sulle motivazioni che l'hanno indotto ad abbandonare
la Fraternità San Pio X
Pubblicata in tedesco nel sito POSCHENKER
in inglese su diversi siti della Resistenza Cattolica, vedi The Recusant
in francese da diversi siti della Resistenza Cattolica, vedi Avec l'Immaculée
in spagnolo da diversi siti della Resistenza Cattolica, vedi Non possumus
Don Martin Fuchs esercita il suo ministero in Austria, ad Aigen, vicino Salisburgo, dove è rimasto, seguito da quasi tutti i suoi fedeli
impaginazione e neretti sono nostri
È col cuore affranto che il
30 dicembre ho comunicato al Superiore Generale le mie dimissioni dalla
Fraternità San Pio X. Per tutta l’eternità sarò
riconoscente a Mons. Lefebvre per la fede cattolica e per il
sacerdozio! Tuttavia, con dispiacere ho dovuto rendermi conto che nel
corso degli ultimi anni la Fraternità, a poco a poco, ha deviato
dalla via che lui aveva tracciata.
Sono queste le ragioni principali che mi hanno portato a questa decisione. Nonostante gli avvertimenti dei tre vescovi: Mons. Williamson, Mons. Tissier de Mallerais e Mons. de Galarreta, nonostante le avvisaglie venienti dall’Istituto del Buon Pastore, nonostante la conoscenza delle attitudini di Benedetto XVI, per il quale non era possibile andare avanti senza l’accettazione del concilio Vaticano II, i colloquii e le trattative andarono avanti.
Qualcuno potrebbe dire: “il nostro Superiore non ha firmato alcunché”. Ma sarebbe stato pronto per un accordo, senza aver prima risolto le differenze dottrinali, come prova la sua lettera del 17 giugno 2012. Essi erano pronti per il peggio, ma è Roma che non ha voluto. La fiducia nei Superiori è oggi in qualche modo scossa, è distrutta.
A questo punto, miei cari fedeli, vi ringrazio con tutto il cuore per tutte le vostre preghiere e i sacrifici con i quali avete sostenuto il mio ministero sacerdotale.
Volentieri mi affido anche in futuro alle vostre preghiere.
Jaidhof, 5. Januar 2014
1- Il “Te Deum” in ringraziamento per il
Motu Proprio nel quale si legava intimamente la Messa tridentina con la
Messa di Paolo VI e nel quale era richiesta l’accettazione del concilio
Vaticano II.
Ancora recentemente si poteva leggere su Internet che al Priorato San Pio X di Monaco la “Santa Messa” era offerta “nella forma straordinaria”. In seminario, io ho appreso che noi diciamo la Messa nel rito tridentino, non c’è rito ordinario o straordinario, questa è una fabbricazione completamente infondata di Benedetto XVI. Chi parla di rito straordinario deve avere in mente e deve accettare un rito ordinario, la nuova Messa.
Ancora recentemente si poteva leggere su Internet che al Priorato San Pio X di Monaco la “Santa Messa” era offerta “nella forma straordinaria”. In seminario, io ho appreso che noi diciamo la Messa nel rito tridentino, non c’è rito ordinario o straordinario, questa è una fabbricazione completamente infondata di Benedetto XVI. Chi parla di rito straordinario deve avere in mente e deve accettare un rito ordinario, la nuova Messa.
2
- La gratitudine per la
remissione della scomunica dei quattro vescovi. Mons. Lefebvre,
in una conferenza
stampa nel 1988, disse: “Allora saremo
scomunicati da dei modernisti, da della gente che è stata
condannata dai papi precedenti. Allora, cosa potrà mai fare una
cosa così? Noi siamo condannati da della gente che è
condannata e dovrebbe essere condannata pubblicamente. La cosa ci
lascia indifferenti. In tutta evidenza la cosa non ha valore.”
Mons. Lefebvre ha sempre considerato la scomunica come nulla e non
avvenuta. Ma ciò che è nullo e non avvenuto non ha
bisogno di essere rimesso. Per di più, l’ingiustizia perpetrata
contro Mons. Lefebvre e Mons. de Castro Mayer continua a rimanere in
vigore.
3
- La volontà di
negoziare con Roma, nonostante Mons. Lefebvre avesse già
enunciato chiaramente e inequivocabilmente a quali condizioni questo
avrebbe potuto farsi in futuro: «Supponendo che ad un
certo momento Roma faccia un appello, che ci voglia ricevere,
riprendere a parlare, a quel punto sarò io a porre le
condizioni. Non accetterò più di trovarmi nella
situazione in cui ci siamo trovati al momento dei colloqui. È
finita! Io porrò la questione sul piano dottrinale: “Siete
d’accordo con le grandi encicliche di tutti i papi che vi hanno
preceduto? Siete d’accordo con Quanta Cura di Pio IX, Immortale Dei e
Libertas di Leone XIII, Pascendi di Pio X, Quas Primas di Pio XI,
Humani generis di Pio XII? Siete in piena comunione con questi papi e
con le loro affermazioni? Accettate ancora il giuramento
antimodernista? Siete per il Regno sociale di Nostro Signore
Gesù Cristo? Se voi non accettate la dottrina dei vostri
predecessori, è inutile parlare. Fino a quando non avrete
accettato di riformare il Concilio, considerando la dottrina di questi
papi che vi hanno preceduto, non v’è dialogo possibile. È
inutile.» (Fideliter
n° 66, settembre-ottobre 1988).
4
- Il perseguimento di un
accordo pratico senza una pulizia dottrinale delle eresie del
concilio Vaticano II. In una conferenza spirituale, il 21 dicembre
1984, Mons. Lefebvre disse: «Allora la questione canonica,
puramente esteriore, pubblica nella Chiesa, è secondaria. Quello
che è importante è restare nella Chiesa… nella Chiesa,
cioè nella fede cattolica di sempre e nel vero sacerdozio, e
nella vera Messa, e nei veri sacramenti, nel catechismo di sempre, con
la Bibbia di sempre. È questo che ci interessa. È questo
che è la Chiesa. Essere riconosciuti pubblicamente è
secondario.» (Conferenza spirituale a Ecône).
5 - Più e più
volte, ho dovuto rendermi conto che non si usava più alcun
linguaggio chiaro. Così, la seconda intenzione della crociata
del Rosario è: “Per il ritorno della
Tradizione nella Chiesa”. Cosa s’intende per “la Chiesa”? La
Chiesa cattolica fondata da Gesù Cristo o la Chiesa
post-conciliare? Se s’intende la Chiesa cattolica, allora non è
possibile alcun ritorno, perché la Tradizione fa parte
integrante della Chiesa cattolica; se invece s’intende la Chiesa
post-conciliare, allora è essa che ha lasciato la Tradizione,
quindi è essa che deve tornare alla Tradizione e non la
Tradizione nella Chiesa.
Sono queste le ragioni principali che mi hanno portato a questa decisione. Nonostante gli avvertimenti dei tre vescovi: Mons. Williamson, Mons. Tissier de Mallerais e Mons. de Galarreta, nonostante le avvisaglie venienti dall’Istituto del Buon Pastore, nonostante la conoscenza delle attitudini di Benedetto XVI, per il quale non era possibile andare avanti senza l’accettazione del concilio Vaticano II, i colloquii e le trattative andarono avanti.
Qualcuno potrebbe dire: “il nostro Superiore non ha firmato alcunché”. Ma sarebbe stato pronto per un accordo, senza aver prima risolto le differenze dottrinali, come prova la sua lettera del 17 giugno 2012. Essi erano pronti per il peggio, ma è Roma che non ha voluto. La fiducia nei Superiori è oggi in qualche modo scossa, è distrutta.
A questo punto, miei cari fedeli, vi ringrazio con tutto il cuore per tutte le vostre preghiere e i sacrifici con i quali avete sostenuto il mio ministero sacerdotale.
Volentieri mi affido anche in futuro alle vostre preghiere.
Jaidhof, 5. Januar 2014
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