Abbiamo visto nella prima parte che la dottrina dell’anticristo non sarà: “uomini non siate religiosi”.,ed in questa seconda parte approfondiremo per quale motivo non vorrà rendere tutti atei e “irreligiosi” o almeno in un certo senso.
2) Sebbene basterebbe quanto sopra esposto per dare conclusione all’argomento, vorrei chiarire maggiormente il motivo dell’errore iniziale ed in verità renderò, infine, soddisfazione a quanto sostenuto dall'autore dell'articolo.
E’ un dato di fatto che l’equazione, come anticipato, false religioni = approdo alla vera religione non è reale per il semplice fatto che escluderebbe proprio i così detti atei.
Il fatto di non credere a nulla sembrerebbe escluderli dalla salvezza?
Oppure li renderebbe più lontani dalla conversione?
Sarebbero gli unici impenitenti?
Suvvia, da ogni dove sento parlar di battesimo di desiderio, atto di carità perfetta, ignoranza invincibile e per gli atei nulla?
Noi sappiamo che le cose non stanno così, è evidente che anche in questo caso c’è un errore.
Ma sebbene Don Morselli sia ben preparato ed abbia riportato nell’articolo il passaggio da religione a fede egli parte nuovamente da un principio errato, vediamo:
La religione è una virtù morale facente parte della giustizia ed è una virtù avente per oggetto non Dio, come la Fede, virtù teologale, ma i mezzi ordinati al fine.(ST II-II Q 81 a5 r)
Ma come la religione non è la fede, ma una manifestazione della fede mediante i segni esterni, così la superstizione è una manifestazione dell’incredulità con atti esterni di culto.
Tale manifestazione viene indicata col termine di idolatria.
La cappella ecumenica di loppiano |
L’idolatria però è un peccato grave, anzi è il peccato più grave di tutti.(in base al peccato in se stesso)
Infatti l’idolatria presuppone l’incredulità interna e vi aggiunge esternamente un culto abusivo.
Orbene l’incredulità, che si contrappone direttamente alla fede, in ordine alle virtù morali è il peccato peggiore di tutti, ma l’errore, il secondo principio errato, di Don Morselli è quello di ritenere gli atei e i “falsi religiosi” come due generi distinti di peccatori, mentre essi appartengono entrambi allo stesso genere, gli increduli, facenti parte di una specie diversa.
Gli atei rientrano in quell’incredulità di contrarietà alla fede: nel senso cioè che uno resiste alla predicazione della fede.
Non è nella natura dell'uomo avere la fede; però è nella n atura dell'uomo non opporsi mentalmente alle ispirazioni interne e alla predicazione esterna della verità.
Il peccato di incredulità nasce dalla superbia, che suggerisce all'uomo di non piegare la propria intelligenza alle regole della fede e alla sana interpretazione dei Padri.
Per cui S. Gregorio [Mor. 31, 45] afferma che "dalla vanagloria nascono le stravaganze dei novatori".(ma guarda un po’)
Ma questa definizione è da applicare a tutti gli increduli in generale. Il peccato di incredulità nasce dalla superbia, che suggerisce all'uomo di non piegare la propria intelligenza alle regole della fede e alla sana interpretazione dei Padri.
Per cui S. Gregorio [Mor. 31, 45] afferma che "dalla vanagloria nascono le stravaganze dei novatori".(ma guarda un po’)
Viene così a cadere l’opinione di ritenere gli atei come un genere diverso dai “religiosi” o che quest’ultimi siano più vicini a Dio e alla Vera Religione.
In fondo gli atei sono idoli di se stessi!
Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa?
No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; 1Corinzi 10:19-20
Il simulacro non è nulla, poiché risulta immagine di cosa morta.
Ma sotto l’ombra dei simulacri, è il diavolo a ricevere culto.(Ambrosiaster 1Cor.X,19)
Non vi è vita che non provenga da Dio, perché Dio è la vita suprema e la sorgente stessa della vita. Nessuna vita, in quanto tale, è male, ma lo è in quanto volge verso la morte. Tuttavia la morte della vita non è altro che l'iniquità, la quale appunto è così chiamata perché non è nulla, ed è per questo che gli uomini più iniqui sono chiamati uomini da nulla. La vita dunque volge verso il nulla se, per volontaria colpa, si allontana da Colui che la creò e della cui essenza godeva, per poter godere, contro la legge divina, delle realtà corporee alle quali Dio l'aveva preposta. In questo sta l'iniquità (S. Agostino - La Vera Religione 11,21).
Ora se l’idolo non è nulla e l’ateo crede al nulla risulta che l’idolatra è identico, nel genere, all’ateo.
Entrambi credono al nulla e così facendo rendono culto a satana non a Dio, con questo è risolta anche la questione di Cornelio (3) che, come dice san Tommaso, era già ascritto tra i fedeli.
Non sarebbe potuto essere altrimenti, per questo motivo fu ben accetta la sua preghiera, quindi l’esempio non regge.(cfr. p. II-II Q10 a. 4 ad 4)Senza la fede è impossibile piacere a Dio!
Nessuna preghiera è ben accetta a Dio senza la Fede.
Invece dobbiamo dire che qualsiasi peccato consiste formalmente nell'allontanamento da Dio.
Perciò un peccato è tanto più grave quanto più l'uomo con esso si allontana da Dio.
Ora, l'uomo si allontana da Dio nella maniera più grave con l'incredulità (non di pura negazione): poiché viene a mancare persino della vera conoscenza di Dio; e con una conoscenza falsa non si avvicina a lui, ma si allontana maggiormente.
E chi ha una falsa idea di Dio non può averne neppure una conoscenza parziale: poiché ciò a cui egli pensa non è Dio.
È quindi evidente che il peccato di incredulità è più grave di tutti i peccati che avvengono nel campo delle virtù morali. (ST p II-II Q 10 a.3 r)
Perciò un peccato è tanto più grave quanto più l'uomo con esso si allontana da Dio.
Ora, l'uomo si allontana da Dio nella maniera più grave con l'incredulità (non di pura negazione): poiché viene a mancare persino della vera conoscenza di Dio; e con una conoscenza falsa non si avvicina a lui, ma si allontana maggiormente.
E chi ha una falsa idea di Dio non può averne neppure una conoscenza parziale: poiché ciò a cui egli pensa non è Dio.
È quindi evidente che il peccato di incredulità è più grave di tutti i peccati che avvengono nel campo delle virtù morali. (ST p II-II Q 10 a.3 r)
Viene così confutata la tesi per cui per arrivare alla Vera Religione si deve, comunque, essere prima religiosi… scusate, idolatri.
C’è da dire che questo modo di pensare, cioè di arrivare alla verità attraverso altre “vie” è riportato nella dichiarazione (sic!) Nostra Aetate del concilio Vaticano II: “Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto dall'alto”.
Mentre la dottrina cattolica insegna che si perviene alla fede e quindi alla Vera religione solo attraverso la grazia santificante, dono gratuito di Dio attraverso una premozione che presuppone la libera scelta dell’individuo mosso, ora siccome Dio muove tutti verso il fine ultimo che è lui stesso, sommo Bene, non possiamo dire che la premozione possa avvenire per mezzo di strumenti inadeguati o che, nel caso dell’idolatria, l’intelletto e la volontà sia mossa per mezzo di segni contrari a quelli di Dio o comunque ingannevoli.
Da quanto abbiamo sopra esposto, tutto il discorso viene fatto cadere, ritenere il nulla un qualche cosa significa porre sullo stesso piano ciò che non è da ciò che è, questo non è altro che il pernicioso errore dell’indifferentismo e del sincretismo, che è insito nelle tesi di chiunque voglia sostenere un dialogo con credenti del nulla, idolatri.
Il sincretismo e l’indifferentismo stanno proprio in questo credere che l’idolatria, o come la chiamano, falsa religione, sia qualcosa, mentre san Paolo ai Corinzi afferma proprio il contrario.
Il Padre, il Figlio è lo Spirito Santo è l’unica Verità, al di fuori v’è il nulla.
Pertanto la virtù di Religione “”praticata come uno meglio può” è solo quella nell’unica fede cattolica, perché, sotto varie specie, rientrano nell’incredulità i pagani, gli atei (comunque pagani), gli eretici, gli scismatici e i “fratelli maggiori nella fede” ma tutti appartengono al genere degli increduli.
In fondo, però, don Morselli aveva ragione, l’anticristo vuole che tutti credano al nulla e che tutti siano senza Dio ma la conclusione giusta, in questo caso, è solo per accidens perché, come dimostrato, i principi sono errati e da un errore di partenza può risultare una conclusione giusta solo, appunto, per accidens.
Confondere l’idolatria con la religione, la fede con l’incredulità è già indifferentismo e sincretismo.
Se queste sono le motivazioni per l’incontro di Assisi:Santo Padre io ho paura!
Stefano Gavazzi
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