lunedì 11 aprile 2011

Il Sacerdozio insostituibile

Mons. Celada (Chiesa Viva 437-A)

Recentemente sono apparsi (vedasi le note) degli articoli che riguardavano il celibato ecclesiastico su laici e vescovi che, in qualche maniera, cercano di minare una parte, appunto, insostituibile della nostra Santa Fede Cattolica.
Ripropongo, qui, una serie di articoli, a vari livelli, sul tema del celibato ecclesiastico a partire da questo.
Tra le opinioni arrischiate e stravaganti che certa teologia moderna ha messo in luce, una di queste è l’ipotesi della sostituzione del Sacerdote nella celebrazione della Santa Messa.

Sacerdos alter Christus

Non solo lo spericolato Küng, ma anche altri scrittori dai quali si è soliti attendere l’ortodossia, hanno opinato che, in assenza prolungata di un Sacerdote, potesse un membro della comunità fungere da presidente dell’assemblea liturgica e pronunciare efficacemente le parole della Consacrazione.1
La rivista “Les Etudes”, che gode di alta autorità, nel numero di giugno del 1977, a firma di Bernard Feillet, scriveva: «Sentiamo venire un nuova pratica eucaristica, tanto necessaria alla fede e alla preghiera, che essa riconosce in qualsiasi ministro
di questa assemblea la capacità di ripetere i gesti e le parole del Signore».
Mi chiedo allora: perché sono stato ordinato Sacerdote? Per assicurare il passaggio;  indubbiamente, questa era la mia vita obbligata, per scoprire e condividere con tutti il sacerdozio della comunità?
Già si sta attenuando la differenza tra Sacerdoti e laici, però, noi cerchiamo di distinguerci spiritualmente.2
Il giorno in cui i Vescovi e altre comunità saranno disposti a vivere così, noi siamo pronti a delegare, per un certo periodo di tempo, all’uno o all’altro la presidenza per la celebrazione dell’Eucarestia.3
Questa dottrina, se non apertamente eretica, certo sfiora l’eresia, perché il Concilio di Trento ha definito che solo i successori degli Apostoli, in tutto o in parte, hanno i poteri di consacrare l’Eucarestia (Conc.Trid.949).
Il Concilio Vaticano II, pur dando risalto al sacerdozio mistico e spirituale dei fedeli, ha connotato la diversità essenziale del sacerdozio gerarchico, che proviene dal sacramento dell’Ordine con un carattere indelebile.
Questa dottrina tradizionale ribadisce Giovanni Paolo II nella sua Lettera al Clero (8 aprile 1979) rievocando in modo drammatico le di condizioni di quelle comunità nelle quali manca il vero Sacerdote ministeriale gerarchico: «Avviene talvolta che si riuniscono in un santuario abbandonato (i fedeli) e mettano sull’altare la stola ancora conservata e recitano tutte le preghiere della liturgia eucaristica; ed ecco, al momento che corrisponde alla Transustanziazione, scende tra loro un profondo silenzio, alle volte interrotto da un pianto... tanto ardentemente essi desiderano udire le parole, che solo sulle labbra di un  sacerdote si possono efficacemente pronunciare!
Tanto vivamente desiderano comunione eucaristica, della quale, solo in virtù del Ministero
sacerdotale possono diventare partecipi, come pure tanto ansiosamente attendono di sentire le parole divine del perdono: “ego te absolvo a peccatis tuis”. Tanto profondamente risentono l’assenza di un Sacerdote in mezzo  a loro!..
Questi luoghi non mancano nel mondo. Se, dunque, qualcuno di voi dubita circa il senso del suo Sacerdozio, se pensa che esso sia “socialmente” infruttuoso, oppure inutile, rifletta su questo!», (Lettera al Clero, par.10).
Riguardo al perdono dei peccati si può in caso di necessità ricorrere all’atto di contrizione perfetta che, con la promessa di confessarsi appena possibile, anticipa il beneficio della assoluzione, cancella i peccati e fa ricuperare la Grazia perduta.
Ma questa non è un’alternativa perfetta. Nessuno può avere la certezza del perdono che dà l’Assoluzione sacramentale. – Nemo iudex in causa propria.
Ma invece per la Santa Messa è indispensabile l’opera del Sacerdote propriamente detto, come è necessaria l’azione del Vescovo per consacrare un Sacerdote. Adunque il sacerdozio ministeriale e gerarchico, che differisce essenzialmente dal sacerdozio mistico dei fedeli, è insostituibile e tale potestà è indelegabile.
La storia ecclesiastica ricorda altresì i cristiani della Norvegia, che, essendo privi di un Sacerdote da oltre un secolo, si raccoglievano ogni domenica nella chiesa, stendevano un corporale sull’altare, vi posavano un calice e attendevano che un giorno tornasse un Sacerdote per deporre un’ostia consacrata e infondere il sangue di Cristo in quel calice vuoto. A nessuno di questi fedeli veniva in mente di sostituirsi al Sacerdote assente perché, come tutta la cristianità, avrebbe considerato una parodia quella pretesa sostituzione.
Altrettanto si narra di ciò che avvenne a Nagasaki quando i Missionari francesi ritrovarono, dopo tre secoli, un gruppo di cattolici discendenti da quelli che erano stati evangelizzati da San Francesco Zaverio. Essi, dapprima titubanti, interrogarono i nuovi missionari per riconoscere se erano cattolici, facendo loro certe domande sorprendenti: se celebravano l’Eucaristia, se avevano moglie, se riconoscevano un Uomo bianco-vestito che risiedeva a Roma.
Erano le garanzie di avere a che fare con Sacerdoti autenticamente cattolici.
Essi si erano mantenuti fedeli a Cristo e alla Chiesa mediante questi ricordi, la preghiera, con particolare devozione alla Madonna, e sostituendo alla Comunione eucaristica effettiva, la Comunione spirituale, che ne è il desiderio, la speranza, l’attesa, e ne produce alcuni effetti, come l’aumento della Grazia santificante e, occorrendo, la remissione dei peccati.
                                                                                                                   Stefano Gavazzi
Note mie:

1) Come nel caso di alcuni “Cattolici Adulti” tedeschi che hanno sottoscritto un documento per la formazione di viri probati che possano “supportare” la carenza di sacerdoti per mancanza di vocazioni.(chissà perché?)
Per gli approfondimenti si può leggere al seguente link: http://www.agerecontra.it/public/press/?p=8963

2) Oggi, dopo il concilio vaticano II e la protestantizzazione della liturgia con il NOM sono in voga i surrogati dell’ordinamento cioè i così detti movimenti ecclesiali che pian piano stanno di fatto sostituendosi ad esso ricalcando in tutto e per tutto la radice protestante da cui provengono.

3) Non sono pochi i vescovi che ritengono solo una disposizione ecclesiastica il celibato per alcuni approfondimenti si può leggere il link: http://blog.messainlatino.it/2011/03/guerre-cardinalizie-sul-celibato.html

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