domenica 18 maggio 2014

INFALLIBILITÀ DELLA CHIESA - III

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Numero CCCLVII (357)
 
17 maggio 2014

INFALLIBILITÀ DELLA CHIESA - III
Le folli parole e gli atti di Papa Francesco stanno attualmente guidando molti credenti cattolici verso il sedevacantismo, che è pericoloso. La convinzione che i Papi conciliari non sono stati e non sono Papi può iniziare come un’opinione, ma troppo spesso si osserva che l’opinione si trasforma in un dogma e poi in una mentale morsa d’acciaio. Penso che le menti di molti sedevacantistisi siano bloccate perché la crisi senza precedenti del Vaticano II ha causato nelle loro menti e nei loro cuori cattolici un’angoscia che ha trovato nel sedevacantismo una soluzione semplice, ed essi non hanno alcun desiderio di riprovare l’angoscia riaprendo la questione. Così conducono attivamente una crociata perché gli altri si uniscano a loro nella loro soluzione semplice, e in tal modo molti di loro - non tutti - finiscono col mostrare un’arroganza e un’amarezza che non sono segni o frutti di un vero cattolico .
Ora, questi “Commenti” si sono astenuti dal dichiarare con certezza che i Papi conciliari sono stati veri Papi, ma al tempo stesso hanno sostenuto che gli usuali argomenti dei sedevacantisti non sono né esaustivi né vincolanti per i cattolici, come alcuni di loro vorrebbero farci credere. Torniamo ad uno dei loro argomenti più importanti, che riguarda l’infallibilità papale: i Papi sono infallibili; ma i liberali sono fallibili, e i Papi conciliari sono liberali, quindi non sono Papi.
A questo si può obiettare che un Papa è certamente infallibile solo quando impegna le quattro condizioni del Magistero Straordinario della Chiesa; quando insegna: 1 come Papa, 2 sulla Fede o sulla morale, 3 in maniera definitoria, 4 così da impegnare tutti i cattolici. Ma a questo punto i sedevacantisti e i liberali replicano che è insegnamento della Chiesa che anche il Magistero Ordinario Universale sia infallibile, cosicché - e qui sta il punto debole nella loro tesi - ogni volta che il Papa insegna solennemente anche al di fuori del suo Magistero Straordinario, anche allora dev’essere infallibile, e siccome il loro insegnamento conciliare liberale è solenne, non c’è scelta: o diventare liberali o diventare sedevacantisti, ovviamente a seconda di chi sostiene questo argomento.
Ma il segno distintivo dell’insegnamento che fa parte al Magistero Ordinario Universale della Chiesa non è la solennità con cui il Papa insegna fuori dal Magistero Straordinario, ma il fattoche ciò che sta insegnando corrisponda, o no, a ciò che Nostro Signore, gli Apostoli e praticamente tutti i loro successori, i vescovi della Chiesa Universale, hanno insegnato in tutti i tempi e in tutti i luoghi; in altre parole se corrisponde alla Tradizione. Ora, l’insegnamento conciliare (ad esempio la libertà religiosa e l’ecumenismo) è in rottura con la Tradizione, pertanto i cattolici odierni non sono tenuti di fatto a diventare o liberali o sedevacantisti.
Tuttavia, sia i liberali sia i sedevacantisti si aggrappano alla loro incomprensione dell’infallibilità papale, per motivi che non sono senza interesse, ma questa è un’altra storia. In ogni caso non si arrendono facilmente, e tornano alla carica con un’altra obiezione che merita una risposta. Entrambi diranno che: sostenere che la Tradizione è il segno distintivo del Magistero Ordinario significa creare un circolo vizioso. Infatti, se l’insegnamento autorevole della Chiesa, o Magistero, esiste per dire qual è la dottrina della Chiesa, come avviene di fatto, com’è possibile che al tempo stesso la dottrina tradizionale possa dire cos’è il Magistero? O l’insegnante avalla ciò che viene insegnato, o ciò che viene insegnato avalla l’insegnante, non è possibile che entrambi avallino contemporaneamente l’uno l’altro. Quindi, sostenere che la Tradizione, che viene insegnata, avalli il Magistero Ordinario, che è l’insegnante, è sbagliato, e così non è solo nel suo insegnamento Straordinario che il Papa è infallibile, tale che essi concludono che noi si debba diventare o liberali o sedevacantisti.
Per sapere perché non c'è un circolo vizioso si deve attendere fino alla prossima settimana. La cosa è interessante al pari del perché sia i sedevacantisti sia i liberali cadono nello stesso errore sull’infallibilità.
Kyrie eleison.
Se le quattro condizioni non sono tutte in ballo,
In ciò che insegnano o dicono, i Papi possono cadere in fallo.

4 commenti:

  1. Mons. Williamson sta in realtà ripetendo antichi e frustri sofismi, nel tentativo di accreditare la propria eterodossa concezione di "Chiesa Cattolica", scil. gallicana. Montini, insieme a quella che sarebbe dovuta essere la Chiesa, in quello che doveva essere un Concilio ecumenico, dichiarò che quello del Vat. II fosse Magistero ordinario universale, e lo fece avendo ben presente le espressioni del Vaticano I in merito; il "Concilio" dichiarò testualmente che quegli insegnamenti discendessero dalla ragione e dalla S. Scrittura, in una materia già oggetto di pronunciamento infallibile; ratificò infine nel nome di Dio ogni singolo documento. Un Concilio ecumenico non è un certame poetico, né omiletico, ma quando è tale è la voce stessa di Dio. Se la Chiesa ne fosse stata davvero il soggetto, il che non è, quei pronunciamenti non avrebbero potuto non essere infallibili; è perché quella che ha parlato non era formalmente la Chiesa Cattolica che quella contraddizione magisteriale che si è esteriormente verificata in realtà non esiste; non perché cioè, come sostiene la FSSPX, avrebbe anche un qualche diritto ad esistere riguardando solo la "pastorale" (come se non fossero pastorali anche le Epistole paoline). Se avessero ragione quelli della Fraternità scopriremmo infatti solo ora che la Chiesa, secondo loro certamente presente al Vat. II, non avrebbe in realtà mai avuto modo nella sua lunga Storia di accreditare di per sé ufficialmente i propri insegnamenti, ma che fosse stato sempre necessario correre da qualche illuminato che ci spiegasse in un secondo tempo in disparte cosa fosse da prendere sul serio sul serio e cosa no di quanto il Papa e la Chiesa in realtà solo pretendessero di INSEGNARE. Togliete via una tale idea di "Chiesa" e toglierete anche l'illuminato che se ne serve per accreditare se stesso. Si chieda invece ogni cattolico, in Fede e coscienza, se quello ch'è stato insegnato dal Vat. II corrisponda alla propria Fede, e comprenderà da sé che l'Autorità di Dio invocata dal Concilio è stata in realtà usurpata da chi non ne aveva diritto.

    Più semplicemente l'idea che mons Williamson ha della Chiesa non corrisponde a quella Cattolica, ma ad un'altra, molto simile proprio a quella del Vat. II, in cui insegnamenti così tanto autorevoli, perché di valore universale, possono essere ABITUALMENTE revocati ogni volta in dubbio in attesa che la comunità cristiana nel suo insieme ne ratifichi il valore. Quella che mons. Williamson vorrebbe restituire è cioè l'idea di una Chiesa Cattolica alla quale, quando parla per bocca dell'Autorità, non occorra ABITUALMENTE prestar credito, ma prestare un'obbedienza condizionata in tutto dal giudizio della comunità. Inutile qui ripetere che il Magistero ordinario universale è infallibile di per sé, senza che vi acceda il giudizio dei fedeli. In materia di infallibilità, il verificarsi di una contraddizione non inficia il pronunciamento ma il soggetto dello stesso, pena la perdita della riconoscibilità, quindi della visibilità ESSENZIALE, e non semplicemente accidentale, della Chiesa Cattolica. Strabiliante infine l'affermazione : "in ciò che insegnano o dicono, i Papi possono cadere in fallo". Ciò che si dice è diverso da ciò che si insegna, primo sofisma, ciò che i Papi INSEGNANO non può contenere errore alcuno proprio perché viene INSEGNATO; ma a mons. Williamson interessa solo tornare ai discorsi anti-infallibilisti condotti dal clero gallicano prima e durante il Vaticano I, come ripetutamente già detto. La realtà è che se certi discorsi attecchissero davvero, la Chiesa ne uscirebbe distrutta nella sostanza non meno di quanto è avvenuto dalle aule del Vaticano II. Penso che, al limite, ci sia molta più coerenza residuale tra quanti, in via di principio, non se la sentono di girare le spalle al Vaticano II - p. es. i Frati dell'Immacolata - che in discorsi del genere. Lì rimane almeno un qualche sensus ecclesiae, che invece dà qui l'impressione d'essersene evaporato via del tutto .

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  2. Piccola correzione : "In materia di infallibilità, il verificarsi di una contraddizione non inficia SOLO il pronunciamento ma ANCOR PRIMA il soggetto dello stesso, pena la perdita della riconoscibilità, quindi della visibilità ESSENZIALE, e non semplicemente accidentale, della Chiesa Cattolica".

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  3. Vabbè ma se io penso che quello è il Papa della Chiesa Cattolica, mi salvo?

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  4. Se è in buona fede, non rendendosene conto, almeno con il desiderio (cosa che vale, tra l'altro, anche per i partecipanti e celebranti N.O.M.).

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