel 1945 il 70% dei cattolici giapponesi viveva a Nagasaki? Era “la città cattolica del Giappone”.

    Testimonianza del prof. Hikoka Vanamuri – sopravvissuto di Hiroshima nel 6 agosto 1945 ( tratto da: nelcuoredimaria ): Hikoka Vanamuri, già professore all'Università di Tokio in filosofia, è stato intervistato in occasione del suo pellegrinaggio a Fatima, e così ha risposto: «Non tornerò in Giappone. Dopo anni di studi, dopo anni di meditazione ho compreso che la vita nell'atmosfera viziata di Buddha è rimasta un’inacidita testimonianza storica di paganesimo vociferante e mi sono convertito alla religione cattolica. La decisione l'ho presa dopo lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima. Ero a Hiroshima per una ricerca storica. Lo scoppio della bomba mi trovò in biblioteca. Consultavo un libro portoghese e mi venne sott'occhio l'immagine della Madonna di Fatima. Mi sembra che questa si muovesse, dicesse qualcosa. All'improvviso una luce abbagliante, vivissima mi ferì le pupille. Rimasi impietrito.

    Era accaduto il cataclisma. Il cielo si era oscurato, una nuvola di polvere bruna aveva coperto la città. La biblioteca bruciava. Gli uomini bruciavano. I bambini bruciavano. L'aria stessa bruciava. Io non avevo portato la minima scalfittura. Il segno del miracolo era evidente. Non riuscivo tuttavia a spiegare quello che era successo. Ma il miracolo ha una spiegazione? Non riuscivo nemmeno a pensare. Solo l'immagine della Madonna di Fatima mi splendeva su tutti i fuochi, sugli incendi, sulla barbarie degli uomini. Senza dubbio ero stato salvato perché portassi la testimonianza della Vergine su tutta la terra. Il dott. Keia Mujnuri, un amico dal quale mi recai quindici giorni dopo stabilì attraverso i raggi X che il mio corpo non aveva sofferto scottature. La barriera del mistero si frantumava. Cominciavo a credere nella bellezza dell'amore. Imparai il catechismo ma sul cuore tenevo l'immagine di Lei, il canto soave di Fatima. Desideravo il Signore per confessarmi, ma lo desideravo per mezzo di Sua Madre».


    Tratto da: La Signora di tutti i Popoli

    lunedì 21 novembre 2011

    Belle e grandi chiese della Fraternità San Pio X

     
    “Va, Francesco, restaura la mia casa, che, come vedi, è tutta in rovina”.
    Rispondendo all'appello del Crocifisso di San Damiano, san Francesco si è fatto costruttore di chiesa prima di essere un ricostruttore della ChiesaPer Monsignor Lefebvre, il processo è stato inverso.



    Chiesa di Econe, Svizzera, 1998
    Chiesa di Mendoza, Argentina, 2002


     
    Chiesa di Stuttgart, Germania, 1998


    Il paragone tra San Francesco e Monsignor Lefebvre non è esagerato. Infatti, il valoroso vescovo ha avuto anche lui quello che potremmo definire un’esperienza mistica che ha sigillato la sua vocazione. Ne parla nella prefazione al suo libro “Itinerario spirituale” (1) scritto nel 1989: “… lo Spirito Santo mi permette di realizzare il sogno che mi ha fatto intravedere un giorno nella Cattedrale di Dakar: (…) trasmettere in tutta la sua purezza dottrinale, in tutta la sua carità missionaria, il sacerdozio cattolico di Nostro Signore Gesù Cristo…” .
    Fin dalla sua fondazione, l'opera di Monsignor Lefebvre ha dimostrato un’eccezionale attività apostolica, poiché ormai la Fraternità San Pio X conta 750 centri di Messa nel mondo intero, vera rete internazionale al servizio della santificazione delle anime e della Messa di sempre.
    All’inizio, la maggioranza dei centri di Messa erano delle sale prese in affitto o dei vecchi garage, magazzini, o altri locali del genere, comprati e trasformati in luoghi di culto. Era il tempo delle catacombe.
    Pian piano, però, grazie alla generosità dei fedeli che sempre più numerosi si appellavano a suoi sacerdoti, la Fraternità ha potuto costruire delle vere cappelle o delle chiese, alcune delle quali sono splendide opere d’architettura dalle dimensioni tali da permettere a centinaia di fedeli di assistere alla Messa domenicale. Potete vedere le foto di alcune di esse con la data di costruzione. Sono edifici costruiti senza nessun aiuto dallo Stato, senza offerte dalle diocesi, senza pubblicità. Sono il frutto della preghiera e del lavoro dei fedeli, una bella testimonianza di fede.
    Il Concilio Vaticano II parla di “tradizione vivente” (2), concetto sbagliato di una tradizione che cambia nel tempo. Anche nella Fraternità San Pio X si parla di “tradizione vivente”, ma nel senso che la Tradizione dà la vita ed è feconda. Questa fecondità si vede nelle numerose vocazioni sacerdotali e religiose, nelle famiglie con tanti bambini, nelle conversioni e in tutte le grazie che i fedeli ricevono tutti i giorni. Si vede anche nell’apertura, ogni anno, di nuovi priorati e centri di Messa. Mentre il Vaticano II ha voluto fondare una nuova Chiesa, la Fraternità costruisce dappertutto delle chiese nuove!
    Don Fabrizio Loschi
    Note:
    (1) Mons. Marcel Lefebvre, Itinerario Spirituale - Ed. Ichthys 2000, prefazione.
    “Permettendo che io scriva le poche riflessioni spirituali che seguono, prima di entrare, a Dio piacendo, nel seno della Santissima Trinità, lo Spirito Santo mi permette di realizzare il sogno che mi ha fatto intravedere un giorno nella cattedrale di Dakar: di fronte alla progressiva degradazione dell’ideale sacerdotale, trasmettere, in tutta la sua purezza dottrinale, in tutta la sua carità missionaria, il sacerdozio cattolico di Nostro Signore Gesù Cristo, quale Egli l’ha trasmesso fino alla metà del XX secolo”.
    (2) Costituzione Dei Verbum sulla Divina Rivelazione

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    Chiesa di Schonenberg, Germania, 1995


    Chiesa di La Reja, Argentina, 2001



















     








    Chiesa di Tynong, Australia, 2011

    Fonte:SanPioX.it
    Chiesa di Denver, Stati Uniti, 2001

    venerdì 4 novembre 2011

    La “Regolarizzazione” della Fraternità S. Pio X: Non così facile come si potrebbe pensare

    Riporto questo articolo molto interessante pubblicato sul sito della Fraternità San Pio X
    Il contenuto potrebbe far riflettere molte persone sulla portata dell'argomento riguardo ad un eventuale accordo dell FSSPX con la gerarchia ecclesiastica e al suo "riconoscimento".

    Pubblichiamo un articolo di John Vennari apprso il 19 Settembre 2011 su Catholic Family News
    La lettera del 14 Settembre indirizzata dal Vaticano alla Fraternità S. Pio X ha generato un’onda di prematuro entusiasmo. Sebbene i contenuti del “preambolo dottrinale” inviato dal Vaticano siano ancora sotto esame, Monsignor Fellay ha anticipato nella sua intervista del 14 Settembre che esso contiene una sorta di affermazione dottrinale da sottoscrivere da parte della Fraternità S. Pio X, ed un invito a procedere, con il passo successivo, verso il riconoscimento canonico. Il riconoscimento canonico previsto per la Fraternità S. Pio X sarebbe analogo ad una prelatura personale secondo le linee vigenti per la Opus Dei. Quando Mons. Fellay, alla fine della sua intervista, ha
     richiesto a tutti noi di continuare ininterrotti i nostri Rosari e le nostre Preghiere per la Fraternità “onde ottenere le grazie di illuminazione e di forza necessarie ora più che mai”, egli non lanciava semplicemente una pia richiesta. Infatti da parte della pubblica opinione la pressione su Mons. Fellay è enorme.
    Da ogni parte noi udiamo raccomandazioni a Mons. Fellay affinché colga questa occasione e la sfrutti, partendo dalla falsa premessa “ORA O MAI PIU’ “ per la Fraternità, poiché simili favorevoli condizioni per il riconoscimento potrebbero presumibilmente non presentarsi mai più in futuro. Chi spinge per questa affrettata scelta non ha riflettuto su ciò di cui si discute. L’ultima cosa che Mons. Fellay e la Fraternità possono firmare è un accordo in stile “linea-Obama per l’assistenza”: accettiamo di pagare il conto cosicché potremo finalmente vedere cosa esso contiene veramente. No! I passi verso il proposto riconoscimento devono essere effettuati con grande cautela, una cautela che necessariamente richiederà ben più di un paio di mesi di riflessione.
    La Fraternità S. Pio X deve essere certa di aver esaminato l’argomento completamente, considerando ogni implicazione del riconoscimento ed essere pronta a dire “NO” – anche resistendo a enormi pressioni – se tutti i dettagli non sono ben chiariti in anticipo.

    Non dobbiamo sorprenderci se Mons. Fellay considera ogni tipo di proposta canonica con cautela e riserva. Parlo con l’esperienza di chi è stato direttamente coinvolto nel movimento della Tradizione per più di 30 anni e che ha visto un gran numero di accordi di regolarizzazione inacidirsi. E’ vero che la rivista Catholic Family News non rappresenta in alcun modo la Fraternità S. Pio X, ma noi supportiamo pienamente Mons. Fellay nella sua cautela.
    Qui sotto sono elencati alcuni degli infiniti punti che necessitano di ricevere risposta prima che ogni accordo canonico sia accettato: 
    • Come reagiranno i Vescovi Diocesani nei confronti dei Vescovi della Fraternità S. Pio X che entreranno nelle loro Diocesi per somministrare il rito della Cresima, specialmente quando i Vescovi diocesani sanno che i fedeli vogliono Religiosi della Fraternità S. Pio X perché diffidano del nuovo rito della Cresima el Vescovo diocesano stesso?
    • Quale opinione rispetto a nuove Cappelle e Centri per le Messe? Nuove scuole? Nuovi Seminari, come ad esempio quelli progettati in Virginia? La Fraternità dovrà prima ricevere il permesso del Vescovo diocesano – che in molti casi è ostile alla Tradizione? E se è così, ciò non rappresenta un reale pericolo per la crescita futura della Fraternità?
    • In che modo la gerarchia ecclesiastica, ancora indebolita dal pensiero modernista, presterà ascolto ai lamenti dei Vescovi diocesani – che continueranno a vedere la Fraternità come una minaccia al loro potere – senza compromettere la Fraternità stessa?
    • Quale considerazione per le cappelle di altri sacerdoti con cui la Fraternità ha rapporti amichevoli e per le quali la Fraternità somministra la Cresima?
    • Roma si aspetterà che la Fraternità smetta di somministrare la Cresima in queste cappelle? Roma si aspetterà che la Fraternità sciolga quelli che ha legato per la vita? Il Vaticano, che garanzia di libertà e di sicurezza offrirà alla Fraternità di poter continuare a somministrare la Cresima in quelle cappelle i cui Cappellani ritengono in coscienza che non si possa ancora avere un accordo canonico con il Vescovo locale?
    • In che modo verrà garantita con certezza l’autonomia educativa nelle scuole della Fraternità?
    • In che modo sarà assolutamente garantita la formazione controrivoluzionaria nei seminari della Fraternità?
    • Quali sono le condizioni per la consacrazione di futuri Vescovi della Fraternità?
    • E riguardo agli ordini religiosi collegati con la Fraternità? Che relazioni tra la Fraternità e i Benedettini tradizionalisti? E i Domenicani tradizionalisti? E i Cappuccini tradizionalisti? E i Carmelitani tradizionalisti?
    • Nell’ambito della proposta “prelatura personale”, la Fraternità potrà ancora sostenere e ordinare uomini per questi gruppi?
    • Gli ordini affiliati alla Fraternità dovranno cambiare il loro nome e smettere di chiamarsi Domenicani, Benedettini, Carmelitani dopo l’accordo? (non appena i tradizionalisti transalpini “Redentoristi” accettarono la regolarizzazione tre anni fa, prima di tutto dovettero cambiare il loro nome in “Figli del Grandissimo Redentore”,  poiché i Redentoristi del Novus Ordo non permisero loro di usare il nome di Redentoristi. E Roma immediatamente appoggiò i Redentoristi contro i transalpini).
    • E che sarà delle Suore Domenicane che insegnano nelle scuole affiliate alla Fraternità, due delle quali sono negli Stati Uniti? Vi sarà il permesso di continuare? Conserveranno queste Domenicane la stessa autonomia dai Vescovi locali che si suppone avrà la Fraternità, e potranno esse conservare il nome “Domenicane”?
    • Sarà la stessa cosa per le affiliazioni con le suore Francescane in Kansas City?
    • L’affiliazione della Fraternità con altri ordini religiosi tradizionali non comporterà anche il coinvolgimento della Sacra Congregazione Vaticana per i religiosi coinvolti, il che complicherà ulteriormente la regolarizzazione?
    • E il pericolo di avere ribellioni se molti ritenessero che il Vaticano stia procedendo troppo rapidamente con un accordo di regolarizzazione?
    • Crediamo realmente che ogni discussione sulla legittimità del Vaticano II possa continuare dopo la regolarizzazione, quando il Vaticano potrà dire:”La caccia è finita, noi abbiamo chiuso il carniere”[modo di dire del Nord Est Americano, ndT]?
    • In ogni elezione di un nuovo Prelato per l’Opus Dei il Papa deve approvare l’elezione. Se la prelatura nella Fraternità è modellata secondo le linee dell’Opus Dei, un Papa favorevole al Vaticano II approverà un nuovo capo della Fraternità che assomigli all’Arcivescovo Lefebvre, o non spingerà piuttosto per un capo conforme alle sue aspettative?
    • Ci si aspetterà che una Fraternità “regolarizzata” richieda un Imprimatur per ogni libro che pubblica? Come potrebbe ottenersi un Imprimatur per libri quali Giovanni Paolo II – dubbi su una beatificazione; o il superbo 100 anni di modernismo di Padre Dominique Bourmaud; o gli scritti non ancora pubblicati dell’Arcivescovo Lefebvre che critica senza mezzi termini il Vaticano II ed il progressismo della gerarchia post-conciliare?
    • Il Superiore del Distretto francese della Fraternità ha appena pubblicato una genuina, necessaria e vivace critica del prossimo incontro pan-religioso di Assisi, una critica ampiamente basata sull’insegnamento tradizionale della Chiesa: queste critiche pubbliche saranno tollerate da Roma nel caso di una Fraternità “regolarizzata”?
    • L’Arcivescovo Lefebvre disse: “Se Roma volesse riconoscerci una vera autonomia, quella cioè che abbiamo ora, ma con sottomissione [al Papa, ndT ], noi dovremmo volerla”. Cosa succede se il significato per la Fraternità di “vera autonomia” è in conflitto con il significato che il Vaticano dà alle parole “ vera autonomia”?
    • C’è il pericolo che la Fraternità finisca proprio come un altro gruppo (Ecclesia Dei) che direttamente o indirettamente è represso nel mantenere la Vecchia Messa ed è forzatamente dissuaso dal difendere pubblicamente la Fede Cattolica “tutta e intera” contro il presente assalto modernista liberamente diffuso dentro la Chiesa negli ultimi 50 anni?
    • Può la Tradizione operare pienamente sotto una gerarchia del “Novus Ordo”? 
    Queste ed altre innumerevoli questioni dovranno essere risolte da Mons. Fellay prima che un qualche tipo di realistico accordo canonico possa essere raggiunto. La Fraternità non ha mai seguito un approccio pragmatico, ma si è sempre mossa dalla “dottrina”, il che significa che essa si muove da posizioni di forza. Io credo che la Fraternità continuerà la sua discussione lungo questa forte linea dottrinale.
    Mons. Fellay sa che il carisma della Fraternità è quello del suo fondatore: difendere la Fede “tutta e intera”, senza compromessi, stando particolarmente attenti agli errori di oggi. Egli sa che il dovere del Sacerdote non richiede nulla di meno.
    E’ dovere primario del Sacerdote guidarci nella battaglia per difendere la Fede. San Tommaso d’Aquino non lasciò ai laici il combattere i Manichei. San Francesco di Sales non lasciò ai laici il combattere il Protestantesimo. Noi laici dovremo fare la nostra parte, ma è proprio della natura del sacerdozio difendere pubblicamente la Fede.
    E’ per questo che noi abbiamo amato l’Arcivescovo Lefebvre: egli ci ha guidato alla battaglia. Naturalmente ogni sermone non deve essere un assalto al Vaticano II ed alla Nuova Messa, ma è responsabilità del sacerdote indirizzare l’attenzione del suo gregge contro i determinanti errori che minano la Fede e distruggono le anime. E tragicamente il maggior attentato contro la Fede Cattolica ai nostri giorni viene dal Vaticano II, la gerarchia contemporanea, il rivoluzionario Papa Polacco che Benedetto ha appena beatificato.
    Come potrà una Fraternità “regolarizzata” vedersi garantita la possibilità di combattere liberamente questa battaglia contro-rivoluzionaria?
    Questa miriade di problemi ora pesano su Mons. Fellay e sulla Fraternità S. Pio X. Il considerare questo ci aiuterà a meglio comprendere perché Mons. Fellay ha chiuso la sua intervista richiedendo sempre più Rosari e preghiere per la Fraternità per ottenere “le grazie di luce e di forza di cui abbiamo bisogno più che mai”. 
    19 Settembre 2011, Catholic Family News MPO Box 743  Niagara Falls – NY  14216 cfnjjv@gmail.com