Apprendo da alcuni blogs la vicenda del “famoso” libro del GREC1 intitolato “per la necessaria riconciliazione”.
Questo testo, che io non ho letto, non m’interessa, che
sembrerebbe esistere, anzi esiste, non può essere però smentito e parla di
alcuni incontri “discreti” di alcuni membri della FSSPX con altre persone
riguardo il concilio vaticano II e la sua interpretazione al fine di ricomporre
la frattura fra Roma e la frangia tradizionalista.
Se la riconciliazione è con Roma intesa come la Santa
Cattolica ed Apostolica allora il problema è assai più grave perché
significherebbe che la FSSPX è fuori della Chiesa e quindi dovrebbe abiurare
tutti gli errori per rientrarvi e così rinnegare tutto ciò che per cui Mons.
Lefebvre ha combattuto.
Se non è per il primo caso la riconciliazione è con la roma
intesa come uomini componenti la gerarchia ecclesiastica e allora non vedo come
si possa farlo senza tradire la Chiesa e tutto ciò per cui si è combattuto fino
ad oggi cioè per il ritorno alla Tradizione.
Prendiamo due uomini essi possono essere in accordo in due
modi: nella sostanza o per accidens (oggettivo o soggettivo) e questi due modi a
loro volta danno due possibilità.
Se consideriamo il primo modo allora in questo senso non ci si potrà mai
riconciliare neanche nel secondo modo, in senso soggettivo, se non per accidens,
appunto.
Perché una cosa è o non è; come due che convengono su due
cose diverse solo perché sono rosse.
Mentre se si è d’accordo oggettivamente lo si è anche
soggettivamente e in disaccordo solo per accidens come due che convengono su una
cosa ma non sul fatto che sia meglio rossa.
L’accordo con roma attualmente si baserebbe sul primo modo
visto che l’oggetto di cui si parla (la Tradizione) è diverso e per accidens ci
si accorda sul soggetto (il Magistero vivente).
Ed è in maniera evidente che questa è la posizione della
dirigenza della FSSPX e non potrebbe essere altrimenti perchè in questo caso
necessariamente saremmo nel secondo modo, il che vorrebbe dire che essi sarebbero
in accordo sull’oggetto che è la Tradizione (per i modernisti vivente) e dunque
verrebbero a cadere i contrasti che fin qui hanno “separato” le due parti.
Mentre è evidente che la posizione di Mons. Lefebvre era
intesa verso il secondo modo.
Chi lo dice?
Mons. Lefebvre!
Mons. Lefebvre il 2 Giugno 1988 scrisse così a Papa Giovanni
Paolo II: ”essendo evidente che lo scopo di questa riconciliazione non
è lo stesso per la Santa Sede e per noi, crediamo sia preferibile attendere un
tempo più propizio per il ritorno di Roma alla Tradizione.”
Infatti, tralasciando il Roma in maiuscolo, intendeva senza
ombra di dubbio il ritorno degli uomini di Chiesa alla dottrina cattolica
(oggetto) perché una riconciliazione umana (magistero vivente) era, non solo
impensabile, ma inutile.
“il ritorno di Roma alla Tradizione.”
Tornare a roma riconciliandosi con roma non vuol dire
tornare nella Chiesa altrimenti, come abbiamo detto, significherebbe oggi
esserne fuori.
Se si è d’accordo con l’attuale gerarchia non si è d’accordo
con la Chiesa.
Se l’attuale gerarchia è la Chiesa non si è dentro la
Chiesa.2
Tertium non datur.
Ma che questa ridicola idea della necessaria riconciliazione
sia tale lo esprime poche righe oltre proprio Mons.: “Noi continueremo a
pregare perché la Roma moderna, infestata di modernismo, ridiventi la Roma
cattolica e ritrovi la sua bi-millenaria Tradizione. Allora, il problema
della riconciliazione non avrà ragione d’essere e la Chiesa ritroverà
una nuova giovinezza.”
Perché?
Ma è chiaro!
Perché se si è d’accordo sull’oggetto (il deposito della
Fede immutabile) si è d’accordo anche soggettivamente (magistero vivente) ed in
disaccordo solo per accidens!3
Con chi si deve riconciliare un qualsiasi vero cattolico?
Trovare un qualsiasi accordo è senza dubbio contro la
volontà di Mons. Lefebvre che lo intendeva basato sull’essenza non sugli accidenti,
cioè sulla fede e non sulla fede degli uomini che vorrebbero rappresentarla ed
è senza dubbio deleterio accordarsi con gli uomini, poiché ciò implica
necessariamente non accordarsi con Dio e la sua Chiesa bi-millenaria per
entrare nella loro chiesa.
Mons. Lefebvre voleva che roma si accordasse con la FSSPX
che era nella Chiesa, non in quanto FSSPX ma in quanto fedele alla fede
Cattolica (oggetto), come del resto con tutti quelli che sempre hanno mantenuto
la fede non viceversa.
D'altronde gran parte di questa gerarchia deve riconciliarsi
con tutti i fedeli non in quanto uomini ma in quanto cattolici appartenenti
alla Chiesa sotto i vincoli di Fede, Speranza e Carità ma principalmente col
suo capo che è Cristo.
Ricordo poi a quelli che potrebbero sollevare obiezioni che
l’infallibilità non è del soggetto che la esprime ma dell’oggetto che gliela
conferisce!
Il teologo Albert Lang, commentando lo studio fatto sui
luoghi teologici di Melchior Cano dice infatti:
"la Sacra dottrina viene annunziata dalla Chiesa
perchè è rivelata e non è rivelata perchè l'annuncia il Magistero della
Chiesa".
Del pericolo di una riconciliazione per accidens ne
riparleremo.
Forse
Stefano Gavazzi
NOTA:
1 Le Groupe de Réflexion Entre Catholiques (GREC),
Nouvelles Editions Latines, Parigi.
2 Non si discute qui dell’
appartenenza al Corpo Mistico sappiamo che fanno parte di questo corpo Santi e
peccatori.
Non si voglia in questo modo
arrivare a conclusioni sedevacantiste cosa totalmente esclusa e riprovata dal
sottoscritto.
Il mistero dell’iniquità è tale
che è difficile capire totalmente una tale situazione ognuno si fa un’idea
perché è nella natura dell’uomo scoprire le cause di ogni effetto.
Tutto è valido se non si toccano
le certezze, il sedevacantismo purtroppo intacca di per sé alcune verità
rivelate.
Personalmente io ho la mia idea
e pur non essendo una verità assoluta, non potrebbe essere altrimenti, non va
ad intaccare alcun dogma.
3 Su aspetti discutibili
o marginali o non ancora definiti come può essere credere che San Giuseppe è in
cielo in anima e corpo glorioso, io per
esempio lo credo ma ciò non mette a rischio la mia salvezza se fosse il
contrario.
Caro Stefano, se io sono Cattolico e la nuova chiesa mi chiede di chiedergli scusa e di accettare tutte le sue condizioni e di seguirla dove essa vuole portarmi, sto' seguendo la strada giusta cioe' la strada di N.S.G.C.?
RispondiEliminaNon sono forse io che devo dirgli TU DEVI SEGUIRE ME CHE SEGUO LA CHIESA DI CRISTO E NON IL CONTRARIO? - Vorrei capire chi tra me e la attuale chiesa di roma, ha cambiato a seguire Cristo? a seguire fedelmente la Sua Dottrina.?
Se io non ho cambiato strada, per quale motivo devo dire, devo rientrare nella Chiesa Cattolica, se gia' ci sono,mentre gli altri che hanno abbandonato, non devono ammettere di aver cambiato strada? TERTIUM NON DATUR.
A chi di dovere - (a chi ha orecchi per intendere, intenda) continuo a ripetere sempre la stessa cosa - ( Gesu' ha ripetuto sempre le stesse cose, non le ha mai cambiate). se dovessi rinnegare Cristo e le Sue Leggi, mi sentirei un vigliacco, e vedrei davanti a me solo l'inferno.
Chi vuole tradire Cristo e' libero di farlo, comunque deve sapere che c'e' solo l'inferno. Non bisogna predicare bene e razzolare male.
Deus Caritas Est, ma immensa giustizia.
Gesu' diceva ORA CHE SEI GIOVANE TI VESTI DA SOLO E VAI DOVE VUOI, QUANDO SARAI VECCHIO, ALTRI TI CINGERANNO LE VESTI E TI PORTERANNO DOVE TU NON VUOI.
E' un grande insegnamento, che ci dice guardando all'oggi, la Chiesa Cattolica Apostolica ti ha aperto gli occhi e ti ha detto quale e' la Dottrina di Cristo ed i Suoi Comandamenti, - ma se cambi strada non segui piu' Cristo ed i Comandamenti, ma saranno gli altri che ti vorranno far accettare il nuovo comandamento dell'ateismo e del rinnegare Cristo che ha sacrificato la Sua Vita sulla Croce per salvarti. Quella e' la strada sbagliata. Chi la segue e' condannato in partenza. I grandi Santi hanno dato la vita per Cristo e non l'hanno rinnegato.
Beh le risposte le hai date tu, semplicemente c'è il così detto canone di Lerino.
RispondiEliminaQuando ci sono delle novità bisogna tenere presente ciò che da tutti, ovunque e sempre è stato creduto.
Per quanto riguarda la frase di Gesù l'hai applicata alla situazione ma l'esegesi del passo in realtà è un'altra e cioè che Gesù l'avrebbe portato in luoghi a lui non voluti per la Sua Gloria e per soffrire per Lui e meritarsi anche lui gloria. (San Cirillo d'Alessandria commmento a Giovanni XII).