sabato 30 aprile 2011

STRANO CONCETTO DI DIGNITATIS HUMANAE

Pubblico una lettera di un'associazioni di mamme vittime del regime di Pinochet con cui Giovanni Paolo II aveva un ottimo rapporto, solo ieri purtroppo vengo a conoscenza di questo "famoso" documento molto molto duro nei confronti del Pontefice.
Una strana considerazione dei diritti umani, anche questi in linea con la dichiarzaione Dignitatis Humanae, visto che il papa chiese la non estradizione alla camera dei Lords per il dittatore assasino Pinochet poi però il 18 maggio 2001 promulgò un documento a firma dei cardinali Ratzinger e Bertone in cui veniva chiesto a tutte le diocesi di comunicare solo alla congregazione per la dottrina della fede i casi di pedofilia mantenendo di fatto l'omertà verso le autorità civile di tutti gli stati. (si veda qui http://www.youtube.com/watch?v=fHDFlF7P6q8)
Evidentemente ci sono diritti e..rovesci.  


I precedenti del caloroso rapporto tra Giovanni Paolo II ed il dittatore cileno risalgono ancora agli anni ’80. All’arcivescovo Sodano, nel 1987 ancora nunzio apostolico in Cile, «il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l’autografo pontificio qui accluso, come espressione di particolare benevolenza. Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile». E conclude Wojtyla, riaffermando al signor Generale, «l’espressione della mia più alta e distinta considerazione». Così nel 1993, «al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d’oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine», scrive senza imbarazzo il Sommo Pontefice, «con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II.» Quando su mandato internazionale spagnolo Pinochet viene arrestato, nel ’99, in Inghilterra, con l’imputazione di tortura e omicidio, il Santo Padre inoltra formalmente alla Camera dei Lord la richiesta perché l’estradizione non venga concessa, seguita a breve dalla richiesta di perdono per i crimini compiuti dal dittatore cileno. (Filip Stefanovic)A rispondergli con una lettera le Madri di Plaza de Mayo:


Sig. Giovanni Paolo II
Ci è costato diversi giorni assimilare la richiesta di perdono che Lei, Sig. Giovanni Paolo II, ha inoltrato in favore del responsabile di genocidio Pinochet.
Ci rivolgiamo a Lei come cittadino comune, perchè ci sembra aberrante che dalla sua poltrona di Papa in Vaticano, senza conoscere, senza avere sofferto sulla sua pelle la tortura con scariche elettriche, le mutilazioni e le violenze sessuali, abbia il coraggio di chiedere, in nome di Gesù Cristo, clemenza per l’assassino Pinochet.
Gesù è stato crocifisso e la sua carne è stata lacerata dai Giuda come Lei che oggi difende gli assassini.
Sig. Giovanni Paolo II, nessuna madre del Terzo Mondo che ha dato alla luce, allattato e curato con amore un figlio che è stato mutilato dalle dittature di Pinochet, Videla, Banzer, Stroessner, accetterà con rassegnazione la sua richiesta di clemenza.
Noi Madri ci siamo incontrate con Lei in tre occasioni, ma Lei non ha impedito i massacri, non ha alzato la voce in difesa delle nostre migliaia di figli durante quegli anni di terrore.
Adesso non abbiamo più dubbi su da quale parte sta Lei, ma sappia che malgrado il suo potere immenso, non potrà arrivare nè a Dio nè a Gesù.
Molti dei nostri figli si sono ispirati a Gesù nel loro impegno per il popolo.
Noi Membri dell’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, attraverso una preghiera immensa che arriverà al mondo, chiediamo a Dio che non perdoni Lei, Sig. Giovanni Paolo II, perchè Lei denigra la Chiesa del popolo che soffre. Lo facciamo in nome dei milioni di esseri umani che morirono e continuano a morire ad opera degli assassini che Lei difende e sostiene.
DICIAMO: SIGNORE NON PERDONARE GIOVANNI PAOLO II
Associazione Madri di Plaza de Mayo
Hebe Bonafini
Presidentessa
                                                                                                     Stefano Gavazzi

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