sabato 28 dicembre 2013

REDDE RATIONEM!


Frater Vigilius

Lettera di un Frate Francescano dell’Immacolata sotto Commissariamento Apostolico

Da quando P. Fidenzio Volpi, Cappuccino, Commissario Apostolico, è subentrato alla guida del nostro Istituto dei Francescani dell’Immacolata, insieme a nuovi collaboratori, la nostra vita è molto cambiata. Direi che è stata totalmente stravolta rispetto al carisma originario conferitogli dai fondatori, P. Stefano M. Manelli e P. Gabriele M. Pellettieri ed approvato a suo tempo dalla Santa Sede (1/1/1998). La nostra vita si nutriva di spiritualità francescana, di studio delle fonti, di incontri di preghiera e convegni su testi biblici, liturgici, patristici. Attingeva alla ricchissima liturgia Cattolica, sia del Novus che del Vetuso Ordo, con i canti gregoriani del Liber usualis, del Graduale Triplex, con i canti polifonici della tradizione cristiana, ma anche con tanti canti popolari antichi e nuovi in lingua moderna per cui era stato compilato ad uso dei Conventi un apposito libretto. Ogni anno era progettato un simposio internazionale su un tema specifico di teologia cattolica: tutti potevano partecipare, non era chiuso a nessuno. Erano organizzate inoltre con cadenza annuale per i religiosi sia fratelli che sacerdoti giornate di spiritualità, giornate di studio, conferenze sul carisma dell’Istituto, ma anche su temi vari di spiritualità francescana e mariana, aggiornamenti sulla morale e sulla teologia del B. Giovanni Duns Scoto e di altri grandi teologi … Oggi non c’è più nulla di tutto questo! Non solo è venuto a mancare improvvisamente questo substrato spirituale e teologico, che è l’anima della vita interiore per ogni religioso, il suo nutrimento quotidiano per la meditazione e la preghiera, ma a questo non è stato sostituito assolutamente nulla! Solo un silenzio di tomba sull’essenza della vita religiosa e cristiana spira dalle nuove sedi e dai nuovi capi del nostro Istituto.


Il Commissario Apostolico – sempre con il suo fidato e vendicativo Segretario, P. Alfonso Bruno – non ha mai parlato in maniera diffusa e sistematica ai Frati; si è incontrato solo con alcuni ed in alcune case. Mai ci ha fatto una conferenza spirituale, mai ci ha spiegato un brano del Vangelo, degli scritti Francescani o anche solo del Catechismo della Chiesa Cattolica; mai ci ha parlato dell’Immacolata Concezione, caposaldo della spiritualità cristiana. In compenso ha emanato in abbondanza decreti, oltremodo minacciosi e oltraggiosi per noi tutti, rimproverandoci senza fornire alcuna prova o giustificazione di essere insubordinati, di essere contro il Papa, di essere contro il Concilio Vaticano II, di essere “lefebvriani”. Il rimprovero è pervicace ed ossessivo, martellante come le accuse false dei processi-farsa dei detenuti della Lubjanka nella Mosca stalinista. Si sostanzia di molteplici provvedimenti punitivi che si succedono a raffica dal giorno alla notte, senza alcuna spiegazione e senza alcuna finalità educativa o correttiva. Abbiamo l’impressione di essere solo puniti o di subire vendette senza motivo. La parola d’ordine è: obbedire senza pensare.

Se il capo vuole distruggere, deve distruggere. Lo vuole il Commissario. Quindi lo vuole la Chiesa ed il Papa.
I provvedimenti più importanti del Commissario infatti sono:

1) L’obbligo di non celebrare più la Messa nel Vetus Ordo, promulgata dal B. Giovanni XXIII nel 1962. Perché? Nessuna spiegazione. E’ stato detto in un primo tempo ai nostri sacerdoti di fare domanda formale per iscritto al Commissario per celebrarla. Molti di loro (la stragrande maggioranza) hanno confidato in questa possibilità ed hanno scritto al Commissario. Nessuno di loro (tranne qualche risibile eccezione) ha avuto una risposta. E’ forse una messa cattiva quella del Vetus Ordo? Arguisco dalle minacce del Commissario che forse questa è una Messa “contro il Papa”, è “Lefebvriana”, e quindi non si può dire. Ma allora anche il B. Giovanni XXIII che l’ha promulgata, ed anche il Papa Benedetto XVI che ha ristabilito la disciplina di questa Messa, dando la possibilità a tutti i sacerdoti di celebrarla, sono “Lefebvriani”, sono “contro il Papa”; cioè sono contro se stessi?

2) La proibizione di celebrare la liturgia delle ore nel rito latino ed anche di usare i rituali in latino, come permesso invece dal Papa Benedetto XVI. Qui allora non si tratta più della Messa, ma della lingua latina. La lingua latina, nell’intendimento del Commissario Apostolico, sembra essere anche essa in toto una lingua “cattiva”, “Lefebvriana”, “contro il Papa”, “contro il Concilio”. Non si devono usare testi latini, né studiarli? Ma la lingua della Chiesa è stata ed è tuttora il latino, come afferma lo stesso Concilio Vaticano II (Cf. Sacrosanctum Concilium n. 36). Come si può proibire lo studio e la pratica di questa lingua? Cosa c’è di “contro il Papa” in questo? Nella nostra biblioteca conventuale noto che c’è un testo del Concilio Vaticano II, in edizione bilingue. La lingua originale del Concilio Vaticano II, che è la prima nel testo, è il latino e non la lingua moderna. Dunque il Concilio Vaticano II sarebbe stato scritto, nella sua edizione originaria, in una lingua che è “contro il Concilio”?

3) La proibizione di accostarsi al nostro fondatore, P. Stefano M. Manelli. Non possiamo scrivergli, né chiamarlo al telefono, né parlargli, né tantomeno andarlo a trovare. La proibizione su questo punto è assoluta e radicale. Sembra che tutto insieme sia diventato un pericoloso delinquente da tenere strettamente recluso. Cos’ha fatto di male? Perché nessuno può parlargli? Silenzio assoluto del Commissario Apostolico e delle altre autorità dell’Istituto. Eppure è lui che ci ha insegnato la vita spirituale e ci ha dato il buon esempio derivante dai grandi santi dell’Ordine: San Massimiliano, San Pio da Pietrelcina, San Francesco, Santa Chiara e tanti altri di cui ha scritto meravigliose biografie; è lui che ha scritto la “traccia mariana”, sotto la guida di San Pio da Pietrelcina, e gli altri testi fondanti la nostra spiritualità come Il voto mariano. Dobbiamo dimenticarci tutti i lunghi anni di formazione e di intensa vita spirituale vissuta fino ad oggi e tutti i suoi studi che abbiamo letto per anni per decreto del Commissario Apostolico e di qualche altra “autorità” a lui devota?! Viene da pensare che i nostri “nuovi responsabili” dell’Istituto non conoscano affatto la spiritualità e il carisma dell’Istituto.

4) La proibizione di scrivere sui nostri settimanali, sulle nostre riviste, la proibizione di collaborare con la nostra casa editrice, la “Casa Mariana editrice”, la proibizione pure di diffondere i testi della “Casa Mariana editrice”. Questi provvedimenti draconiani somigliano a quelli dei regimi nazisti e paleocomunisti nei quali era vietata tutta la stampa che non era controllata dal regime: gli unici organi d’informazione erano quelli dello stato e del partito unico. Alla faccia della “libertà dei figli di Dio” tanto decantata e glorificata dal Commissario Apostolico! Qui da noi vengono violati dei diritti umani fondamentali, sanciti anche dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo (1948), che recita così al suo articolo 19: «Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere», per non rifarci al Vangelo. Ci è negata dunque la libertà di pensiero e di espressione! Pure il pensare e lo scrivere o ricevere e diffondere libri sono attività “Lefebvriane”, “contro il Papa”, “contro il Concilio”? Mi risulta che la nostra casa editrice stampava testi di Sant’Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa, di San Luigi M. Grignion de Montfort, di San Pio da Pietrelcina. Certamente anche questi sono autori “Lefebvriani”, “contro il Papa” e “contro il Concilio”, secondo il Commissario, e perciò bisogna vietarne la diffusione. Il nostro commissario Apostolico sembra aver ripristinato l’Indice dei libri proibiti, già solennemente abolito con decreto pontificio dal Papa Paolo VI (1966). Ciò dimostra che l’autorità canonica del nostro Commissario è superiore a quella del Sommo Pontefice!

5) La proibizione di avere dei gruppi di laici che pur si sono formati negli anni intorno ai nostri conventi. Per quale motivo? Nessuna spiegazione. I nostri gruppi di laici sono sciolti e non possono portare più alcun abito religioso anche se hanno fatto la professione secolare nel Terz’Ordine Francescano dell’Immacolata. So di un gruppo di anziane signore abituate a dire il Rosario prima della Messa in un nostro Convento. Avevano chiesto di fare la professione secolare e così indossare l’abito religioso dei Terziari Francescani per morire con quell’abito, tanto caro anche al B. Pio IX e al B. Giovanni XXIII. Il Commissario Apostolico ha imposto di togliere l’abito religioso a tutti i Terziari Francescani dell’Immacolata. I Frati sono andati da quelle signore a dir loro che non potevano più portare quell’abito. “Perché?” – hanno chiesto. “Il Commissario Apostolico ha detto che siete contro il Papa” – hanno risposto i Frati. “E perché siamo contro il Papa?!”. A questa domanda i Frati non hanno saputo rispondere.

6) La proibizione di avere un proprio Seminario di studi teologici. Perché? Nessuna spiegazione dal Commissario Apostolico. E’ abolito e basta. Eppure tutti i professori che vi insegnavano si sono laureati e licenziati nelle attuali Università Pontificie: la Pontificia Università “Antonianum”, la Pontificia Università “Lateranense”, l’Istituto Patristico “Augustinianum”, la Pontificia Università di “Santa Croce” dell’Opus Dei, la Pontificia Facoltà Teologica “Marianum”, ed altre assolutamente approvate dalla Santa Sede. Ma forse anche queste Università Pontificie nell’intendimento del nostro Commissario Apostolico sono sospette di attività “Lefebvriane”, “contro il Papa”, “contro il Concilio”. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Mi chiedo se anche il nostro Commissario Apostolico abbia studiato a suo tempo pure lui in una di queste università che ora sospetta di cripto-lefebvrianesimo.

7) Anche la gestione dell’economia è argomento di severo e costante rimprovero per noi da parte del Commissario. Noi non sappiamo gestire i beni – ha sempre detto. Dunque abbiamo bisogno di lui per farlo. In effetti circola la voce che per i suoi augusti servigi all’Istituto il Commissario ed i suoi invisibili collaboratori percepiscano a spese delle casse dei Francescani dell’Immacolata qualcosa come 5.300 euro al mese. Non c’è che dire: il Commissario ha dato subito prova di saperci fare con i soldi! Soprattutto con quelli di un Istituto di Mendicanti Francescani che non ha alcuna attività lucrativa per mantenersi. Leggo però nel testo della Liturgia delle ore del Servo di Dio il Papa Paolo VI, alla festa di S. Francesco di Sales, 24 gennaio, un brano tratto dall’ Introduzione alla Vita devota (I, 1) dello stesso, in cui è detto: «Dimmi Filotea, sarebbe conveniente se il Vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei Certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i Cappuccini?» (Liturgia delle ore secondo il Rito romano-serafico – III, Assisi 1975, p. 1254). Mi chiedo se P. Fidenzio Volpi, Cappuccino, conosca questo aspetto della povertà cappuccina messo in così bella evidenza dalla Liturgia delle ore del Papa Paolo VI.

8) Ho saputo della prossima chiusura di alcuni nostri conventi da parte del Commissario. Guarda caso erano gli unici Conventi dove c’era il permesso di celebrare la Messa nella forma promulgata dal B. Giovanni XXIII del 1962. I Vescovi in quei luoghi erano consenzienti. Anche quei Vescovi sicuramente sono pericolosi per noi e per la Chiesa, nonché per il Papa perché forse cripto-lefebvriani, amanti di una Messa e di una lingua che non deve più esistere.

9) Non possiamo liberamente telefonare o usare il cellulare od il computer. Ci è stato detto che i nostri telefoni ed i nostri computers sono tutti controllati grazie ad un sofisticato sistema di spionaggio elettronico e tutto quello che diciamo e scriviamo sarà riferito al Commissario Apostolico. Così dobbiamo stare attenti a scrivere ed a parlare. I cellulari ed i computers che usiamo, siccome siamo Francescani dell’Immacolata commissariati, non godono della normativa sulla privacy.


Proprio per quest’ultima disposizione interna si è creato veramente un clima di sospetto e di terrore tra noi. Non sappiamo più chi abbiamo vicino. Stiamo molto attenti anche a parlare. Guai a scherzare, soprattutto sul Commissario Apostolico. Qualche micro registratore potrebbe essere nascosto nelle tasche del saio di qualche frate-spia che potrebbe riferire tutto al Commissario o ai suoi devoti servitori. Qualcosa di simile mi sembra di aver letto nelle memorie dei dissidenti sovietici ai tempi della NKVD o del KGB e ai tempi della Gestapo nella Germania nazista. Il tuo vicino può non essere un tuo amico. Anche se è una persona che conosci da anni: può essere invece il tuo traditore. Potresti pagare caro un tuo innocente intervento di commento sull’operato del Commissario e suoi stretti collaboratori: sono ormai una casta sacrale ed intoccabile. So di frati che sono stati trasferiti in conventi di altri continenti per semplici considerazioni fatte amichevolmente con i Confratelli sul Commissario Apostolico e la nuova gestione dell’Istituto. Questo sarebbe il carisma che il nostro amato Commissario deve “raddrizzare”, come dice lui, nelle sue lettere. Forse deve riportarci al tempo del “Padre dei Popoli”, come si faceva chiamare amabilmente il compagno Stalin, o del Führer, Adolf Hitler, al tempo dei suoi campi di concentramento e delle leggi razziali.


In effetti, pensandoci bene, è proprio sotto il Führer che è diventato santo l’ispiratore del nostro carisma francescano-mariano: San Massimiliano M. Kolbe….

Fonte: libertà e persona

BILLOT II

Header
Numero CCCXXXVII (337)
 
28 dicembre 2013

BILLOT II
Non è solo con i nomi delle sette Chiese dell’Asia (cfr. Commenti...), ma anche col contenuto delle sette Lettere ad esse indirizzate (Ap. II e III) che il cardinale Billot stabilisce una connessione con i sette periodi principali della storia della Chiesa. In questo senso, particolarmente interessante è la lettera alla Chiesa di Sardi (Ap. III, 1-6) che corrisponderebbe alla nostra Età, la quinta, l’Età dell’Apostasia. Dopo aver evocato l’opulenza, il lusso e la prosperità materiale associate a Creso, famoso reggitore di Sardi, Billot scrive:-
“Come ci si può aspettare, questa Chiesa sembra essere in uno stato di declino spirituale. Apostasia e decadenza sono ogni dove, ma mentre la maggioranza delle anime abbandona la religione, ve ne sono alcune che rimangono fedeli a Cristo. L’Angelo dice:‘A Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti’. Ma: ‘Tu hai nome di vivo e sei morto!’ Il nome (ma non la realtà) di vita, conoscenza, libertà, civiltà, progresso; e sei morto, seduto nelle tenebre e all’ombra della morte, perché la luce della vita, che è Nostro Signore Gesù Cristo, è stata rigettata. Per cui il vescovo di Sardi dice: ‘Sii vigilante e rafforza quel resto che stava per morire’. Ed egli raccomanda soprattutto di attaccarsi indefettibilmente a tutte le tradizioni dei santi Apostoli, senza minimamente allontanarsi dal significato dato ad esse dai Padri della Ch iesa, con la scusa o sotto la suggestione di una più profonda comprensione: ‘Ricordati dunque cos’hai ricevuto e udito: osservala e ravvediti’. Così per la quinta Età. Ma ciò che segue è un po’ più gioioso.”
E il Cardinale passa alla sesta e alla settima Età.
I lettori che non avessero mai letto questi primi sei versetti di Apocalisse III in connessione con i nostri tempi, farebbero bene a farlo. La connessione è notevole e non accidentale.
È notevole perché “rafforza quel resto che stava per morire” corrisponde esattamente alla Controriforma che ha salvato il Cattolicesimo dal Protestantesimo, ai Papi anti-liberali che hanno salvato dalla Rivoluzione ciò che era rimasto della Chiesa, a Mons. Lefebvre ed altri che hanno salvato la Tradizione dal Vaticano II, e oggi alla Resistenza che si batte per salvare il salvabile della sua Fraternità che sta scivolando nel liberalismo. Sicuramente i cattolici possono rincuorarsi per questa prospettiva, dato che la loro lunga, e apparentemente senza speranza, azione di retroguardia viene da un lontano passato e si inserisce in ultima analisi in un trionfante futuro. È per questo che ci è stato dato il libro dell’Apocalisse.
Né la connessione è accidentale. Nostro Signore ha promesso ai suoi Apostoli (Gv. XVI, 12-14) che il suo Spirito, lo Spirito Santo, sarebbe stato nei secoli con loro e con i loro successori per rivelare loro ciò che avrebbero avuto bisogno di sapere solo nel futuro. Fu solo quando la Guerra dei Trent’anni (1618-1648) stava devastando la Germania che al venerabile Holzhauser fu data la comprensione delle sette Età celate nelle Lettere alle sette Chiese dell’Asia. Così, fu solo quando la rivoluzione russa stava per scoppiare che avemmo bisogno che la Madonna ci assicurasse a Fatima che alla fine il suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato. È vero, la Chiesa adesso sta per essere eclissata (si veda su Internet il filmato della Messa pubblica celebrata recentemente in Brasile dal chierico in bianco), ma questo non significa che noi si abbia necessità o giustificazione per diventare liberali.
Kyrie eleison.

sabato 21 dicembre 2013

BILLOT I

Numero CCCXXXVI (336)
 
21 dicembre 2013

BILLOT I
Da anni tengo delle conferenze sulle Sette Età della Chiesa, basate sul Commento al libro dell’Apocalisse, del Venerabile Bartolomeo Holzhauser. Questi, sacerdote tedesco della prima metà del 1600, disse di averlo scritto sotto ispirazione. Le conferenze sono state bene accolte, soprattutto perché inquadrano la follia del nostro tempo in un modello armonico della storia della Chiesa. Ciò che non sapevo, però, è che la visione di Holzhauser fosse condivisa da un famoso teologo classico, il che rende più difficile scartare Holzhauser come un mero visionario o “apparizionista”.
È nell’Epilogo del primo volume del suo classico Trattato sulla Chiesa di Cristo, che il Cardinale Louis Billot (1846-1931) espone con qualche dettaglio la corrispondenza affermata da Holzhauser tra i sette principali periodi della storia della Chiesa e le sette lettere alle sette chiese dell’Asia, che compongono i capitoli II e III del libro dell’Apocalisse. L’Epilogo di Billot non menziona mai Holzhauser, ma è difficile immaginare che non ci sia alcun nesso. Comunque, Billot si preoccupa di dare inizio a questa corrispondenza, non partendo da una visione o ispirazione, ma dai nomi greci delle sette chiese. L’adeguatezza di questi nomi rispetto all’evolversi della storia della Chiesa costituisce una notevole coincidenza o più verosimilmente una traccia del lavoro della Provvidenza – Dio, Maestro della Storia!
Così, Billot dice che Efeso (Ap, I, 1-7) in greco significa “partente”, ovviamente in corrispondenza con l’Età Apostolica (33-70 DC), con la quale ha inizio la Chiesa. Smirne (Ap. I, 8-11) designa la seconda Chiesa e significa “mirra”, in corrispondenza con la passione e le sofferenze della Seconda Età della Chiesa (70-313 DC), quella dei Martiri. Pergamo (Ap. I, 12-17) fu una città famosa per la letteratura, così che “pergamo”serve a designare il materiale su cui si scrive, in corrispondenza con l’insieme dei grandi scrittori della Chiesa, appartenenti alla Terza Età della Chiesa, quella dei Dottori (313-800). Tiatira indica la Chiesa successiva (Ap. II, 18-29) e significa “splendore del trionfo”, in corrispondenza col trionfo per mille anni della Chiesa cattolica, a partire da Carlo Magno (742-814) fino all a Rivoluzione Francese (1789).
Questi mille anni potrebbero essere anche calcolati a partire dalla conversione di Clodoveo (496) fino all’esplodere del Protestantesimo (1517). Ma che si fissi il declino della Cristianità a partire dalla Riforma o dalla Rivoluzione, in ogni caso Sardi, che designa la quinta Chiesa (Ap. III, 1-6), fu la città di Creso, un uomo favolosamente ricco, il che evoca l’abbondanza del denaro, la prosperità materiale e la decadenza spirituale, così da corrispondere ai tempi moderni. Infatti, gli avvertimenti per la Chiesa di Sardi corrispondono perfettamente alla nostra età odierna, come vedremo con Billot in ulteriori “Commenti”.
Chiaramente, ci avviamo verso il futuro con la sesta Chiesa, quella di Filadelfia (Ap. III, 7-13), che significa “amore” (Fila-) per la “fratellanza” (-adelfia). Per il cardinale Billot questo nome corrisponde all’ultimo trionfo della Chiesa, contrassegnato in particolare dalla conversione dei Giudei, come profetizzato da San Paolo (Rom. XII, 12), e dalla loro riconciliazione con i Gentili, finalmente fratelli in Cristo (Ef. II, 14-16).
Ma la chiesa di Filadelfia è avvertita che è in arrivo la tribolazione (Ap. III, 10), che corrisponde alla settima ed ultima Età della Chiesa, quella di Laodicea (Ap III, 14-22), che prende il nome da giudizio (dike) dei popoli (laon). Sarà l’ultima e più terribile prova della Chiesa: la persecuzione dell’Anticristo, seguita dal Giudizio Universale di tutte le anime che hanno sempre vissuto e quindi di tutti i popoli.
Kyrie eleison.

giovedì 19 dicembre 2013

APOSTATI

Ricevo e pubblico da unavox

Viva il cardinale Christoph Schönborn… che viene dalla luna



di Giacomo Fedele


Martedì 10 dicembre, nel Duomo di Milano, il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna dal 1995, ha incontrato i sacerdoti e i collaboratori laici della diocesi ambrosiana. Invitato dal cardinale Angelo Scola, che ha introdotto il prelato austriaco ricordandone il ricco curriculum, Schönborn ha parlato della sfida dell’evangelizzazione nei contesti metropolitani attraversati da grandi cambiamenti. Tra i temi toccati, le difficoltà generate dalla crisi culturale e sociale, i gravi problemi ecclesiali, la ridefinizione dell’identità del prete nel mondo contemporaneo. In serata, poi, l’arcivescovo di Vienna ha incontrato in cattedrale i laici degli organismi ecclesiali e i principali collaboratori dell’azione pastorale. Si tratta del primo di due appuntamenti che vedranno pastori di chiese locali confrontarsi con la situazione della diocesi di Milano, la più grande d’Europa. Il 26 febbraio 2014 sarà la volta del cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila.
Di seguito pubblichiamo il discorso che il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha tenuto martedì in Duomo a Milano, sul tema “la chiesa nella società secolarizzata”. (Testo non rivisto dall’autore)
                                 

Questa l’introduzione de Il Foglio alla pubblicazione, il 12 dicembre 2013, del discorso pronunciato dal cardinale, sotto il titolo: “A un passo dall’apostasia”.




Cosa dice il cardinale?
«La decrescita dei cattolici a Vienna è drammatica», perché? «per tre ragioni fondamentali: innanzitutto la demografia, …. In secondo luogo, un fenomeno sempre più diffuso è rappresentato dall’uscita civile dalla chiesa. … Terza e ultima ragione, la continua perdita di prassi religiosa».

Il cardinale, ben noto come stretto collaboratore di Ratzinger, oltre ad essere primate di Austria, è ritenuto un buon teologo – è stato componente della Commissione Teologica Internazionale e segretario della commissione per la redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica – ed è anche a questo titolo che il cardinale Scola lo ha invitato a parlare a Milano.
Ebbene, questo alto prelato non dice una parola sul perché “la decrescita dei cattolici… è drammatica”, si limita ad elencare tre sciocchezze che non spiegano alcunché.
Innanzi tutto la “demografia”… e cosa c’entra la demografia con i cattolici austriaci che abbandonano la Chiesa?
Poi l’“uscita civile dalla Chiesa”, cioè andare all’anagrafe a cancellarsi come cattolico. Ma questo illustra un’imbecillità moderna, non spiega perché i cattolici austriaci abbandonino la Chiesa.
Infine “la continua perdita di prassi religiosa”, che in linguaggio decente significa che nessuno va più in chiesa… ma, signor cardinale, per  forza non vanno in chiesa, se se ne vanno dalla Chiesa… è logico… che razza di perché è questo?
La verità è che il più eminente pastore dei cattolici austriaci, non capisce un’acca di Chiesa e di cattolicesimo… e lo invitano pure a parlare in Duomo a Milano! Mah!



Dopo di che… cioè dopo non aver detto una parola sul perché i cattolici austriaci abbandonano la Chiesa, ecco che si chiede:
«Come vivere, allora, questa situazione di chiesa umiliata, diminuita, scoraggiata? Come uscirne? Penso che il Signore ci abbia condotto su un cammino in cui chiede di non concentrarci sui problemi, ma di ricordarci ciò che Dio fa per noi
Ah! Ecco spiegato perché non sa rispondere ai perché… perché sarebbe colpa del Signore che non chiederebbe di “concentrarci sui problemi”… che chiederebbe cioè di fregarsene e di “ricordarci di ciò che Dio fa per noi”.
Che bella scusa, signor cardinale, … invece di fare l’esame di coscienza, Lei giuoca a scarica barile, nientemeno col Signore, e se ne lava le mani concentrandosi su ciò che Dio fa per noi.
Noi al posto suo ci concentreremmo su ciò che Dio “non” fa per noi, ricordandoci che il Signore non paga solo il sabato e se lascia che gli uomini di Chiesa facciano i furbi, la sua punizione arriverà comunque al momento che lui vorrà… ma arriverà.

Ma il cardinale non dimentica che è necessaria la missione… scoprendo l’acqua calda. E come si fa la missione? A sentire il cardinale: con le bugie!
Dopo aver detto che «la prima intuizione della missione è… riscontrabile negli Atti degli apostoli», richiamandosi al capitolo 28 e a San Paolo dice: «E’ un paradosso: Paolo prigioniero annuncia il Regno di Dio con franchezza e senza impedimento. Questo testo è rimasto per noi come un motto per il cammino intrapreso negli ultimi anni.»
Signor cardinale, dove sta il paradosso?
Il testo degli Atti dice: «Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.» (Atti, 28, 30-31).

Dove sta il paradosso?
San Paolo era libero di ricevere e di parlare con la gente che voleva, e parlando con loro lo faceva: “con tutta franchezza e senza impedimento”.
Dove sta il paradosso?
Non solo non v’è paradosso, ma c’è il sospetto che Lei voglia far intendere lucciole per lanterne, al fine di fare apparire più bella la grossa bugia con la quale chiude la frase: «Questo testo è rimasto per noi come un motto per il cammino intrapreso negli ultimi anni».
Ma, signor cardinale, dove s’è mai vista la franchezza nel cammino intrapreso dagli uomini di Chiesa negli ultimi anni? Dove s’è mai vista la mancanza di impedimento nel loro parlare e nel loro agire?
Signor cardinale, o Lei mente o è davvero venuto dalla luna. Tranne che per “franchezza” non si debba intendere il parlare biforcuto che Lei stesso usa adesso qui, e per “senza impedimento” non si debba intendere l’abbandono dell’insegnamento “vincolante” della Chiesa e la soggiacenza agli imperativi del mondo, come hanno fatto gli uomini di Chiesa negli ultimi anni… Lei compreso.



Ma per compiere la missione, dice il cardinale, ecco un altro testo importante: il capitolo 15 degli Atti, Dove si parla del cosiddetto primo concilio di Gerusalemme e dove, secondo il cardinale, «non discussero il problema, non si sono focalizzati sulle criticità. Hanno ascoltato l’esperienza dell’uno e dell’altro. Il cristianesimo è una comunità di racconti, e penso che dobbiamo riscoprire il raccontarci a vicenda ciò che Dio fa nella nostra vita. E questo dà gioia.»

Da notare che allora si discusse della nota controversia se far circoncidere o no i nuovi cristiani provenienti dai pagani, e basta leggere il capitolo 15 citato per rendersi conto che non fu una discussione da poco e che fu soprattutto una discussione accesa, tanto accesa da comportare in seguito la dura presa di posizione di San Paolo contro San Pietro, come racconta il primo nel secondo capitolo della Lettera ai Galati, 12-14.
Dove l’ha visto il cardinale il racconto dell’esperienza dell’uno e dell’altro?
Certo nella sua immaginazione. Poiché affermare che “Il cristianesimo è una comunità di racconti”, non solo è una balla, ma è un’induzione all’errore, tale da comportare la scomunica, tanto più che il cardinale invita tutti i presbiteri presenti a praticare un falso cristianesimo: “penso che dobbiamo riscoprire il raccontarci a vicenda ciò che Dio fa nella nostra vita. E questo dà gioia”.
No, signor cardinale, questa è eresia… e dà dolore.
Questo significa stravolgere l’insegnamento di Nostro Signore e trasformare nel modo seguente i versetti 19 e 20 del capitolo 28 del Vangelo di San Matteo:
- Andate dunque e raccontate la vostra esperienza a [ammaestrate] tutte le nazioni, raccontandovi a vicenda ciò che Dio fa nella vostra vita [battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato] -.

Signor cardinale, ma Lei l’ha mai letto il Vangelo? … E allora, se l’ha letto, vuol dire che lo stravolge a ragion veduta. Ma così non serve Cristo, ma  Beliar!
Ed è tanto vero che serve Beliar, che affastella un’altra sciocchezza, scambiando la conversione con l’accoglienza: “Il cristianesimo è una comunità di racconti, e penso che dobbiamo riscoprire il raccontarci a vicenda ciò che Dio fa nella nostra vita. E questo dà gioia. L’idea dell’accoglienza l’abbiamo tradotta nelle nostre assemblee diocesane.

Ma se si stava parlando di conversione, cosa c’entra l’accoglienza?
È evidente che qui il cardinale pretende di insegnare che non bisogna ubbidire al comando del Signore Gesù, ma bisogna accogliere tutti e «ascoltare le esperienze dell’altro, come accaduto con la lettura degli Atti degli Apostoli».
Signor cardinale, ma a Lei chi l’ha fatto cardinale?

Ecco cos’è il cattolicesimo per il cardinale primate di Austria. Povera Austria… e poi ci si lamenta se i cattolici abbandonano la Chiesa!



Ma forse il cardinale si riferisce all’accoglienza che il mondo dimostra nei confronti degli evangelizzatori cristiani e del loro messaggio, poiché racconta che «L’ultima assemblea diocesana, ad ottobre, si è focalizzata su un brano molto ricco, il naufragio di Paolo a Malta. … Abbiamo meditato sul passaggio in cui si narra lo sbarco sull’isola, naufragati. E la gente del luogo si mostrò fin da subito ben intenzionata nei loro confronti. Quanta bontà esiste in questo mondo secolarizzato, in questo mondo attuale.»

Ovviamente, a leggere questa battuta infelice, viene da ridere, se non fosse che qui si tratta di un cardinale di Santa Romana Chiesa… e allora c’è da piangere lacrime amare!
Quanta bontà esiste in questo mondo secolarizzato, in questo mondo attuale”… e sembra una battuta da cabaret!
O il cardinale mente o il cardinale viene dalla luna.
Scusi, signor cardinale, ma ha mai sentito parlare dei circa 100.000 - dicasi centomila – cristiani perseguitati… bruciati vivi, decapitati, crocifissi, torturati a morte … ogni anno, in questo mondo attuale, da questo mondo attuale, che realizza ogni giorno sempre più e sempre meglio tutta una legislazione che porta i cristiani in galera … se parlano da cristiani?
E se non ne ha mai sentito palare… caro cardinale… invece di raccontare fandonie nel Duomo di Milano, perché non si dimette e torna all’asilo infantile?



E guardi che parliamo sul serio, caro cardinale, perché è davvero da asilo infantile la frase che segue, da Lei detta nell’occasione:
«Dobbiamo essere pronti a perdere tutto per essere arricchiti dagli altri.»
Noi la comprendiamo, caro cardinale, ma è proprio per questo che Le diciamo che Lei è quantomeno disturbato.
Dunque, secondo Lei, dovremmo imitare San Paolo e i suoi, così saremmo arricchiti dagli altri; Le chiediamo: dove diavolo l’ha letta questa corbelleria nel capitolo 28 degli Atti?
Per rinfrescarci la memoria siamo andati a rileggere il brano, eccolo:
«Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano. Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: «Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere». Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio. Nelle vicinanze di quel luogo c’era un terreno appartenente al "primò'dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni. Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì. Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati; ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario» (Atti, 28, 1-10).

L’abbiamo riportato per intero, a scanso di equivoci, … non c’è una parola che giustifichi la sparata del cardinale: «Dobbiamo essere pronti a perdere tutto per essere arricchiti dagli altri»; quindi il cardinale si conferma un imbonitore da fiera che vuole gabellare lucciole per lanterne.

Va bene, signor cardinale, va bene… in fondo ha ragione Lei, se è questo che intendeva dire: “dobbiamo imparare dagli altri come si fa ad essere cattolici”; se è così, ha ragione! No, non perché il suo pensiero è corretto, ma perché Lei ripete a pappagallo quello che ha insegnato il Vaticano II, e il Vaticano II ha sempre ragione… anche quando dice delle fesserie.
Sfortunatamente per Lei, però, noi non leggiamo più il Vaticano II, ne abbiamo già abbastanza, ma continuiamo a leggere i Vangeli e i Padri, e Le possiamo assicurare che sono gli altri che hanno da arricchirsi dal cattolicesimo e dagli insegnamenti di Nostro Signore, trasmessi per duemila anni dalla Chiesa… fino al nefasto Vaticano II.
Questa è la “missione”, caro cardinale, questa è l’evangelizzazione: insegnare agli altri ciò che Gesù Cristo ha insegnato a noi… non sappiamo se a Lei, ma a noi di certo!
E Gesù Cristo ci ha insegnato e comandato di battezzare tutti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo… senza prendere nulla dagli altri, che possono darci solo roba da rigettare, come loro stessi l’hanno rigettata convertendosi al Verbo di Dio.

Non è come dice Lei, signor cardinale, non è come ha fatto e fa Lei, signor cardinale:
«Vi racconto una cosa che facciamo a Vienna, … Alcuni anni fa abbiamo cominciato, per San Valentino, il 14 febbraio, a distribuire nelle stazioni della metropolitana e delle ferrovie, lettere di amore di Dio a te. Una lettera manoscritta, ma fatta con citazioni bibliche, in un modo molto personale. … la maggior parte dei collaboratori della curia partecipa a questa azione. Tutti noi ci troviamo il 14 febbraio mattina nelle stazioni della metropolitana con queste lettere. Non direi che questa iniziativa è già evangelizzazione, ma è almeno qualcosa: scendere nella stazione della metropolitana, essere in questa situazione anche un po’ ridicola, con la gente che va di fretta, che non ha tempo di discutere. Ma questo atto di contatto faccia a faccia cambia forse anche loro.»

“lettere di amore di Dio a te”… ma che roba è?
Signor cardinale, ma non si rende conto che è per cose come queste che i cattolici austriaci abbandonano la Chiesa? Per carnevalate da baraccone come questa che si è inventata Lei e che da cinquant’anni si inventano i suoi confratelli, come quel tale cardinale Bergoglio in quel di Buenos Aires?
Ora, sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico, e poi compiacersene è un chiaro sintomo della possessione diabolica.

Ma Lei, caro cardinale, sembra essere davvero mal messo, a giudicare del suo raccontino sul treno “da Innsbruck a Vienna”:
«A bordo c’era un gruppo di giovani che mi hanno riconosciuto. Erano diciottenni che avevano già bevuto un po’, mi hanno sbeffeggiato. Io avevo il mio breviario e volevo essere lasciato essere in pace, stavo pregando. Allora ho fatto uno sforzo per concedere loro almeno un sorriso. A Salisburgo sono scesi tutti. Dovevano fare la maturità e andavano a festeggiare in Turchia, dove si fa tutto, si beve, e altro. … Avrei potuto chiedere com’era andata la maturità. Niente. Perché io avevo il mio breviario. Mai dimenticherò questo fallimento, questa occasione mancata di evangelizzazione. Non avrei dovuto parlare loro del Vangelo, ma dare uno sguardo, senza pensare a ciò che avrebbero fatto in Turchia. Ogni tanto penso che il Signore soffra per noi, così ciechi e duri. Per noi che non abbiamo il cuore di usare il suo sguardo di attenzione e compassione. Papa Francesco ci invita tanto a cambiare lo sguardo. Prima di mettere nelle caselle “divorziato”, “risposato”, bisogna chiedere “chi sei tu”, “che persona sei”. Io non ho una soluzione per questo e anche per ciò sono molto curioso di guardare cosa succederà al prossimo Sinodo, con il questionario

Quindi, non avrebbe dovuto parlare del Vangelo, ben sapendo cosa stavano andando a fare in Turchia… no… avrebbe dovuto “cambiare lo sguardo”, come invita Papa Francesco. Non avrebbe dovuto fare il cardinale, ma comportarsi come un qualunque sfaccendato che se ne frega della morale cristiana… Non avrebbe dovuto leggere il breviario, ma condividere con quei ragazzi i loro pruriti, informarsi sulle loro voglie, chiedere “chi sei”, “che persona sei”.
Caro cardinale, questo l’ha letto nel capitolo 28 degli Atti degli Apostoli?
Ma ci faccia il piacere!

Ma attenzione, il cardinale rivela il vero progetto del prossimo Sinodo indetto da papa Bergoglio: «Prima di mettere nelle caselle “divorziato”, “risposato”, bisogna chiedere “chi sei tu”, “che persona sei”. Io non ho una soluzione per questo e anche per ciò sono molto curioso di guardare cosa succederà al prossimo Sinodo, con il questionario
In quel Sinodo, che sarà il primo dei prossimi due che si interesseranno di “Famiglia, matrimonio e sessualità”, non si parlerà di morale cristiana, ma del “nuovo sguardo” con cui si dovranno guardare i peccatori, sdoganandoli e considerandoli come “persone” con la loro dignità che vanno rispettate e accompagnate.
Peccato che così facendo, la nuova Chiesa abortita dal Vaticano II, per mano dei nuovi preti come Schönborn e Bergoglio, le accompagnerà alla perdizione eterna.

Vogliamo vedervi chiaro?
Ecco allora come continua il cardinale:
«Come siglare un’alleanza tra la verità che libera e salva e la misericordia? Questa è la grande sfida della nuova evangelizzazione. C’è anche un pericolo attuale di vedere lo sviluppo di un neoclericalismo, perché vedo nel cambiamento della società e della chiesa molti nostri confratelli disorientati, che si chiedono dov’è il loro posto, cosa devono fare.»
E così dicendo, dimostra sempre meglio di non avere capito un’acca del cattolicesimo: “Come siglare un’alleanza tra la verità che libera e salva e la misericordia?
Ma che domanda è?
Forse che la verità che libera e salva non è già misericordia?
E no! Dice il cardinale. Perché le due cose sono talmente diverse che è auspicabile che, invece di contrastarsi, si alleino. Parola di cardinale di Santa Romana Chiesa!
E poi si chiedono perché i cattolici abbandonano la Chiesa!

Ma sì. Ma certo, signor cardinale, come no. Ha ragione Lei, perché è vero: una cosa è la verità, quella che, in verità, va scritta con la lettera maiuscola; altra cosa è la misericordia. Infatti, la Verità fa male, perché mette a nudo i cuori e rende ad ognuno il suo, nel bene e nel male. Mentre la misericordia… mentre la misericordia, signor cardinale, è uguale!
C’è solo Lei che non lo sa più, Lei e Bergoglio e i suoi confratelli abortiti dal Vaticano II.
Per voi la “misericordia” è cosa diversa dalla Verità, perché equivale a lisciare il pelo ai peccatori e a blandire il peccato, in nome di quella comprensione umana che voi scambiate per misericordia e che invece è la strada che conduce verso il trionfo illusorio dell’Anticristo:
“ma no, fratello, lascia stare se hai distrutto la tua famiglia, se hai praticato l’aborto, se vivi contro natura… lascia stare, fratello: ciò che conta è “chi sei tu”, “che persona sei”, a Dio non importa se hai violato tutti i Suoi Comandamenti, perché Dio è più grande del peccato – Bergoglio dixit -; a Dio non importa se vivi nel peccato, a Lui importa solo “chi sei”, e se tu ti riveli per quello che sei… Dio ti ama… Lui che finalmente, dalla tua rivelazione, ha potuto capire chi sei veramente.”

Non se la prenda, signor cardinale, perché se è vero che questo virgolettato lo abbiamo inventato noi, è altrettanto vero che è solo questo che significano le sue parole e quelle del nuovo Papa venuto per la fine del mondo.
Caro signor cardinale, ma davvero Lei è un Domenicano? E ha imparato da San Domenico tutte le corbellerie che dice e tutte quelle che sottintende?
Ma ci faccia il piacere!

Piuttosto, ci spieghi meglio questa sua esperienza:
«C’è la tentazione di lasciar correre tutto e di chiudere. Io non so come trovare il cammino giusto. 
Io ho dovuto affrontare un caso che ha fatto il giro del mondo, riguardante la più piccola parrocchia della nostra diocesi. Con il parroco disattento a ciò che accadeva, fu eletto al consiglio pastorale un giovane che convive con un altro uomo. Ma è un giovane credente, che partecipa alla vita della parrocchia, che suona l’organo. Io ero davanti alla decisione se annullare questa elezione o lasciar stare. E’ stata una decisione molto difficile. Ho invitato questo giovane, e lui ha chiesto di poter venire con il suo partner, il suo amico. Sono venuti e ho visto due giovani puri, anche se la loro convivenza non è ciò che l’ordine della creazione ha previsto. Quella stessa settimana, la stampa austriaca era piena di storie sui gravissimi abusi di due monaci su alcuni allievi della loro scuola. Ebbene, io ho deciso di non mandare via il ragazzo. Lui mi aveva detto che non avrebbe partecipato alla comunione, che avrebbe capito la situazione. Rocco Buttiglione scrisse un bellissimo articolo sul Foglio per difendere il mio comportamento, che mi ha attirato molte critiche. Ma capisco, è un tema difficile. Io non sono d’accordo, per niente d’accordo, con il cosiddetto matrimonio gay. Nonostante ciò, ci sono situazioni dove dobbiamo guardare prima di tutto alla persona. Questa è la grande sfida che dobbiamo accogliere. Come vivere il Vangelo nella società secolare, dove siamo una minoranza. A Vienna posso dire che con quasi il sessanta per cento di matrimoni che finiscono in divorzio, la famiglia cristiana non rappresenta oggi la normalità, bensì l’eccezionalità. La normalità è ciò che viviamo con la patchwork family

Perché, caro cardinale, delle due l’una: o Lei non è “d’accordo, per niente d’accordo, con il cosiddetto matrimonio gay” o Lei, guardando “prima di tutto alla persona”, approva e incoraggia l’omosessualità e la convivenza tra persone dello stesso sesso.
Ce lo spieghi, caro cardinale, perché altrimenti siamo costretti a pensare che Lei o è schizofrenico o è bugiardo. Con l’aggravante che, essendo un cardinale e parlando pubblicamente in Duomo, a Milano, a dei preti, Lei si rivela essere un untore, un sostenitore e un propagandista del peccato.

«Questa è la grande sfida che dobbiamo accogliere. Come vivere il Vangelo nella società secolare, dove siamo una minoranza. A Vienna posso dire che con quasi il sessanta per cento di matrimoni che finiscono in divorzio, la famiglia cristiana non rappresenta oggi la normalità, bensì l’eccezionalità. La normalità è ciò che viviamo con la patchwork family.»
E che significa questo, signor cardinale, che il “nuovo sguardo” deve ormai guardare alla nuova normalità e abbandonare l’insegnamento di Nostro Signore?
Perché Lei è proprio questo che insegna e che noi ci rifiutiamo categoricamente di accettare… come rifiutiamo e rigettiamo Lei come cardinale, come prete e come uomo: Lei non è dei nostri, e meglio sarebbe “che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. (Mt.18, 6)”, perché “guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! (Mt. 18, 7)”.
«Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, táglialo e géttalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cávalo e géttalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco. (Mt. 18, 8-9)»

Lei infatti, signor cardinale, si permette di affermare, rivolgendosi ai preti di Milano, che per evangelizzare occorre dire cinque sì, che adesso vediamo uno ad uno.

«Il primo sì è il sì all’oggi, al nostro tempo. Lasciamo la nostalgia degli anni Cinquanta, quelli della mia infanzia, nel villaggio, quando la chiesa si riempiva di gente per tre volte ogni domenica. Tutti in chiesa. Lasciamo la nostalgia per la vitalità dei nostri oratori degli anni Cinquanta e Sessanta. Diciamo sì all’oggi: Dio ama questo mondo, e noi dobbiamo avere uno sguardo di amore, di simpatia al mondo nel quale viviamo. Amiamo l’oggi nel quale viviamo.»

E qui ci rivolgiamo ai cattolici: cari fratelli e amici, è davvero il caso di continuare a frequentare la nuova Chiesa conciliare i cui cardinali insegnano ad amare il regno del Principe di questo mondo? O non è forse venuto il momento, già da tempo, di abbandonare al loro destino questi ciechi che conducono altri ciechi e resistere fino all’estremo contro questa gerarchia indemoniata, che ha apostatato la Fede?

«Il secondo sì e un sì consapevole e deciso a quella che è la nostra situazione. La decrescita dei cattolici, il lasciare tante cose, il veder morire tante cose che amiamo. Un sì al “bel funerale”, come amano i viennesi. Sì, è la nostra situazione. Molte cose moriranno, ma Dio ci ama nella nostra situazione.»

Questi spudorati servi dell’Anticristo, non solo stanno continuando a demolire la Chiesa di Cristo, ma hanno perfino la faccia tosta di invitarci a compiacercene.
Non possiamo avere parte alcuna con costoro! Che il Signore abbia pietà delle loro anime! Ma a noi spetta rigettarli e fuggirli come la peste, nonostante i loro abiti rosso porpora o bianchi… nulla partem col demonio!

«Il terzo sì è il sì alla nostra vocazione comune di battezzati. Io insisto molto sul sacerdozio comune di tutti i battezzati. Tenere a mente la “Lumen Gentium”, testo capitale, … Il Concilio parla di una differenza essentia et non gradu tantum, una differenza di essenza e non solo di grado. Differenza essenziale. Noi non siamo un grado superiore dell’essere cristiano. Il sacerdote ministeriale è essenzialmente a un altro livello del sacerdozio battesimale comune. … “E’ un vero cristiano”. Ebbene, ecco, se questo si può dire di uno di noi, preti, vescovi, cristiani, è una bella testimonianza.»

Oh, caro cardinale, che novità! È da cinquant’anni che sentiamo il ritornello della rinuncia all’autorità, del rifiuto di compiere il proprio dovere di stato, il tutto malamente camuffato con una bella spruzzata di umiltà e infiocchettato che le migliori frasi imbecilli del repertorio dei luoghi comuni. E ultimamente, il campione di questa vergogna lo hanno fatto papa ed è da mesi che ci racconta questa solfa, buona per i gonzi!
Caro cardinale… ma se ci tiene tanto a fare il “vero cristiano”, perché non si spoglia del suo abito e abbandona tutte le prebende materiali e morali che continua a tenersi strette e che gli permettono di essere invitato a Milano, in Duomo, dove può predicare le sue aberranti concezioni personali a servizio della demolizione della Chiesa?
Perché? Caro il nostro cardinale incoerente?
Scompaia, caro Lei, e farà un favore a tutti, e un gran bene alla Chiesa.

«Il quarto sì per una chiesa che impara passo a passo a essere in diaspora, in una diaspora feconda. La vita cristiana in diaspora è una vita di rappresentanza. In tutte le parrocchie, anche nei villaggi dove i partecipanti alla vita parrocchiale sono ormai minoranza, voi siete rappresentanti di molti. Vivete la vostra fede non solo per voi, ma anche per gli altri. Portateli come la Madonna con il mantello. Ognuno crede anche per gli altri, non solo per se stesso. Essere cristiano nella città secolare è essere rappresentante. Possiamo tanto imparare dagli ebrei. Loro hanno la convinzione che quando in una città ci sono dieci ebrei ciò sia una benedizione per quella città. Questo vale per tutti noi, rappresentanza come fuoco della nuova evangelizzazione.»

Ora, visto che bastano dieci ebrei per la benedizione della città, e visto che questi già ci sono, … signor cardinale, Lei che ci sta ancora a fare? E perché si lamenta per la defezione dei cattolici? Non abbiamo già la benedizione? Perché non sciogliamo la Chiesa,  tanto ormai non serve più a niente?
Dai, signor cardinale, un po’ di coraggio, un po’ di coerenza, tanto il Signore è misericordioso e capirà benissimo la grande scelta.
Chiudiamo la Chiesa, così almeno la finirete di demolirla facendo finta di sorreggerla!
Eh! Caro Lei, faccia attenzione, perché al momento opportuno il Signore le chiederà conto delle sue parole e delle sue azioni e allora… sarà pianto e stridore di denti!
Non ci crede? Ben per Lei! Ma l’Inferno è fatto proprio per coloro che non ci credono… o non se lo ricorda?

«L’ultimo sì è al nostro ruolo per la società. E questo anche se siamo minoranza, anche se politicamente in molti campi in Europa non abbiamo più il potere di imporre la legislazione che ci piacerebbe o che pensiamo corrisponda al diritto naturale. Pensiamo al discorso dell’aborto, dell’eutanasia, alle discussioni drammatiche che chiedono il diritto umano all’aborto, la limitazione della libertà di coscienza dei medici. Nonostante siamo pochi, abbiamo il ruolo del sale, che è sempre in minoranza. Non piacerebbe, infatti, una pasta dove il sale è in abbondanza. Le nostre parrocchie, le nostre comunità, i nostri movimenti, conventi, associazioni, sono una grande rete di carità, di misericordia, di coscienza sociale. E quanto più la rete sociale della società diventa debole, tanto più importante diventa l’impegno cristiano nella società.»

E meno male, signor cardinale, che la finiamo qui con quest’ultimo sì. Perché l’avevamo ben capito che Lei non è cattolico. È vestito da cattolico, ma non è cattolico. Frequenta la Chiesa cattolica, ma non è cattolico. Comanda nella nuova Chiesa conciliare, ma non è cattolico. Predica nel Duomo di Milano, su invito del suo amico cardinale di Milano, ma non è cattolico. Lei fa finta di essere cattolico e questo le rende bene, in termini di fama e di fame, Lei forse crede di essere cattolico, ma non è cattolico.
E glielo assicuriamo noi, che siamo cattolici.
E non si meravigli della nostra supponenza, caro cardinale, perché, come Lei insegna, noi semplicemente le raccontiamo la nostra esperienza, ne faccia tesoro, se ne arricchisca… noi gliela doniamo volentieri gratuitamente… nulla ci aspettiamo in cambio… nulla vogliamo in cambio… solo che i propagandisti dell’Anticristo abbandonino al più presto la Chiesa di Cristo, se Dio vorrà, e ci lascino in pace… sempre più di meno, sempre più ridoti ad un piccolo resto… sempre arroccati sulla roccia di Cristo, nonostante tutto, nonostante i marosi del mondo, nonostante i nuovi preti della nuova Chiesa… come Lei.

giovedì 12 dicembre 2013

Lettera aperta al Distretto di Francia

Ricevo e pubblico da unavox

Lettera aperta al Distretto di Francia

Don Olivier Rioult, FSSPX

21
novembre 2013







Pubblicata sul sito francese La Sapiniére

impaginazione e neretti sono nostri




lunedì 9 dicembre 2013

RESISTENZA TRANSATLANTICA

Numero CCCXXXIV (334)
7 dicembre 2013

RESISTENZA TRANSATLANTICA
Da un viaggio fatto nel tardo autunno fra vari centri della Resistenza Cattolica in Canada, Stati Uniti e Messico, sembrerebbe che la Resistenza sia debole nei numeri, ma essa è forte nella Fede, il che significa che ha sicuramente un futuro. Ancora una volta si sta ripetendo la storia di un piccolo resto fedele. Con Dio è la qualità che conta e non la quantità.

lunedì 2 dicembre 2013

DON RIOULT -- I

Numero CCCXXXIII (333)
30 novembre 2013

DON RIOULT -- I
Perché non c’è stata una sollevazione tra i sacerdoti della Fraternità San Pio X, quando la perdita di aderenza alla dottrina cattolica dei loro capi e il conseguente tradimento dell’opera di Mons. Lefebvre, divennero assolutamente chiari a partire dal marzo dell’anno scorso? Don Olivier Rioult, capofila della “Resistenza” in Francia, ha elencato il mese scorso diverse buone ragioni, in un’intervista accessibile in francese sul sito pelagiusasturiensis.wordpress.com. Il seguente sommario è liberamente adattato dal testo originale: -

venerdì 29 novembre 2013

L'ULTIMA SPERANZA

Ricevo e pubblico da unavox

Il Rosario per l’Italia: è urgente


di Maurizio Blondet

27 Novembre 2013

Articolo pubblicato sul sito effedieffe


le sottolineature sono nostre



Questa sorta di grido d'allarme lanciato da Maurizio Blondet è degno di particolare attenzione, sia per la succinta analisi che lo accompagna, sia e soprattutto per l'invito a recitare il Santo Rosario, quale unico mezzo per uscire fuori da questo maleodorante pantano nel quale siamo sempre più immersi… l'alternativa è il rimanerci affogati.

Che i cattolici serii si convincano infine che solo l'aiuto della Santa Vergine Maria potrà rendere possibile, per sua intercessione, il differimento della catastrofe che incombe su questo mondo impazzito e in preda alle mire del demonio.

Invitiamo tutti
a seguire il suggerimento di Maurizio Blondet


martedì 26 novembre 2013

PECCATO E PECCATORE



Oggi è quanto mai di moda il “non giudicare” e di conseguenza a questo si associano una strana misericordia e lo slogan “si condanna il peccato ma non il peccatore”.
In realtà quest’ultima frase è del tutto fraintesa dal vero senso cattolico.
Che il peccato vada odiato sembra del tutto logico ma in che senso si debba non giudicare, non odiare o condannare ma amare il peccatore, in questi nostri giorni questo precetto non sembra molto chiaro.
Tutta la questione ruota intorno all’amore che, per chiarire subito le cose, io esprimo con Carità.
La Carità infatti è una virtù sopranaturale con la quale amiamo il prossimo per Grazia di Dio e per amore di Dio.
Nel libro della sapienza leggiamo: Perché sono ugualmente in odio a Dio l'empio e la sua empietà.(14,9)
Con ciò è evidente che c’è una forma di odio consentita ma che in realtà è vera Carità nei confronti del peccatore, quindi l’odio non è preso per sé ma in rapporto al fine che è il bene e la salvezza dell’anima cui si esercita la Carità.
Se le parole di Dio sono queste e la Volontà di Dio è questa noi stessi ci  conformeremo a lui comportandoci allo stesso modo.
Allora cosa deve essere amato del peccatore?
Non certo il peccato, ma neanche il peccatore stesso altrimenti amando il peccatore si amerebbe anche il suo peccato.
Odiare il peccato in sé stesso non basta perché non esiste un peccato senza che vi sia  un soggetto  che lo commetta, alla stessa maniera che non esiste nella realtà un uomo che non sia anche bianco, alto, con i capelli neri o biondi, esiste l’uomo nella sua essenza come animale razionale ma in giro non si è mai visto.
Non si può separare il peccato dal peccatore senza rischiare di entrare in un assurdo, non si è mai visto nessun peccato girare per la città, mentre purtroppo per le strade s’incontrano molti peccatori e tanti scrivono anche.

domenica 24 novembre 2013

PRIMA LA FEDE

Numero CCCXXXII (332)
23 novembre 2013

PRIMA LA FEDE
La grande lezione impartita da Mons. Lefebvre (1905-1991) ai cattolici che avevano orecchie per intendere, fu che la Fede è superiore all’obbedienza. La triste lezione che da allora abbiamo appresa è che l’obbedienza continua ad essere superiore alla Fede. Questi “Commenti”, che dall’odierna confusione nella Chiesa, nel mondo e nella Fraternità San Pio X, hanno indirizzato continuamente verso un ritorno ai fondamentali, hanno tentato spesso di spiegare perché la Fede deve venire prima.

mercoledì 13 novembre 2013

Grave lapsus teologico di Padre Federico Lombardi

Ricevo e pubblico da unavox

Grave lapsus teologico
 di Padre Federico Lombardi



di Arnaldo Xavier da Silveira



La traduzione è nostra ed è stata approvata dell'Autore

L'articolo pubblicato sul sito dell'Autore

Gli articoli dell'Autore sono disponibili nel sito Bonum Certamen



martedì 5 novembre 2013

19 ESPERTI IN COMPAGNIA DI LUTERO

Questa è la seconda orribile notizia tratta dal quotidiano libero.
Non è possibile commentarla.
Una domanda chissà se verrà introdotta nel referundum anche questa?


D’ora in avanti la masturbazione sarà promossa in tutte le scuole materne ed elementari d’Europa come forma di educazione sessuale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), di comune accordo con l’agenzia governativa tedesca per l’Educazione sanitaria, sta infatti diffondendo presso tutti i ministeri della Salute e dell’Istruzione d’Europa un documento, chiamato «Standard di Educazione Sessuale in Europa», che invita a una maturazione della consapevolezza sessuale già nei primissimi anni di età, attraverso una conoscenza del proprio corpo e un’esplorazione delle relazioni sessuali - sia etero sia omo - infantili. Il testo, redatto da diciannove esperti, è rivolto a «responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie» e rappresenta una sorta di vademecum per guidare i bambini verso una piena crescita sessuale nel periodo compreso tra 0 e 15 anni.

sabato 2 novembre 2013

REPUBBLICA DEMOCRATICA CATTOLICA: REFERENDUM OECUMENICUM I


REPUBBLICA DEMOCRATICA CATTOLICA

Non leggo i giornali, ma oggi mia mamma ha comprato una copia di libero (non so perché), allora guardo le notizie in prima pagina e con mio sconcerto, in realtà penso sempre che prima o poi esso finirà, leggo due notizie inquietanti: parliamo della prima.

La Chiesa o meglio la gerarchia ecclesiastica sottoporrà un test in tutte le diocesi per sapere cosa ne pensano i fedeli su certi argomenti.

sabato 26 ottobre 2013

PAROLE SANTE.....


Numero CCCXXVIII (328) -    26 ottobre 2013 - CADUTA DELLA FSSPX

Per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, è essenziale considerare perché nelle odierne circostanze, i gloriosi 40 anni di difesa della fede da parte della Fraternità San Pio X, minacciano ora di finire. Un articolo ed una lettera scritte recentemente possono aiutare in questo senso: l’articolo analizza la caduta della Fraternità e la lettera offre una nota di speranza per come essa possa risorgere.

L’articolo è apparso in francese su Internet (vedi “Un Évêque se lève”). Dopo aver letto un libro sull’utopismo nella moderna educazione, dov’esso è paragonato con lo stesso sogno irrealistico nella moderna politica, l’autore dell’articolo ritiene che lo stesso modello in sei tappe possa essere applicato alla FSSPX. Per prima cosa, il modello: 1 Un rifiuto della natura umana come dato con cui e non contro cui lavorare. 2 Un sogno per la fabbricazione ex novo del bambino/uomo. 3 L’esclusione delle strutture naturali della famiglia/società. 4 Il totale ri-modellamento del bambino per generare una nuova società perfetta. 5 I disastrosi risultati a dispetto di ogni iniziale buona intenzione. 6 Bambini ignoranti e perversi, una società che apostata e fa la guerra a Dio.

martedì 22 ottobre 2013

DON ALFIO E DEMOLITION MAN


Sono rimasto in silenzio sulle telefonate, le frasi, i gesti del nuovo Papa Francesco tutto ciò per rispetto e devozione a Nostro Signore Gesù che ha voluto prendesse il posto di suo vicario.

E’ infatti scontato che ciò che accade non sfugge al controllo ed alla volontà di Dio ed in ciò rientra anche l’opera di questo ultimo, in senso cronologico e speriamo in senso cattolico, demolitore della Santa Chiesa cattolica.

Tenendo da parte la questione, a mio parere inutile, dell’autorità sia in senso sedevacantista che sedeprivazionista, che di fatto eliminano comunque il papato, è innegabile l’opera di demolizione giornaliera a cui papa Francesco sottopone la fede Cattolica e la sua Chiesa, svuotando e misconoscendo le parole stesse di Nostro Signore Gesù in vista ed in preparazione della Chiesa universale massonica e antricristica.

sabato 19 ottobre 2013

FRANCESCO SENZA DIO


Numero CCCXXVII (327) -  19 ottobre 2013 - FRANCESCO SENZA DIO

I cattolici che mantengono un qualche reale senso della loro fede, sono scandalizzati dalle parole e dalle azioni dell’uomo seduto attualmente sulla Cattedra di Pietro. Viene quasi da chiedersi se sia stato messo lì per distruggere ciò che rimane della Chiesa cattolica. Come un vero figlio del Vaticano II, egli si sta allontanando da Dio e sta andando verso l’uomo. A mo’ d’esempio, ecco le prime nove citazioni tratte (non da me) dal resoconto dell’udienza concessa da Francesco, il 24 settembre, al direttore ateo di un giornale italiano.

Le citazioni da 2 a 5 riguardano la Chiesa (io riassumo): 2 L’amministrazione della Chiesa dev’essere più orizzontale e meno verticale. 3 La Curia romana è troppo egoista. Deve volgersi al popolo. 4 Il Papa non dev’essere più un re circondato da cortigiani adulatori. 5 Troppi preti sono egoisti e ostacolano la Cristianità. Ora, citazioni come queste vogliono, ovviamente, compiacere il moderno pubblico democratico che dalla Chiesa non ha mai voluto sentirsi dire cosa fare, ma sono oneste e giuste verso gli innumerevoli Papi, Curie, Amministrazioni e Preti che prima di Francesco, per 1900 anni, hanno mantenuto la struttura della Chiesa per la salvezza delle anime? Francesco invece, lascerà dietro di lui delle strutture ancora in piedi e delle anime salvate?

giovedì 17 ottobre 2013

Precisazioni sui funerali di Erich Priebke.

 Una conversazione con Don Pierpaolo Petrucci
Precisazioni sui funerali di Erich Priebke.
 
Poiché sugli  organi di informazione sono apparse notizie inesatte circa i funerali di Erich Priebke, ci siamo informati direttamente alla fonte. 
In una conversazione telefonica, Don Pierpaolo Petrucci, Superiore del Distretto Italia della Fraternità Sacerdotale San Pio X, ci ha gentilmente chiarito quanto segue:

martedì 15 ottobre 2013

Certezza del Papa e dei Sacramenti o dubbio metodico?

Pubblico questo post interessante di Don Curzio Nitoglia che dall'alto della sua esperienza e sapienza coglie il punto fondamentale della questione Papa o non Papa sulla scorta della retta ragione e della volontà salvifica di Gesù
Spero sia gradita a tanti amici che in buona fede, increduli di fronte a questo stato di cose, cercano una spiegazione andando oltre ciò che ci è consentito sapere volgendosi a discorsi contorti (cfr Sapienza 1:3).
Se Dio vorrà contribuirò con alcune considerazioni a ciò che già Don Curzio eccellentemente osserva.
 

Certezza del Papa e dei Sacramenti o dubbio metodico?
di Don Curzio Nitoglia

L'articolo è stato pubblicato sul sito di Don Curzio Nitoglia


lunedì 14 ottobre 2013

Francesco I e il ‘Vaticano III’

Ricevo e pubblico da UNAVOX 
Francesco I e il ‘Vaticano III’

L’intervista di Eugenio Scalfari a papa Bergoglio

di Don Curzio Nitoglia

L'articolo è stato pubblicato sul sito di Don Curzio Nitoglia




La crisi religiosa che attraversano gli uomini di Chiesa non deve portare al pessimismo. Infatti come Gesù “solo la Chiesa ha parole di vita eterna” essendo essa il Corpo Mistico di Cristo. Quindi non dobbiamo temere e scoraggiarci: alla fine la Chiesa di Cristo risorgerà come Gesù risuscitò dal Sepolcro.

domenica 29 settembre 2013

IL SEGRETO DI FATIMA


Numero CCCXXIV (324)


28 Settembre 2013

IL SEGRETO DI FATIMA

È venuta alla luce ancora un’altra ricostruzione della terza parte del Segreto di Fatima, rivelato dalla Madre di Dio a Suor Lucia nel luglio del 1917. La Beata Vergine volle che fosse reso pubblico al più tardi nel 1960, ma i perfidi uomini di Chiesa che controllavano Roma pretesero che Ella avesse semplicemente permesso che fosse pubblicato dal 1960 in poi, e da allora esso è rimasto segregato. Dalle note sul suo contenuto, diffuse dai pochi uomini di Chiesa che hanno avuto la possibilità di leggerlo, sono stati effettuati diversi tentativi per ricostruirlo. L’ultimo tentativo è molto attendibile. Eccone la storia.

martedì 24 settembre 2013

Il Vizio della Tolleranza


 Il Vizio della Tolleranza

di Justin Mc Carty

Articolo tratto dalla rivista inglese Christian Order, n° di febbraio 2011

La tolleranza è diventata la virtù suprema, al giorno d'oggi .

Nella nostra vita quotidiana il suo valore ce lo viene rammentato continuamente.
Ce lo ricordano insegnanti e datori di lavoro, come pure amici e familiari .
Dobbiamo essere tolleranti .

Non possiamo offendere nessuno .

domenica 8 settembre 2013

ORGANIZZARE LA RESISTENZA?

Numero CCCXXI (321)
     

7 Settembre 2013

ORGANIZZARE LA RESISTENZA?

Continua il dibattito su se e come la “Resistenza” odierna dovrebbe essere organizzata (intendendo con “Resistenza” quella dei già membri o seguaci della Fraternità San Pio X che, sconvolti dal recente manifesto cambiamento di direzione di quest’ultima, intraprendono un qualche tipo di azione per resistere a tale cambiamento). In linea di massima, i giovani (relativi) vogliono un’organizzazione che coordini l’azione e la renda più efficace, mentre gli anziani tendono a pensare che, nelle attuali caotiche circostanze, non sia più possibile o perfino desiderabile una qualsiasi organizzazione strutturata.

martedì 27 agosto 2013

VISIONE DELLA RESISTENZA


Numero CCCXIX (319)
  
  
24 agosto 2013

VISIONE DELLA RESISTENZA

Un certo numero di anime cattoliche, che oggi mantengono la fede cattolica, sono spaventate dalla direzione ancora oggi mantenuta dalla dirigenza della Fraternità San Pio X, e dal momento che apprezzano il tanto che hanno ricevuto dalla Fraternità negli ultimi decenni, desiderano disperatamente che un’altra Fraternità la rimpiazzi. Esse sono spaventate dalla diversa visione di una rete di sacche indipendenti di resistenza che sarebbero il loro futuro. Possono essere rassicurate dal sapere che si tratta della stessa visione di un eccezionale profeta e pioniere del movimento tradizionale: il sacerdote francese domenicano P.Roger-ThomasCalmel (1914-1975). Ecco alcune pagine, liberamente tradotte e adattate dal francese, della sua Breve Apologia della Chiesa di sempre (pp. 48-51, 58): -

sabato 10 agosto 2013

VERE CANONIZZAZIONI?

Poche parole, semplici ed illuminanti.
Un articolo su cui riflettere, soprattutto per tanti fedeli tentati, dalla situazione contingente, di abbracciare la pericolosa teoria sedevacantista o altre "tesi" più o meno elaborate frutto di grandi menti.
Io che non lo sono e con tutti i dubbi di un fedele del terzo millennio, mi accordo a Mons. Williamson.
La realtà è sotto i nostri occhi, come anche la soluzione del problema, ma a volte trasportati dalle nostre passioni ne neghiamo l'evidenza, tutto ciò porta ad elaborare pensieri e concetti ed idee errati.
Poiché, come qualcuno continuamente mi scrive, sono nessuno, posso solo invitare tanti fratelli a seguire un ministro di Cristo, della Chiesa Cattolica e la Sacra Scrittura che, godendo dell'inerranza, sapientemente dice:

quoniam invenitur ab his qui non temptant illum apparet autem eis qui fidem habent in illum  perversae enim cogitationes separant a Deo probata autem virtus corripit insipientes (Sapienza 1:2-3)

venerdì 9 agosto 2013

CALURA ESTIVA

Inizialmente avevo scritto un altro articolo per il blog cordialiter riguardo il suo articolo poi invece a commento degli sfortunati due interventi di quell’articolista preferisco usare l’arma della Carità proponendo un passo tratto da questo breve Insegnamento.

Con la speranza di una correzione fraterna assicuro che il primo destinatario di ciò che sotto è riportato è il sottoscritto.
Sia sempre lode e Gloria a Nostro Signore Gesù!

lunedì 5 agosto 2013

SULLA VICENDA DEI FRANCESCANI


SULLA VICENDA DEI FRANCESCANI

 

Il mio “rapporto” con i Francescani dell’Immacolata non era iniziato nel migliore dei modi, tuttavia da sempre ho apprezzato la parte “Tradizionale” sia della Messa che della confessione e volentieri mi recavo alla Santa Messa Tridentina.


Dico recavo perché come tutti sanno dall’11 Agosto, tutto ciò, a meno di un placet dell’ordinario, non accadrà più. (sempre che qualcuno lo chieda)

La notizia è stata dolorosa, come negarlo, ma non inaspettata, dal tronde gli opposti non possono convivere sullo stesso soggetto ed il novus orror e la Messa Tridentina lo sono.

Giustamente se ne sta scrivendo e parlando tanto, non so a cosa serva poi tutto ciò, solo Iddio sa se ogni nostra parola sarà volta per il bene o per il male.

Ho letto su di un blog, non so a che pro, di gravi accuse al p. Manelli da parte di un sedicente testimone, peraltro sembrerebbe essere stato allontanato dai FFI, il quale con tanto di prove, a suo dire, sostiene che il provvedimento è rivolto a p. Manelli per la sua, sembrerebbe, “tirrannia”.

Non so nulla di tutto ciò, sebbene io sia per la rigidità e la severità, ma volevo riportare alcune parole di questo testimone: È comprensibile la reazione di quanti non conoscono i fatti gravissimi ed immaginano tale provvedimento riferito alla Messa in latino. Non è così.

Sicuramente la Messa in latino è stata abrogata per l’abuso, per una concezione falsa creata da Padre Manelli come ha fatto per tutto il resto. Come faceva dire da quanti a lui vicini che chi non era Frate del suo Istituto andava all’inferno, così poteva affermare che i Sacerdoti che non celebrano la Messa in latino sono dannati.

L’accusatore sostiene che l’obiettivo del provvedimento è p. Manelli e all’uopo osserviamo:

Padre Manelli è ancora lì la messa non è più là.

Si è colpito p. Manelli o la Messa?

Il singolo o la congregazione?

Tutto ciò non corrisponde alla realtà, se il problema fosse stato Manelli, per Carità non lo escludo, non posso saperlo, cosa c’entra la Messa?

Si prendano provvedimenti contro di lui e basta!

Qual è la spiegazione secondo questo tale?

Sicuramente la Messa in latino è stata abrogata (SIC!) per l’abuso, per una concezione falsa creata da p. manelli.

Quale sarebbe l’abuso, nel celebrarla o nell’imposizione di essa?

Se prendiamo ad esempio Campocavallo, nel celebrarla non vi erano abusi, quanto al farne abuso, apriti cielo: su sette giorni la messa in latino c’era solo la domenica in cui si celebravano 4 cene del signore ed una messa in latino.

Ma cosa si farnetica!

Se in altri luoghi si facessero abusi nel celebrarla allora alleluia, perché se si dovessero eliminare le messe in cui si fanno abusi liturgici addio novus orror, quindi anche questa non regge di scusa.

Se invece fosse per l’abuso che se ne fa nel numero delle celebrazioni dovremmo dire la stessa cosa per il novus orror a Campocavallo eppure le “due” messe hanno pari dignità secondo le nostre Autorità.

Ditemi negli altri monasteri quale fosse il rapporto tra NO e VO: 1:1?

Anche questa non regge.

Leggo una nota ufficiale dei FFI che conferma ciò che dico: È bene sapere che prima, durante e dopo la Visita Apostolica (luglio 2012-luglio 2013), come pure attualmente, l’uso esclusivo o prioritario della maggior parte delle Comunità F.F.I. è il Novus Ordo (S. Messa e Breviario).(Qui)

Sono inoltre contento della difesa che si fa di Padre Manelli, smentendo tutte le calunnie nei suoi confronti.

Ma lo stesso articolo non fa che mettere in evidenza che la convivenza tra conciliari e non, tra NO e VO è impossibile ed anche questo è un dato inconfutabile visto come è andata a finire.

Se si legge con attenzione la nota indirizzata ad un anonimo giornalista su vatican insider (satan insider)

Non mi convince anche l’articolo del fratello Andrea Carradori, persona davvero in gamba, squisita e paziente, che condivide l’obbedienza cattolica di p. Manelli e dei FFI e definisce, con parole non sue però, luciferina la disobbedienza di alcuni pseudo-tradizionalisti e tradi-protestanti, termine appunto ripreso da un autore che Andrea Carradori definisce “nordico”.

Non trovo neanche corretta, anzi temeraria, come ho fatto sapere all’interessato, l’affermazione che di seguito riporto letta sul suo blog:Il primo freno allo svilupparsi della forma straordinaria sono proprio stati questi pseudo-tradizionalisti che ne fanno un vessillo della disobbedienza al Magistero, snaturando intrinsecamente il senso stesso del Venerabile Ordo che è l’attuazione dell’Obbedienza del Figlio alla Volontà del Padre.

Per due motivi:

Il primo è che la forma “straordinaria” esisteva prima (quindi non solo era ordinaria ma l’unica, a parte alcune varianti accidentali) e non è una novità da sviluppare ma solo abusivamente soppiantata da questa cena del signore come sacra sinassi presieduta dal presidente dell’assemblea, quindi la santa Messa Cattolica non deve svilupparsi (salvo accidentalmente) ma riprendere il suo ruolo, poiché prima dello scempio conciliare esisteva solo quella ed è una questione dogmatica al contrario di quello che dice Cavalcoli, visto che viene dal Concilio di Trento dogmatico e dalla bolla QPT e ribadito dalla MD sulla liturgia.

A dire il vero sono stati i modernisti ed i massoni a volere il NO e sono i modernisti che continuano ad osteggiarla, non ha senso affermare altro.

Secondo, a mio parere è gravemente erroneo dire che questi che celebrano il VO ne fanno un vessillo di disobbedienza, perché nessuno può sapere con quanta devozione, adorazione ed amore lo fanno tanti sacerdoti e molto più perché non è una disobbedienza al Magistero.

Come si può sostenere questo?

Se si sostiene ciò significa che il VO è illegittimo, non è voluto da Dio, non è Magistero!

Oppure la disobbedienza che si vuol far intendere è verso gli uomini.

Ma se così fosse, quale obbedienza si deve agli uomini?

Assoluta?

Quale Magistero (chiaramente quello a cui si deve l’assenso di intelletto e volontà) sarebbe “disobbedito” celebrando il VO, forse che il Concilio di Trento è abolito?

Forse che la bolla QPT è abolita?

Davvero se io non vado al NO commetto peccato e disobbedisco a Dio?

Infine riguardo all’obbedienza siamo su due piani diversi, quella del Figlio è perfetta perché la volontà è essenzialmente identica, quella nostra è analogica e secundum quid, cioè secondo l’esempio della perfetta obbedienza che è contenuta nelle Verità rivelate che sono l’espressione della Volontà divina e per la Grazia.

Lo stesso culto pubblico (liturgia) che Cristo diede al padre secondo la volontà del Padre (Enciclica Mediator Dei), noi lo dobbiamo secondo la Sua volontà espressa dal Magistero infallibile, ma ciò non è possibile quando si hanno due culti diversi quali oggettivamente (essenzialmente) sono il VO ed i NO (basti vedere le due definizioni e tutto ciò che cade sotto i nostri sguardi, chiunque dica che sono uguali può essere solo che cieco! Basti vedere ciò che succede in queste messe, basti il Brasile).

Riguardo all’obbedienza dobbiamo sapere che «Essendo l’autorità dei Superiori limitata, anche il dovere di obbedire ad essi ha dei limiti. È chiaro che non è mai lecito obbedire a un Superiore, che comandi una cosa contraria alle leggi divine o ecclesiastiche; si dovrebbe allora ripetere la parola di San Pietro: “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti5, 29) (...) Si pecca contro l’obbedienza per eccesso, obbedendo in cose contrarie a una legge o a un precetto superiore: in questo caso si ha il servilismo». (Francesco Roberti - Pietro Palazzini, “Dizionario di Teologia Morale”, ed.Studium, Roma 1961, III edizione, alla voce: “obbedienza”).

Dire che disobbedire ai superiori è un atto luciferino (o citare chi lo ha fatto) è temerario perché bisogna sempre ricordarsi che l’Assoluto è solo Dio e l’obbedienza dipende dal comando.

I FFI potranno anche obbedire e potrà anche sembrare giusto ma mi sembra errato accusare di “luciferismo” chi disobbedisce ad un superiore che fa celebrare una messa massonico-protestante che ha allontanato milioni e milioni di persone, come anche il sottoscritto, per rendere l’unico culto cattolico stabilito dal Concilio di Trento e da Dio.

Anche satana conosce il significato di obbedienza.

Il dottore Angelico ci insegna che una legge iniqua, se si tratta di legge positiva, non ha forza di legge e non obbliga in coscienza, se invece va contro il diritto divino, non deve essere mai essere seguita (ST pI-II Q96 a4 r), sarebbe andare contro Dio stesso ed il Vangelo e si peccherebbe mortalmente.

Trattandosi del Sacrificio di Gesù di cosa parliamo?

E’ legge positiva o rientra tra quelle divine ed ecclesiastiche?  

Alcuni FFI dell’immacolata si sono scagliati contro i blogghisti tradi-protestanti,  per far sapere che :Accettiamo e obbediamo alle disposizioni S. Sede: chi userà questa vicenda per andare contro il Papa o la Gerarchia Cattolica, andrà contro lo spirito del nostro istituto.

Bene, allora per obbedienza portino all’altare una palla verde e si mettano quel bel copricapo che ha indossato pastoralmente Papa Francesco, perché se si deve essere obbedienti ai superiori lo si deve essere in tutto.

Questa oltre ad essere obbedienza si chiama coerenza!

Questo Francescano, con tutto il rispetto, non ricorda bene la Bolla QPT.

Normalmente poi se qualcuno impedisce una cosa è perché la ritiene un male, se si impedisce il VO vuol dire che è un male, non è nel “sentire cum ecclesia” e a tal guisa chi obbedisce ritiene che chi la impedisca abbia ragione e lo fa per il bene e contra factum non est argomentum!

Chi mai impedirebbe a qualcuno un vero bene!

Perché se è un bene allora viene impedito?

Va ricordato come dice il Dottore Angelico: “non è un obiezione il fatto che alcuni desiderino il male, perché non desiderano il male se non sotto l’aspetto di bene; e perciò la tendenza di costoro per sé è diretta al bene, ma per accidens è al male” (In I Ethic. 1, 1° n.10).

Il mafioso dice al picciotto:ben fatto!

Ciò è incontrovertibile e quindi bisogna ormai riconoscere che questo sentire cum ecclesia è stravolto, se fai casino e t’inventi ogni sorta di sacrilegio ed irriverenza senti cum ecclesia, se fai tutto quello che la Chiesa ha sempre insegnato non senti cum ecclesia, il problema è: quale chiesa? Quella conciliare?

Ma dico veramente: possibile che non si riesca a vedere a quale buffonata è ridotto il novus orror?

Se vedeste una ventina di signori attempati saltare e battere le mani a ritmo di musica obbedendo sulle note di una canzone all’ animatore di turno (quanto piace oggi l’animazione) e magari tra questi vi fosse il genitore o qualche parente non vi vergognereste?

Io si perché direi papà che cavolo stai facendo!

Se invece sono vescovi di Santa Madre Chiesa non c’è da vergognarsi.

Non sarebbero forse dei buffoni come quelli dell’esempio?

No, sentono cum ecclesia!

Oh come è contenta Maria Santissima di vedere che i suoi cari FFI da oggi obbedendo al Papa celebreranno la cena del Signore, la sacra sinassi, invece che il santo sacrificio della Messa.

E’ notorio infatti che Maria Santissima sotto la croce si fece un sacco di risate, andò con palloni e chitarre insieme a Giovanni e saltava e cantava e saltava e cantava e animava sotto la croce.

Perché?

Perché sentiva cum ecclesia!

Sia ben chiaro ciò non è detto che avvenga dai FFI, anzi penso che non si sia arrivati mai a questo punto, ma seguendo l’esempio brasiliano e l’obbedienza, il sentire cum ecclesia, chissà forse un giorno….

Siccome i FFI appartengono all’Immacolata seguano l’esempio dell’Immacolata.

Ella dell’obbedienza ne fece tutta la sua vita non volendo mai altro che quello che voleva Dio, ma che mai si piegò sotto la croce e dignitosamente obbedì solo a Dio: Stabat Mater dolorosa juxta crucem lacrimosa.

Altri gladi trafiggeranno quel cuore Immacolato seguendo una legge iniqua e mai Maria Santissima si sarebbe piegata a tutto quello che avrebbe potuto minimamente svilire o ancor peggio oltraggiare il Santo sacrificio del Suo e Nostro Divin Figliuolo.

Nessuna disobbedienza luciferina solo Santa Obbedienza a Dio!

Cari FFI a Maria è dovuto il culto di iper dulia è la Madre della Chiesa è elevata all’ordine ipostatico al di sopra ogni creatura corporea ed incorporea, partecipa in un modo tutto unico dell’essenza divina cosa starà pensando ora di voi, suoi figli?

Quale dolore ancora proverà nel vedere i suoi consacrati celebrare una sacra sinassi, la cena del signore, l’offerta di caino!

Non sarò certo io a farvi disobbedire, non sia mai, ma non credo che a Maria santissima ed al suo Divin figliuolo sia piaciuto l’augurio fatto da Papa Francesco ai seguaci della falsa religione musulmana, anche voi la pensate così?

Dovrei anch’io accodarmi a questo scempio?

Non sia mai, “meglio morir cento volte che cadere in peccato mortale”:l’infedeltà lo è!

Continuerò sempre a pregare per voi come per il santo Padre, affinché si ravvedi e ci confermai nella Fede.....Cattolica.