La Chiesa è diventata
sempre più preoccupata della sua immagine pubblica. I media
hanno applaudito Papa Giovanni XXIII, che ha voluto aprire le porte
della Chiesa per farvi entrare l’aria del mondo moderno. Ma la Chiesa
ha pagato a caro prezzo questo plauso dei media di breve durata: la
brezza della modernità l’ha posta in balia dei venti instabili
dell’opinione pubblica.
Quali che siano le divergenze che avrebbe Mons. Richard Williamson con
i capi della Fraternità San Pio X, qualsiasi valutazione onesta
della sua ultima espulsione dalla FSSPX, dovrebbe iniziare con
l’incidente che ha permesso al suo superiore di rimuoverlo da ogni
ministero e di isolarlo.
Mons. Williamson è dell’opinione che le camere a gas non
sarebbero state utilizzate dai nazisti per lo sterminio degli Ebrei
durante la Seconda Guerra Mondiale. Egli accetta le conclusioni di uno
studio scientifico contestato e noto come “
Rapporto Leuchter”. Di
conseguenza, Sua Eccellenza pensa che il numero di Ebrei uccisi nei
campi di concentramento può essere più vicino ad un
milione e mezzo piuttosto che a sei milioni. Egli disse questo in
un’intervista alla televisione svedese svoltasi in Germania.
Questa opinione è esattamente ciò che ha reso Richard
Williamson un problema per la FSSPX e i suoi sostenitori che vogliono
un accordo col Vaticano.
Mons.
Williamson è stato processato ed è stato giudicato
colpevole dalla legge tedesca di “negazionismo” (di negare
l’Olocausto). Egli è stato ufficiosamente riconosciuto colpevole
di essere imbarazzante per la FSSPX e la Santa Sede.
L’espulsione di Sua Eccellenza dalla FSSPX avvenne nell’ottobre del
2012; e fu immediatamente seguita da un annuncio dei responsabili del
Vaticano che i negoziati con la Fraternità San Pio X non erano
terminati e non conducevano ad un vicolo cieco, come era stato pensato
prima, ma che occorreva pazientare e sperare in una riconciliazione a
cui si era molto sensibili. Una coincidenza?
Le organizzazioni ebraiche che mantengono rapporti con il Vaticano
denunciarono la revoca delle scomuniche dei vescovi della FSSPX,
notando che tra loro c’era un “negatore dell’Olocausto”. Il portavoce
del Papa disse che il Santo Padre, al momento del decreto, non era a
conoscenza delle opinioni di Mons. Williamson, suggerendo che una tale
conoscenza avrebbe potuto pregiudicare la revoca delle scomuniche.
Senza entrare nei meriti dell’opinione di Mons. Williamson sul “
Rapporto Leuchter”, non è
pertinente chiedersi
se tale opinione
sia in rapporto con la Fede cattolica? Occorre parteggiare per
una particolare versione della storia,
per
essere qualificati ad esercitare un ministero episcopale nella Chiesa
cattolica? E potremmo anche chiederci: in che misura
l’autorità della Chiesa sarebbe stata estesa di fatto alle corti
della Germania, alle organizzazioni ebraiche e ai media popolari?
Mons. Williamson fu rimosso da rettore del seminario della
Fraternità San Pio X in Sud America e fu esiliato a Wimbledon,
non per aver trasgredito ad un qualche articolo dello statuto della sua
Fraternità Sacerdotale, né per una qualche infrazione al
Diritto Canonico, né per un qualche dissenso pubblico o privato
rispetto all’insegnamento dogmatico della Chiesa.
Mons. Williamson venne privato del suo
ministero e eclissato al pubblico perché costituiva un problema
di pubbliche relazioni.
Se Sua Eccellenza avesse ritrattato la sua opinione, chiesto scusa a
tutti coloro che si sentivano offesi da essa, pagato l’ammenda
inflittagli e fatto il suo
mea culpa
al suo superiore, tutto sarebbe andato bene.
Il problema è che egli è un
uomo onesto.
Egli era convinto che non si sbagliasse nella sua opinione, e sapeva di
non aver violato alcuna disciplina o dottrina della Chiesa, così
ha continuato ad esprimere il suo parere attraverso il
suo
sito.
Egli è stato schietto nell’esporre la sua posizione in merito ad
un accordo tra la Fraternità San Pio X e il Vaticano:
ritenendo che non sia ancora giunto il
momento perché la FSSPX possa fidarsi dell’ortodossia e delle
buone intenzioni delle autorità romane.
Egli si è opposto agli sforzi fatti in questa direzione dal suo
superiore, Mons. Fellay, e ha chiesto una nuova dirigenza per la FSSPX.
Se questo merita la sua espulsione dalla Fraternità, è
cosa che è meglio lasciare all’apprezzamento dei membri della
stessa Fraternità.
Ma la
rimozione di Mons. Williamson certo toglie alla FSSPX un problema di
pubbliche relazioni e facilita qualsiasi eventuale accordo che potrebbe
stabilirsi con la Curia romana, così particolarmente sensibile
ai media.
Naturalmente, coloro che accettano compiaciuti l’espulsione di Mons.
Williamson forse non si rendono conto che l’accusa di
antisemitismo continuerà ad essere avanzata contro la Chiesa
cattolica sulla base di un qualunque pretesto,
perché è la Fede stessa che
molti Ebrei ritengono offensiva.
Chi conosce Mons. Williamson si rende conto che la sua integrità
è fuori questione, come la sua carità. Quantunque le sue
opinioni possano essere impopolari, di certo non derivano dalla
malizia, ma da un onesto convincimento.
Egli potrà essere
giudicato originale, anche imprudente, ma è cattolico fino al
midollo; e questo può costituire il vero centro del problema:
è tempo che lo si riconosca.