venerdì 4 novembre 2011

La “Regolarizzazione” della Fraternità S. Pio X: Non così facile come si potrebbe pensare

Riporto questo articolo molto interessante pubblicato sul sito della Fraternità San Pio X
Il contenuto potrebbe far riflettere molte persone sulla portata dell'argomento riguardo ad un eventuale accordo dell FSSPX con la gerarchia ecclesiastica e al suo "riconoscimento".

Pubblichiamo un articolo di John Vennari apprso il 19 Settembre 2011 su Catholic Family News
La lettera del 14 Settembre indirizzata dal Vaticano alla Fraternità S. Pio X ha generato un’onda di prematuro entusiasmo. Sebbene i contenuti del “preambolo dottrinale” inviato dal Vaticano siano ancora sotto esame, Monsignor Fellay ha anticipato nella sua intervista del 14 Settembre che esso contiene una sorta di affermazione dottrinale da sottoscrivere da parte della Fraternità S. Pio X, ed un invito a procedere, con il passo successivo, verso il riconoscimento canonico. Il riconoscimento canonico previsto per la Fraternità S. Pio X sarebbe analogo ad una prelatura personale secondo le linee vigenti per la Opus Dei. Quando Mons. Fellay, alla fine della sua intervista, ha
 richiesto a tutti noi di continuare ininterrotti i nostri Rosari e le nostre Preghiere per la Fraternità “onde ottenere le grazie di illuminazione e di forza necessarie ora più che mai”, egli non lanciava semplicemente una pia richiesta. Infatti da parte della pubblica opinione la pressione su Mons. Fellay è enorme.
Da ogni parte noi udiamo raccomandazioni a Mons. Fellay affinché colga questa occasione e la sfrutti, partendo dalla falsa premessa “ORA O MAI PIU’ “ per la Fraternità, poiché simili favorevoli condizioni per il riconoscimento potrebbero presumibilmente non presentarsi mai più in futuro. Chi spinge per questa affrettata scelta non ha riflettuto su ciò di cui si discute. L’ultima cosa che Mons. Fellay e la Fraternità possono firmare è un accordo in stile “linea-Obama per l’assistenza”: accettiamo di pagare il conto cosicché potremo finalmente vedere cosa esso contiene veramente. No! I passi verso il proposto riconoscimento devono essere effettuati con grande cautela, una cautela che necessariamente richiederà ben più di un paio di mesi di riflessione.
La Fraternità S. Pio X deve essere certa di aver esaminato l’argomento completamente, considerando ogni implicazione del riconoscimento ed essere pronta a dire “NO” – anche resistendo a enormi pressioni – se tutti i dettagli non sono ben chiariti in anticipo.

Non dobbiamo sorprenderci se Mons. Fellay considera ogni tipo di proposta canonica con cautela e riserva. Parlo con l’esperienza di chi è stato direttamente coinvolto nel movimento della Tradizione per più di 30 anni e che ha visto un gran numero di accordi di regolarizzazione inacidirsi. E’ vero che la rivista Catholic Family News non rappresenta in alcun modo la Fraternità S. Pio X, ma noi supportiamo pienamente Mons. Fellay nella sua cautela.
Qui sotto sono elencati alcuni degli infiniti punti che necessitano di ricevere risposta prima che ogni accordo canonico sia accettato: 
  • Come reagiranno i Vescovi Diocesani nei confronti dei Vescovi della Fraternità S. Pio X che entreranno nelle loro Diocesi per somministrare il rito della Cresima, specialmente quando i Vescovi diocesani sanno che i fedeli vogliono Religiosi della Fraternità S. Pio X perché diffidano del nuovo rito della Cresima el Vescovo diocesano stesso?
  • Quale opinione rispetto a nuove Cappelle e Centri per le Messe? Nuove scuole? Nuovi Seminari, come ad esempio quelli progettati in Virginia? La Fraternità dovrà prima ricevere il permesso del Vescovo diocesano – che in molti casi è ostile alla Tradizione? E se è così, ciò non rappresenta un reale pericolo per la crescita futura della Fraternità?
  • In che modo la gerarchia ecclesiastica, ancora indebolita dal pensiero modernista, presterà ascolto ai lamenti dei Vescovi diocesani – che continueranno a vedere la Fraternità come una minaccia al loro potere – senza compromettere la Fraternità stessa?
  • Quale considerazione per le cappelle di altri sacerdoti con cui la Fraternità ha rapporti amichevoli e per le quali la Fraternità somministra la Cresima?
  • Roma si aspetterà che la Fraternità smetta di somministrare la Cresima in queste cappelle? Roma si aspetterà che la Fraternità sciolga quelli che ha legato per la vita? Il Vaticano, che garanzia di libertà e di sicurezza offrirà alla Fraternità di poter continuare a somministrare la Cresima in quelle cappelle i cui Cappellani ritengono in coscienza che non si possa ancora avere un accordo canonico con il Vescovo locale?
  • In che modo verrà garantita con certezza l’autonomia educativa nelle scuole della Fraternità?
  • In che modo sarà assolutamente garantita la formazione controrivoluzionaria nei seminari della Fraternità?
  • Quali sono le condizioni per la consacrazione di futuri Vescovi della Fraternità?
  • E riguardo agli ordini religiosi collegati con la Fraternità? Che relazioni tra la Fraternità e i Benedettini tradizionalisti? E i Domenicani tradizionalisti? E i Cappuccini tradizionalisti? E i Carmelitani tradizionalisti?
  • Nell’ambito della proposta “prelatura personale”, la Fraternità potrà ancora sostenere e ordinare uomini per questi gruppi?
  • Gli ordini affiliati alla Fraternità dovranno cambiare il loro nome e smettere di chiamarsi Domenicani, Benedettini, Carmelitani dopo l’accordo? (non appena i tradizionalisti transalpini “Redentoristi” accettarono la regolarizzazione tre anni fa, prima di tutto dovettero cambiare il loro nome in “Figli del Grandissimo Redentore”,  poiché i Redentoristi del Novus Ordo non permisero loro di usare il nome di Redentoristi. E Roma immediatamente appoggiò i Redentoristi contro i transalpini).
  • E che sarà delle Suore Domenicane che insegnano nelle scuole affiliate alla Fraternità, due delle quali sono negli Stati Uniti? Vi sarà il permesso di continuare? Conserveranno queste Domenicane la stessa autonomia dai Vescovi locali che si suppone avrà la Fraternità, e potranno esse conservare il nome “Domenicane”?
  • Sarà la stessa cosa per le affiliazioni con le suore Francescane in Kansas City?
  • L’affiliazione della Fraternità con altri ordini religiosi tradizionali non comporterà anche il coinvolgimento della Sacra Congregazione Vaticana per i religiosi coinvolti, il che complicherà ulteriormente la regolarizzazione?
  • E il pericolo di avere ribellioni se molti ritenessero che il Vaticano stia procedendo troppo rapidamente con un accordo di regolarizzazione?
  • Crediamo realmente che ogni discussione sulla legittimità del Vaticano II possa continuare dopo la regolarizzazione, quando il Vaticano potrà dire:”La caccia è finita, noi abbiamo chiuso il carniere”[modo di dire del Nord Est Americano, ndT]?
  • In ogni elezione di un nuovo Prelato per l’Opus Dei il Papa deve approvare l’elezione. Se la prelatura nella Fraternità è modellata secondo le linee dell’Opus Dei, un Papa favorevole al Vaticano II approverà un nuovo capo della Fraternità che assomigli all’Arcivescovo Lefebvre, o non spingerà piuttosto per un capo conforme alle sue aspettative?
  • Ci si aspetterà che una Fraternità “regolarizzata” richieda un Imprimatur per ogni libro che pubblica? Come potrebbe ottenersi un Imprimatur per libri quali Giovanni Paolo II – dubbi su una beatificazione; o il superbo 100 anni di modernismo di Padre Dominique Bourmaud; o gli scritti non ancora pubblicati dell’Arcivescovo Lefebvre che critica senza mezzi termini il Vaticano II ed il progressismo della gerarchia post-conciliare?
  • Il Superiore del Distretto francese della Fraternità ha appena pubblicato una genuina, necessaria e vivace critica del prossimo incontro pan-religioso di Assisi, una critica ampiamente basata sull’insegnamento tradizionale della Chiesa: queste critiche pubbliche saranno tollerate da Roma nel caso di una Fraternità “regolarizzata”?
  • L’Arcivescovo Lefebvre disse: “Se Roma volesse riconoscerci una vera autonomia, quella cioè che abbiamo ora, ma con sottomissione [al Papa, ndT ], noi dovremmo volerla”. Cosa succede se il significato per la Fraternità di “vera autonomia” è in conflitto con il significato che il Vaticano dà alle parole “ vera autonomia”?
  • C’è il pericolo che la Fraternità finisca proprio come un altro gruppo (Ecclesia Dei) che direttamente o indirettamente è represso nel mantenere la Vecchia Messa ed è forzatamente dissuaso dal difendere pubblicamente la Fede Cattolica “tutta e intera” contro il presente assalto modernista liberamente diffuso dentro la Chiesa negli ultimi 50 anni?
  • Può la Tradizione operare pienamente sotto una gerarchia del “Novus Ordo”? 
Queste ed altre innumerevoli questioni dovranno essere risolte da Mons. Fellay prima che un qualche tipo di realistico accordo canonico possa essere raggiunto. La Fraternità non ha mai seguito un approccio pragmatico, ma si è sempre mossa dalla “dottrina”, il che significa che essa si muove da posizioni di forza. Io credo che la Fraternità continuerà la sua discussione lungo questa forte linea dottrinale.
Mons. Fellay sa che il carisma della Fraternità è quello del suo fondatore: difendere la Fede “tutta e intera”, senza compromessi, stando particolarmente attenti agli errori di oggi. Egli sa che il dovere del Sacerdote non richiede nulla di meno.
E’ dovere primario del Sacerdote guidarci nella battaglia per difendere la Fede. San Tommaso d’Aquino non lasciò ai laici il combattere i Manichei. San Francesco di Sales non lasciò ai laici il combattere il Protestantesimo. Noi laici dovremo fare la nostra parte, ma è proprio della natura del sacerdozio difendere pubblicamente la Fede.
E’ per questo che noi abbiamo amato l’Arcivescovo Lefebvre: egli ci ha guidato alla battaglia. Naturalmente ogni sermone non deve essere un assalto al Vaticano II ed alla Nuova Messa, ma è responsabilità del sacerdote indirizzare l’attenzione del suo gregge contro i determinanti errori che minano la Fede e distruggono le anime. E tragicamente il maggior attentato contro la Fede Cattolica ai nostri giorni viene dal Vaticano II, la gerarchia contemporanea, il rivoluzionario Papa Polacco che Benedetto ha appena beatificato.
Come potrà una Fraternità “regolarizzata” vedersi garantita la possibilità di combattere liberamente questa battaglia contro-rivoluzionaria?
Questa miriade di problemi ora pesano su Mons. Fellay e sulla Fraternità S. Pio X. Il considerare questo ci aiuterà a meglio comprendere perché Mons. Fellay ha chiuso la sua intervista richiedendo sempre più Rosari e preghiere per la Fraternità per ottenere “le grazie di luce e di forza di cui abbiamo bisogno più che mai”. 
19 Settembre 2011, Catholic Family News MPO Box 743  Niagara Falls – NY  14216 cfnjjv@gmail.com

2 commenti:

  1. Propongo alla Vostra attenzione il discorso tenuto recentemente da Don Stefano Carusi sulla ragion d'essere dell'Istituto del Buon Pastore:

    http://blog.messainlatino.it/2011/11/la-ragion-dessere-dellistituto-del-buon.html#links

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  2. Scusa il ritardo, ho letto l'articolo di Don Carusi, l'ho anche conosciuto personalmente, mi lascia perplesso in alcuni punti, parole condivisibili, ma solo parole non ho letto molte critiche costruttive al Santo Padre riguardo il discorso di Erfurt, assisi 3, i rapporti consueti con la Bnai brith, l'ermeneutica gadameriana e via discorrendo, però posso sbagliarmi, non è che questo intervento vuole essere uno sfogo "per cui cattolici di linea tradizionale si sentono inibiti nella franchezza e costretti anche contro coscienza al servilismo"?
    CVCRCI

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